La Jornada - 27 marzo 2007
I 15 comandanti ed il sub Marcos perfezionano i dettagli del percorso
Inizia martedì il trasferimento dei membri dell'altra campagna al DF

David: di giorno in giorno siamo sempre più minacciati, per questo proseguiremo la lotta
ELIO HENRIQUEZ E HERMANN BELLINGHAUSEN - CORRISPONDENTE ED INVIATO

San Cristóbal de las Casas, Chis. 26 marzo - La delegazione dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) che ha iniziato qui la seconda tappa dell'altra campagna ha posticipato a martedì la sua partenza verso Città del Messico, ma non ha spiegato i motivi. Inizialmente, la delegazione composta da 15 comandanti ed il subcomandante Marcos doveva partire lunedì; ma i capi ribelli sono rimasti tutto il giorno nelle installazioni del Centro Indigeno di Formazione Integrale Fray Bartolomé de Las Casas - Università della Terra Chiapas, dove alloggiano da domenica. Si dice che hanno avuto degli incontri, ma non si sa nulla di più.

Durante la sua partecipazione alla conferenza Terra, territorio e neoliberalismo in questa città, il comandante David ha affermato che anche se comunità e popoli zapatisti "siano di giorno in giorno sempre più minacciati e perseguitati da paramilitari appoggiati dai governi statale e federale", i membri della Commissione Sesta dell'EZLN proseguiranno con l'altra campagna come si sono impegnati davanti al mondo.

Ha invitato aderenti e simpatizzanti dell'iniziativa politica zapatista a "cercare il modo per appoggiare ed a stare attenti a tutto ciò che può succedere in Chiapas, perché le minacce diventano ogni giorno più intense contro le comunità nel territorio zapatista". Ha ribadito che, a dispetto delle minacce, le comunità "continuano ad andare avanti, mentre noi, la Commissione Sesta, andiamo a proseguire i lavori dell'altra campagna" il cui obiettivo è di costruire un programma nazionale di lotta anticapitalista.

Il comandante Tacho ha ricordato che le azioni repressive scatenate dall'ex-presidente Vicente Fox e dai governatori Enrique Peña Nieto ed Ulises Ruiz interruppero (nel caso dello stato del Messico) e colpirono (nel caso di Oaxaca) il percorso che nel gennaio del 2006 aveva iniziato il delegato Zero per tutto il paese, col proposito che "non riuscisse a finirlo".

Ma - ha aggiunto - "vogliamo dirvi che sì finì il percorso, secondo il mandato dei nostri popoli e c'informò delle condizioni reali e critiche in cui vivono gli indigeni, contadini, maestri, operai, studenti, casalinghe, cittadini, lesbiche, lavoratrici sessuali, omosessuali, autisti, braccianti, dottori, infermiere, che soffrono e subiscono l'emarginazione, l'oblio, il disprezzo, l'umiliazione e lo scherno".

Nella tavola rotonda che ha segnato la ripresa dell'altra campagna, oltre ai comandi dell'EZLN ed ai rappresentanti da lontano di Vía Campesina Internazionale e del Movimento Sin Tierra, c'erano esperti ed organizzazioni aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona.

Per Peter Rosset, della Rete di Investigazione-azione sulla Terra e del Centro di Studi per il Cambiamento nel Campo Messicano (Ceccam), la situazione attuale delle campagne nel mondo "è devastante".

Ciononostante, ha sottolineato l'influenza positiva delle lotte indigene, per cui risulta preferibile parlare, più che di "terra", di "territorio", come fanno i movimenti indigeni, abbracciando "acqua, suolo, bosco, fiume, lago, costa, biodiversità, cultura, comunità, passato, futuro, Madre Terra".

Rosset ha distinto "due situazioni tipiche nel mondo di oggi". Da una parte, popoli che hanno ancora territori da difendere e sui quali pesa l'aggressiva "privatizzazione" promossa dalla Banca Mondiale (in Messico si chiama Procede, ma è identica al resto del mondo). Dall'altra parte, tutti quelli che lottano per terra e territorio e richiedono una riforma agraria. Dal Nicaragua al Mozambico, dal Brasile al Messico, "la terra è sotto attacco".

Il Chiapas - ha detto - " è un microcosmo di quello che succede nel mondo". Una combinazione di "paramilitari, 'autorità' agrarie e giuridiche, 'stato di diritto', eserciti, poliziotti, partiti politici, leggi privatizzatrici di tutto, ecoturismo e falso conservazionismo".

Durante l'atto è stato proiettato un vivo documentario con testimonianze recenti di comunità zapatiste aggredite da paramilitari priísti in Chilón ed Ocosingo. Inoltre, Tom Hansen, della statunitense México Solidarity Network, ha parlato della spoliazione come valuta chiave e "senza frontiere" del capitalismo nelle campagne e nelle città dove si dà una 'gentrificazione' inarrestabile.

Di fronte a questo panorama, Sergio Rodríguez Lazcano, direttore della rivista Rebeldía, ha analizzato quella che considera l'unica alternativa possibile: "la riappropriazione di fronte alla spoliazione". Ha riferito che nei fatti "fondamentali" della storia del Messico troviamo la terra "come" filo conduttore di ribellioni, rivolte e rivoluzioni. "La lotta per la terra è stata il segno di identità nella conformazione di questo grande soggetto sociale che è il popolo messicano".

Ha sottolineato che dopo le riforme all'articolo 27 costituzionale del 1992, la situazione del campo è peggiorata di molto rispetto a quello che prevedevano allora governanti, specialisti ed intellettuali. "Nel 1990 la partecipazione percentuale del settore agropecuario nel prodotto interno lordo era del 6,19; nel 2004 era già scesa a 5,05". Il trionfo fu "degli alberghieri, dei proprietari di grandi magazzini, delle società mercantili agricole, dei ristoratori", mentre i contadini "sono di giorno in giorno più poveri".

Ricordò che nel 1992 "il grosso delle organizzazioni contadine, quelle ufficiali ed anche quelle che pomposamente si autodefinivano 'nuovo movimento contadino', avallarono o rimasero silenziose di fronte alla tremenda aggressione".

Ha sottolineato che le importazioni di mais proveniente degli Stati Uniti si sono moltiplicate per 15 dall'entrata in vigore del Trattato di Libero Commercio dell'America del Nord nel 1994. "Uno dei motivi principali" che permisero all'EZLN di concludere "che era indispensabile sollevarsi in armi fu la riforma salinista al 27 costituzionale".

Ora, la difesa delle terre recuperate tocca "l'essenza autonoma dello zapatismo". Ed ha concluso che è "molto probabile" che stiamo per vivere nuovamente "la lotta per la terra come elemento centrale della lotta contro il capitalismo".

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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