La Jornada – 22 febbraio 2007
Chiedono a Juan Sabines di garantire la sicurezza dei sopravvissuti agli attacchi dei paramilitari
Amnesty International critica il comportamento del governo nella comunità indigena
Las Abejas denuncia violenti operativi militari con il pretesto della lotta antinarco
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

San Cristóbal de las Casas, Chis., 21 febbraio - Il governo statale di Juan Sabines Guerrero è stato duramente criticato da Amnesty International (AI) in relazione all'attacco paramilitare contro la comunità Viejo Velasco Suárez avvenuta lo scorso novembre; l'attuale procedimento penale contro l'indigeno chol Diego Arcos Meneses; la sparizione non risolta di Pedro Núñez Pérez, Mariano Pérez Guzmán, Miguel Moreno Montejo e Juan Peñate Montejo, e la punizione degli aggressori - priisti della comunità lacandona -, in un'azione che ha causato quattro morti.

Inoltre, l'organizzazione civile Las Abejas, di Chenalhó, ha dato oggi un giudizio alla politica della giustizia e diritti umani del governo chiapaneco. "Nella sua campagna elettorale, il governatore aveva detto 'fatti, non parole'. Molto bene, gli rilanciamo la palla. Questi sono i fatti che fino ad oggi vediamo nel nostro stato". Ed enumera:

"Crescita del gruppo paramilitare Oppdic che si definisce sabinista. Operativi militari che, col pretesto di lottare contro il narcotraffico, sono scagliati con eccessiva violenza contro i più poveri, che sono i nostri fratelli centroamericani immigranti (non è che il passo successivo, con lo stesso pretesto, sarà scagliarsi contro i nostri fratelli zapatisti?)".

In una commemorazione del massacro di Acteal, Las Abejas aggiunge: "il caso recente in cui il governo e la procura dello stato hanno dovuto chiedere perdono ai sopravvissuti ed ai familiari di un caso di violazione dei diritti umani, avvenuto nel 1995, noto come il caso Jaltenango". L'organizzazione indigena segnala che, "in primo luogo, la procura si era rifiutata, ma poi il governo ha detto che sarebbe stato meglio farlo; bisogna vedere la sua volontà di arrivare fino in fondo alla questione che ci interessa doppiamente, perché il procuratore dell'entità, implicato in quel caso, è lo stesso che fungeva come tale quando accadde il massacro di Acteal".

Con questi fatti, l'organizzazione si chiede: "possiamo credere nell'impegno del suo governo per rispettare i diritti umani?".

Dalla sua sede a Londra, Amnesty International chiede al governo del Chiapas di garantire la sicurezza di Diego Arcos Meneses e dei sopravvissuti della comunità Viejo Velasco Suárez.

Inoltre, sollecita le autorità "a garantire che il processo di Diego Arcos Meneses soddisfi le norme internazionali sul giusto processo, ed esprime preoccupazione perché i procedimenti del caso eseguiti fino ad ora fanno dubitare dell'imparzialità ed indipendenza del tribunale, e mettono in dubbio che gli avvocati abbiano l'opportunità di preparare una difesa effettiva".

Amnesty International sollecita un'indagine sulla "presunta mancanza di imparzialità dell'istruttoria realizzata dalla procura regionale", a carico di Mariano Herrán Salvatti, che, "tra altre cose, non ha debitamente registrato le dichiarazioni né ha fornito adeguati interpreti alle vittime, ai testimoni ed agli accusati indigeni".

L'organismo internazionale chiede inoltre, "senza esitazione, un'indagine indipendente ed imparziale sulla detenzione arbitraria (ed i maltrattamenti) di Diego Arcos Meneses e sul fermo di Pedro Núñez Pérez, Mariano Pérez Guzmán, Miguel Bruno Montejo e Juan Peñate Montejo", oltre ad "una revisione esaustiva, immediata ed imparziale del violento confronto del 13 novembre a Viejo Velasco Suárez, in particolare sulle relazioni riguardo alla partecipazione di agenti delle forze di sicurezza" dello stato.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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