La Jornada – Giovedì 22 marzo 2007
Accusano l’Unione Regionale Campesina Indigena
Denunciano lo sgombero di famiglie in terre zapatiste
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

La Garrucha, Chis., 21 marzo - Le famiglie zapatiste della comunità Emiliano Zapata, nel municipio autonomo Ricardo Flores Magón, sono profughe dal 3 marzo scorso a causa delle aggressioni dell'Unione Regionale Campesina Indigena (URCI) che opera apertamente come gruppo paramilitare. I suoi membri possiedono armi di grosso calibro, indossano uniformi verdi di tipo militare, piazzano posti di blocco ed hanno un apparato di radiocomunicazioni.

Secondo la giunta di buon governo (JBG) Hacia el futuro, quelli dell'URCI sono paramilitari "che si muovono più 'legalmente'" di quelli di altre organizzazioni filogovernative, e durante le loro azioni violente "usano passamontagna". Formano il gruppo persone di Tumbalá e Jo'oxil, così come dell'ejido Egito (a Salto de Agua), e sono guidati da Julio César Pérez e Francisco López Méndez.

Già a luglio del 2006, l'URCI aveva sgomberato nove famiglie zapatiste di Emiliano Zapata, distruggendo o rubando tutti i loro beni. Il 20 febbraio scorso, queste avevano deciso di ritornare nelle loro terre, ma l'unione le ha circondate e sono nuovamente fuggite così precipitosamente che "hanno lasciato perfino i loro zaini. Non sopportavano più le minacce con le armi".

La JBG riferisce che i paramilitari sono riusciti a coltivare due ettari di mais nei terreni che hanno invaso, ed anche ora continuano a "curarli" uomini armati, sebbene neanche loro vivano nella comunità che è abbandonata.

La JBG assicura: "ci difenderemo". Insiste anche che ha tentato "un accordo pacifico", ma l'URCI non "vuole dialogare". La situazione è "grave", aggiungono le autorità autonome nei loro uffici del caracol Resistencia hacia un nuevo amanecer.

I rappresentanti del municipio autonomo San Manuel riferiscono che nel loro territorio la principale minaccia proviene dall'Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), i cui membri aggrediscono le basi di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) in comunità e nuovi villaggi stabiliti sulle terre recuperate. Nel caso di Nuevo Zapata, nella valle di Las Tazas, gli aggressori provengono dall'ejido Delicias Casco.

"Quelli di Opddic tengono sotto pressione i compagni in molti punti nella regione di questo caracol", denunciano. Benché l'Esercito federale "dissimuli" la sua relazione con gli indigeni dell'organizzazione priista, è evidente chiaro che questi si sentono più forti nelle vicinanze delle basi di operazioni dell'Esercito installate lungo San Manuel e Ricardo Flores Magón.

Un altro problema scottante e tuttavia cronico in queste valli della selva Lacandona è il taglio clandestino di alberi e la vendita del legname non si sa dove e a vantaggio di chi. "Fa male vedere che il governo non fa niente al riguardo", sottolinea la JBG. Le imprese (non specifica quali), portano via grandi quantità di alberi "senza lasciare benefici alle comunità". Inoltre, distruggono la natura "senza nessuno scrupolo".

L'autorità autonoma identifica tre luoghi della regione dove il saccheggio è particolarmente "pesante": Tierra Negra, Pamalá e Carmen Pataté, nei municipi zapatisti Francisco Gómez e San Manuel. Accusa di questo i priisti di Opddic e l'ARIC ufficiale che non hanno mai mostrato nessun documento che autorizzi il traffico di legname. In ogni caso, loro prelevano le risorse delle foreste, compresi legnami pregiati come il mogano, in ovvia complicità con poliziotti, ispettori, trafficanti e funzionari.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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