La Jornada – Mercoledì 24 ottobre 2007
Las Abejas e ONG preparano la commemorazione per il decimo anniversario del crimine
Vogliono la "revisione" del caso Acteal per ratificare l'impunità
A questo massacro si sommano numerosi fatti di violenza contro i movimenti sociali
HERMANN BELLINGHAUSEN

A due mesi dal decimo anniversario del massacro di Acteal, in Chiapas, l'effemeride già morde. Al pari della commemorazione già annunciata da parte di Las Abejas, organizzazione alla quale appartenevano le vittime di quel fatto, così come decine di organismi civili nazionali ed internazionali ed organizzazioni politiche, i gruppi interessati a ratificare l'impunità di quel crimine lanciano una campagna di "revisione storica" con implicazioni giuridiche e di propaganda che preannuncia una stagione calda. La memoria si risveglia, incentivata curiosamente da coloro per i quali rivivere la storia potrebbe portarli finalmente ai tribunali internazionali.

Si sommano inoltre numerosi fatti di violenza contro i movimenti sociali che hanno insanguinato la recente decade nel paese. Il 27 ottobre sarà un anno dall'assassinio del giornalista statunitense Bradley Will per le strade di Oaxaca. La rete di Indymedia nel mondo ne approfitterà per insistere nella sua richiesta di giustizia per quel crimine, tanto impune quanto Acteal ed altri che coinvolgono direttamente settori governativi.

Chiedono chiarimenti sulla morte di Brad Will

In un documento per il quale Indymedia ha iniziato una campagna di raccolta di firme, si afferma: "Rendiamo pubblica la nostra indignazione rispetto a questa situazione, e manteniamo ferma la nostra esigenza di compimento e rispetto dei diritti umani", e che si arrivi alla verità sui fatti che causarono la morte del giornalista, "così come al processo dei responsabili".

È molto lunga la lista dei casi impuniti nell'agenda della giustizia in Messico, aggiunge il testo: "Lista che continua a crescere. Ma vogliamo far sapere che per noi non esistono tempo, distanze né frontiere per continuare a chiedere giustizia per Brad e per tutte le vittime di Oaxaca. Non ci arrendiamo, non taciamo, e non li dimentichiamo. Basta impunità in Messico".

Raccolta di firme contro l’impunità

Da parte sua, la Commissione Civile Internazionale di Osservazione per i Diritti Umani (CCIODH) raccoglie le firme affinché Acteal non rimanga impune. A giudizio di questo gruppo, la validità dei diritti umani nel paese dipende dal superamento di una serie di potenti ostacoli, tra i quali sottolinea "una profonda decomposizione politica e preoccupante destrutturazione sociale. Le sfere istituzionali non riescono, per mancanza di volontà, ad assicurare la validità dello stato di diritto. Sono i settori più svantaggiati della società, specialmente le comunità indigene, quelli che subiscono le conseguenze di una situazione generalizzata di violenza ed impunità".

Si richiama l'attenzione sulla "strategia giuridica e politica il cui obiettivo è ottenere il controllo e la disarticolazione della popolazione civile in zone dove si sviluppano processi di organizzazione cittadina o movimenti di carattere sociale fuori dai partiti. Sono stati documentati numerosi casi di negazione dei diritti di riunione, manifestazione e libertà di espressione, per mezzo dell'uso abusivo e indiscriminato della forza poliziesca e militare. A volte, hanno fatto parte di questa strategia gruppi di civili armati o paramilitari responsabili di sparizioni forzate, lesioni e morti ancora impuniti".

La CCIODH denuncia la "patenta assenza di volontà dei rappresentanti governativi nel momento di trovare soluzioni dialogate dei conflitti". Frequentemente "sono state le stesse istituzioni quelle che hanno incoraggiato, attivamente o per omissione, gli scontri tra persone o comunità come modo per legittimare l'azione repressiva delle forze di sicurezza".

Un ingrediente è stato l'inadempimento istituzionale degli impegni. "Il caso più emblematico è costituito dagli accordi di San Andrés firmati nel 1996 tra il governo messicano e l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), ritardati poi nel loro adempimento fino al loro definitivo disprezzo attraverso la riforma costituzionale del 2001".

Fino ad oggi si dà un "rifiuto cosciente" dell'autonomia indigena per "legittimare le strategie di assimilazione ed acculturamento". Altre tare sono "la sopravvivenza di un machismo che si trasla nell'azione di alcune forze di sicurezza e militari complici, quando non responsabili diretti, di gravi violazioni dei diritti delle donne. Eventi come quelli di Atenco, dove sono stati documentati gravi aggressioni sessuali, lo testimoniano".

Inoltre, si aggiunge "la mancanza di indipendenza del Potere Giudiziale". Frequentemente "giudici e tribunali si piegano alle esigenze governative" imprigionando leader e membri di organizzazioni e movimenti sociali. In Messico, conclude la CCIODH, "esistono prigionieri politici".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

logo

Indice delle Notizie dal Messico


home