il manifesto - 27 gennaio 2007
Messico, metti una tortilla nel motore
Nel paese è rivolta contro i prezzi alle stelle del mais, alimento base ma importato dagli Usa per farne bioetanolo per le auto. Il 31 gennaio in piazza
Maurizio Galvani

Combustible o comida? (Etanolo o cibo?). Milioni di messicani si trovano di fronte a un prezzo base del mais - il principale prodotto della tradizionale tortilla ovvero l'alimento fondamentale di questo popolo come pure di tanti altri latinoamericani - che a sorpresa si è quadruplicato. Al mercato di Chicago, il prezzo del mais è salito quattro volte quest'anno ed è arrivato al valore massimo degli ultimi dieci anni.

La ragione è che dal mais viene estratto l'etanolo (il biocarburante) ed il Messico, per la suicida politica del ex-presidente Carlos Salinas de Gortari con l'ingresso nel Trattato di libero commercio con gli Usa ed il Canada, è costretto ad importare questo prodotto dagli Stati Uniti.

È stato calcolato che il fabbisogno messicano di mais (che serve per fare le tortillas e da mangime per molti animali, quali i polli e le galline) è di 39 milioni di tonnellate all'anno.

Il Messico autonomamente ne riesce a produrre 21 milioni di tonnellate. Il rimanente lo deve importare dal suo potente vicino che lo coltiva con una monocultura intensiva e lo vende, soprattutto, per trasformarlo in etanolo. Di cui è cresciuta la domanda in questi anni come biocarburante.

Ora, in Messico, per comprare un chilo di mais occorrono 18 pesos contro i sette pesos (pari a 0,50 euro) che servivano in precedenza.

Nessun contadino, nessun operaio, nessun cittadino e nessuna massaia può farla franca e la questione sta già sollevando grandissime proteste nel paese.

È stato coniato addirittura il termine di «etanoinflazione», un rischio che colpisce indistintamente poiché il mais e le tortillas accompagnano qualsiasi cibo messicano.

Una tragedia potrebbe esplodere in altri paesi ad economia debole, quali l'Indonesia, l'Egitto, l'Algeria, la Nigeria oppure in altre nazioni del continente dell'America latina. Si potrebbe salvare dal disastro unicamente il Brasile, visto che estrae etanolo dal materiale di scarto della canna da zucchero.

In Messico - il prossimo 31 gennaio - si terrà nella capitale una grande manifestazione per protestare con il rincaro del mais. Nei giorni passati sono già state molte e diverse le iniziative trasversali nel paese.

Per il «discusso nuovo» presidente Felipe Calderon, questo è il primo grande scoglio da affrontare dopo avere permesso ed appoggiato una campagna repressiva in tutto il Messico (ad esempio, nello stato di Oxaaca). Inoltre, la sua proposta di aumentare le importazioni di altre 650 mila tonnellate, a prezzi calmeriati, sembra riduttiva se non irrealistica.

Gli Stati Uniti non hanno nessuna intenzione di cambiare la loro strategia politica su tutta l'intera questione: dovrebbero, ad esempio, accettare di ridurre i sussidi agricoli a favore dei loro farmers.

Piuttosto gli USA stanno costruendo altre fabbriche per la produzione di biocombustibile: ne risultano 195 distribuite in tutto il paese e da sole controllano il 70% della produzione mondiale di questo carburante.

«L'etanolo - secondo il parere della Casa Bianca - è la fonte alternativa al petrolio per il prossimo futuro» e, per il 2008, è stato stabilito che «la produzione di mais (per estrarre bioetanolo) dovrà salire fino a 65 milioni di tonnellate».

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