La Jornada – Venerdì 23 febbraio 2007
A rischio 31 famiglie di San Pedro Michoacán
Minacciano di cacciare gli zapatisti dalle loro terre

I poderi erano stati recuperati dai ribelli nel 1994
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

San Cristóbal de las Casas, Chis., 22 febbraio - La giunta di buon governo (JBG) Hacia la esperanza, con sede nel caracol di La Realidad, ha denunciato che l'Unione degli Ejidi della Selva (UES) vuole cacciare 31 famiglie basi di appoggio zapatiste dalle terre recuperate dai ribelli nel 1994, nell'attuale municipio autonomo San Pedro de Michoacán. Già in precedenza, queste famiglie erano state spogliate dalle proprie case e proprietà dagli abitanti dell'ejido Nuevo Momón, al quale appartenevano da prima dell'insurrezione.

La relazione dei fatti, firmata da Abel López Gordillo, a nome della JBG del caracol Madre de los caracoles del mar de nuestros sueños, racconta che "lo scorso 24 dicembre, 31 famiglie basi di appoggio dell'EZLN decidevano di ritornare nei terreni recuperati dal 1994 nella proprietà El Momón, che era nelle mani dell'ex governatore Absalón Castellanos Domínguez; da allora è rimasta nelle mani degli zapatisti.

La maggioranza di queste 31 famiglie vivevano a Nuevo Momón, ma nel 1995, col tradimento di Zedillo, dovettero abbandonare i loro beni, comprese le loro terre. Dopo 11 anni hanno voluto tornare, ma gli stessi abitanti della comunità non hanno permesso che i nostri compagni zapatisti tornassero nel loro luogo di origine e gli hanno tolto tutto ciò che apparteneva loro, dai loro diritti alla terra fino alla loro umile casa".

Queste famiglie vivevano in diversi villaggi, "prendendo in affitto" la terra per potere resistere, "ma è arrivato il momento di ricollocare i nostri compagni in appezzamenti recuperati, perché è per questo che stiamo lottando, affinché le terre passino nelle mani di chi le lavora", prosegue il comunicato della giunta.

"Ultimamente, sono costantemente minacciati da un gruppo di persone dell'UES che li vogliono cacciare col pretesto che stanno invadendo ejidi e distruggendo il bosco. Queste accuse sono false, perché non c'è nessun podere ejidale, sono terre recuperate dall'insurrezione armata del 1994, e per poter costruire le loro umili case hanno bisogno di legname, unicamente per costruirle e non per farci affari".

Di fronte ad un ulteriore episodio dell'attuale attacco di organizzazioni filogovernative e del governo contro le comunità autonome, con l'intenzione di spogliarli delle terre recuperate più di un decennio fa, la JBG dichiara che "la terra non si vende, si lavora e si difende". Dopo molti anni di soprusi ed esilio, queste famiglie si sono rivolte alla JBG "per esporre le loro necessità di ricollocamento, per poter lavorare e vivere degnamente".

In risposta alle minacce e provocazioni ricevute da questi tojolabales, le autorità autonome della regione Selva Frontera denunciano: "le tre comunità che dicono essere padrone di quelle terre - Nuevo Momón, Cruz del Rosario ed El Eden - appartenenti all'UES, non sono e non saranno padrone di queste terre, poiché non si tratta di terreni ejidali, come loro dichiarano, ma sono terreni recuperati dal 1994. A questo gruppo di persone non si sta togliendo niente. Loro hanno le loro terre nei propri ejidos dove vivono".

Gli zapatisti dichiarano: "di qualunque aggressione e sopruso che subiranno i nostri compagni riteniamo responsabili i leader dell'UES, Arturo Jiménez e Belizario Jiménez Cruz (della comunità Cruz del Rosario) e Miguel Cruz Hernández e Flavio Hernández (di Nuevo Momón)".

Nello stesso tempo, indicano Francisco Escobar, delegato della Procura Agraria; Mariano Toledo, delegato di governo della zona Altos; il governatore del Chiapas, Juan Sabines Guerrero, ed il signor Felipe Calderón Hinojosa. "Sanno molto bene che queste terre non appartengono a nessun ejido. Avvertiamo solo l'UES che se non intervengono sul loro piccolo gruppo di persone che senza ragione né motivo stanno provocando, allora le autorità dei municipi autonomi e la JBG agirà conformemente agli accordi dei popoli zapatisti".

La UES, una delle organizzazioni in altri tempi indipendenti della regione ed oggi privilegiatamente filogovernativa, il cui caffè viene venduto nella catena commerciale chiamata Café de la Selva in diverse parti del paese, sembra sommarsi alla nuova ondata contrainsurgente in Chiapas. Gli zapatisti rivolgono un appello urgente alla società civile nazionale ed internazionale ad "essere attenta" alla situazione.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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