Ojarasca numero 126 - ottobre 2007 - Supplemento mensile di La Jornada
Giunte di Buon Governo Zapatiste
Il sentimento di unità e lotta collettiva

Gloria Muñoz Ramírez. La Realidad, Chiapas - Benché l'ombra della repressione si affacci tutti i giorni, i popoli indigeni zapatisti si concentrano a difendere la loro terra ed a costruire una vita nella quale prevalga il senso della collettività, la rivendicazione degli usi e costumi "che servono" ed il netto rifiuto delle pratiche "che non servono". Mentre riscattano i saperi tradizionali su salute e educazione, si prendono cura e difendono la natura e implementano, sulla base della loro storia, una pratica di governo inserita nel principio di comandare obbedendo, affrontano, tra le altre, la sfida che la donna, esclusa e maltrattata dentro le stesse comunità, "non solo butti le tortillas sul comal, ma partecipi, abbia diritti e sia rispettata".

In territorio zapatista la donna ha guadagnato spazi, secondo il ritmo e le necessità che si sono via via presentate, sia nella vita quotidiana della sua comunità sia nella struttura dell'organizzazione. Forse questo è il momento di maggiore coscienza (in uomini e donne) di questa lotta che si svolge internamente. Si fanno passi avanti graduali e veri e, soprattutto, si ha maggior chiarezza sulla strada che manca per percorrere. Su questo lavorano.

Ci sono nuove generazioni di zapatisti ed a loro si rivolge ora il discorso e la pratica. Nei "ragazzi e ragazze", dicono loro, sta il prosieguo della lotta ed il cambiamento. Nel settembre scorso, la seconda amministrazione della giunta di buon governo con sede a La Realidad, presentò la sua prima relazione di governo (la giunta precedente compiva il suo periodo di turno di tre anni). Nell'occasione si pose particolare attenzione all'educazione e la formazione dei nuovi zapatisti.

"Chiediamo a tutti i padri e le madri di famiglia che l'educazione dei nostri figli e delle nostre figlie deve incominciare in casa, facendo capire loro il sentimento rivoluzionario di cui si ha bisogno in questi tempi nuovi affinché siamo preparati nel momento in cui ce ne sarà bisogno e non rimaniamo fuori da questa grande storia che insieme stiamo costruendo, sia uomini che donne, giovani, bambini e bambine. Sono tempi di grande confusione in tutto il mondo, perché i grandi potenti del denaro sanno bene che è il tempo dei più semplici, umili e sfruttati - ovvero, i popoli indigeni. I nostri nonni e nonne maya, i primi, hanno lasciato la loro semplice parola per i popoli indigeni: prepariamoci affinché questi cambiamenti iniziati dal 1994 non ci trovino addormentati. In questi 13 anni siamo stati in un processo di coscientizzazione in noi stessi e nell'umanità", hanno affermato le autorità autonome.

Il sentimento di unità e di lotta collettiva era presente anche in questa relazione di governo, così diversa e così lontana dalle solenni e vuote cerimonie dei governi ufficiali. "Dobbiamo unirci, fare coscienza, capire che sono tempi nuovi, il nostro tempo, e che è richiesta la responsabilità di ognuno, di ognuna, uomo, donna, ragazzo, ragazza, bambino, bambina, infine, tutti quelli che hanno a che vedere con l'umanità". 

Il caracol di La Realidad si è riempito di commissioni di tutti i villaggi della zona. In camion sono arrivati decine di bambini accompagnati dai loro promotori di educazione. Per la prima volta erano senza i loro genitori, come se si trattasse di una gita. "Speriamo" - dicevano i rappresentanti autonomi - "che questo aiuti ed incoraggi gli altri promotori che non lavorano nel loro villaggio, a sforzarsi di concordare positivamente con il loro villaggio l'insegnamento dei bambini, che ne hanno tanto bisogno".

Nell'educazione autonoma si contano molte delle speranze di questi villaggi. È in casa e nelle scuole dove si rafforza l'essere indigeno, l'orgoglio della propria lingua e l'amore ed il rispetto per la terra. ED è in questi spazi dove, fin dall'infanzia, si è stato coinvolti nei compiti dell'autonomia, perché questa generazione non conosce un'altra forma di vita.  

Nella zona selva di confine, con sede nel caracol Madre de los caracoles del mar de nuestros sueños, si elabora l'educazione autonoma nei quattro municipi che lo compongono. Nei 152 villaggi sono organizzati 104 promotori e promotrici di educazione che assistono 1.802 bambini e bambine. Ma non è con i numeri che si misurano i progressi, l'irreversibilità del cambiamento e le sfide che si affrontano.

La sfida è quotidiana. Come fermare la fuga di giovani zapatisti negli Stati Uniti o Cancun per cercare lavoro? Come ottenere l'interiorizzazione dell'uguaglianza di genere nelle comunità, a partire dalle donne stesse? Come far prendere totalmente coscienza alle comunità della necessità di occuparsi dell'educazione autonoma? Le domande sono tante e le risposte si cercano nel percorso e collettivamente.

Quando si parla di educazione in queste comunità, non si parla solo di promotori e scuole, ma di un processo che comprende tutto il tessuto comunitario. C'è lavoro municipale e di zona che richiede lo sforzo di tutti i villaggi. Un esempio chiaro di questo è il rinnovamento del Centro di Formazione dei Promotori. I lavori per completare le camere da letto, le aule e la mensa, sono iniziati il 24 gennaio scorso: "Ci siamo messi d'accordo con le comunità per organizzarci su come aiutarci".

Il municipio General Emiliano Zapata ha fornito 64 lavoratori e 6 cuoche; Libertad de los Pueblos Mayas, 81 lavoratori e 6 cuoche; San Pedro de Michoacán, 64 lavoratori e 12 cuoche; e Tierra y Libertad 100 lavoratori e 9 cuoche. La quotidianità dell'autonomia è un circolo interminabile.  

Nuovi compiti si vanno sommando insieme a nuovi problemi e carichi di lavoro. "Essere zapatista non è facile, c'è un mucchio di lavoro da fare, ma lo vale", dice Manuel, in mezzo al ballo che celebra il quarto anno del governo autonomo.

Altre aree di lavoro che esemplificano lo sforzo di organizzazione che implica la costruzione dell'autonomia sono la salute, i conflitti agrari, le cooperative, i progetti agroecologici, il trasporto e la comunicazione, tra molti altri compiti.  

La prima relazione della seconda giunta di buon governo Hacia la Esperanza, è stata di forma e contenuto. Ha mostrato una pratica nella quale il governo rende conto ed il popolo ascolta ed ha il diritto di domandare fino a che le cose gli siano ben chiare.

Qui, inoltre, c'è l'ingrediente particolare che è il Comitato Clandestino Rivoluzionario Indigeno (formato da comandanti donne e uomini della zona), che agisce anche come vigilante e, in questo ruolo, ascolta e lancia domande alle autorità autonome, osserva i suoi passi e controlla che non si devi dal cammino. A quattro anni dalla creazione delle giunte di buon governo, ognuno va prendendo il suo posto in una struttura che contempla il governo civile e la struttura politico-militare, insieme ma non contrapposte.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

logo

Indice delle Notizie dal Messico


home