La Jornada – Mercoledì 24 ottobre 2007
Aguilar Camín vuole ribaltare la verità su Acteal: Las Abejas
“Politici, giornalisti e scrittori si fanno complici dell’impunità”
ELIO HENRÍQUEZ

San Cristóbal de Las Casas, Chiapas, 23 ottobre - Mentre mancano due mesi al decimo anniversario dell'assassinio di 45 indigeni ad Acteal, l'organizzazione civile Las Abejas ha dichiarato che politici, giornalisti e scrittori che "si rendono complici dell'impunità" vogliono "occultare, manipolare e tergiversare" la verità dei fatti.

Ricordando le vittime con una messa questo lunedì - come succede il giorno 22 di ogni mese - il gruppo ha diffuso un comunicato dedicato in gran parte allo scrittore Héctor Aguilar Camín che, dicono, "tenta di ribaltare il conflitto politico in Chiapas che portò al massacro".

Aggiunge che ciò che si vuole "è cercare di deviare la verità e far credere che lo Stato non ebbe niente a che vedere in quel massacro, ma noi gli diciamo che quanto accaduto ad Acteal fu il risultato di un conflitto politico progettato dall'alto nei governi (federale) di (Ernesto) Zedillo e (statale di Julio César) Ruiz Ferro".

L'organizzazione, alla quale appartenevano le 21 donne, 15 bambini e nove uomini assassinati, aggiunge: "È evidente che lui (Aguilar Camín) vuole rimaneggiare l'informazione, e invece di dire paramilitari usa il termine gruppi di autodifesa, ma noi gli diciamo che prima del massacro quella gente che lui chiama gruppi di autodifesa passavano nelle comunità su auto ed armati ed erano accompagnati dalle camionette della Polizia di Pubblica Sicurezza dello Stato".

Davanti a circa 300 indigeni accorsi ad Acteal per partecipare alla cerimonia, l'organizzazione ha sottolineato: "A questo signore rispondiamo che il suo articolo pubblicato dalla rivista Nexos, numero 358, di questo mese di ottobre, è un ritorno alla tesi secondo cui il massacro di Acteal fu conseguenza di un problema intercomunitario, che poi tentarono di strumentalizzare come conflitto religioso".

Aguilar Camín "potrà scrivere i seguenti due articoli, ma non sono altro che la stessa cosa, solo ribaltata", dichiarano Las Abejas, mentre assicurano che "nessuno potrà fermare la nostra campagna contro l'impunità, perché la nostra lotta non è solo per Acteal, ma per tutti i massacri e le repressioni contro i nostri popoli del Messico. Non riposeremo fino a che non vedremo applicata la giustizia, per chiunque, e senza discriminazioni".

Ricorda che un giorno prima del crimine, "nella comunità Quextic Centro - vicina ad Acteal - i paramilitari si erano riuniti per programmare il massacro di Acteal ed uno dei dirigenti paramilitari disse: 'non temete, ce la faremo, abbiamo l'appoggio della polizia, quindi non preoccupatevi'. E da chi dipende la polizia, dal gruppo di autodifesa, o dallo Stato? Per allargare ulteriormente il panorama, questo testimone andò alla Subprocura di Giustizia Indigena a San Cristóbal del Las Casas a denunciare quello che si stava organizzando contro gli uomini e le donne di Acteal, proprio il giorno stesso de massacro, ed in quell'istituzione gli dissero: 'ritorna un altro giorno, siamo in ferie"'.

Aggiunge: "dopo che i paramilitari massacrarono i nostri compagni, quella stessa notte i signori Jorge Enrique Hernández, segretario esecutivo del Consiglio Statale di Pubblica Sicurezza dello stato; David Gómez, sottoprocuratore di Giustizia Indigena ed il sottosegretario generale di Governo, Uriel Jarquín, arrivarono a prelevare i cadaveri il più rapidamente possibile prima che arrivasse la stampa, secondo le dichiarazioni rese alla Procura Generale della Repubblica da Antonio del Carmen López Nuricumbo, comandante della zona Chenalhó di Pubblica Sicurezza. Se il massacro è avvenuto per una questione intercomunitaria o religiosa, perché questi funzionari avevano così paura che la stampa vedesse questo fatto?".

Insistendo sul fatto che i governi successivi al massacro, compresi quelli del "cambiamento", non hanno fatto giustizia, l'organizzazione Las Abejas sostiene che "il tempo e lo spazio ci hanno dato occasione affinché la nostra memoria e cuore lottino contro l'impunità del massacro di Acteal. Continuiamo ad alzare la nostra voce fino a che sia ascoltata e che i responsabili siano al fine puniti secondo la legge".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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