La Jornada – Mercoledì 21 febbraio 2007
È una menzogna che le autorità federali abbiano fermato la guerra: zapatisti
In Chiapas i paramilitari e l’occupazione dell’Esercito sono intatti
Le strategie dei gruppi armati sono diventate più sottili, ma sono sempre uguali ed aggressive
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

San Cristobal de Las Casas, Chis. 20 febbraio - La rinascita con nuove forme di gruppi civili armati presumibilmente paramilitari ed il mantenimento intatto dell'occupazione militare confermano che, contrariamente a quello che possono pensare certi settori dormienti dell'opinione pubblica, i successivi governi federali non hanno fermato la guerra in Chiapas.

Lo schema dell'Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (OPDDIC) che sembra estendersi nella selva e nella zona Nord comprende una legittimazione governativa delle sue azioni di propaganda e come agenzia di consulenza commerciale, che lega decine di comunità a Chilón, Ocosingo, Altamirano ed altri municipi ufficiali.

Il suo carattere paramilitare è denunciato ora dai municipi autonomi, dalle giunte di buon governo (JBG) e dal comando generale dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN). Dal lustro recente, un pugno di centri di ricerche indipendenti e di diritti umani hanno documentato le conseguenze sociali, agrarie e giudiziarie dell'evidente auge dell'OPDDIC, i cui vincoli con le forze armate sono diventati invisibili. Non così la sua nuova belligeranza.

Come segnalano specialisti come Carlos Montemayor, Gilberto López y Rivas, Carlos Fazio e Jorge Luis Sierra, ancora negli anni di Fox di apparente (mai reale) ripiegamento militare, le strategie di bassa intensità e contrainsurgencia si sono strette e rinnovate. La guerra iniziata nel 1994 con l'insurrezione zapatista prosegue, perché né si sono risolte le cause che hanno dato origine all'insurrezione, né si sono ritirate le truppe federali.

Nel frattempo, l'alternativa zapatista, i governi autonomi e la partecipazione delle comunità ribelli nelle JBG si sono consolidati in più di 40 municipi in resistenza. Ma questi e migliaia di ettari di territorio agricolo in pieno uso "non esistono" ufficialmente. Molte fattorie di allevamento erano state abbandonate dai loro proprietari nel 1994. Il governo ha risarcito economicamente gli allevatori, ma si è guardato bene da usare la forma legale di "indennizzo", quindi questa parola non appare nelle pratiche della Procura Agraria.

Questo fa sì che si tengano in vigore carichi pendenti per esproprio ed invasione contro le famiglie indigene che occuparono queste proprietà nel 1995 e che continuano in resistenza. E che i mandati di cattura possano essere emessi in qualsiasi momento. La strategia di coercizione giudiziaria si somma alle minacce dirette contro le comunità ed i nuovi centri abitati dei municipi zapatisti come Olga Isabel, Primero de Enero o 17 de Noviembre. Lì opera la cosiddetta "guerra integrale di usura" che descrivono i manuali militari nazionali e statunitensi.

È "integrale" perché usa elementi militari, politici, economici, propagandistici, sociali e culturali, e vuole colpire tutti gli aspetti della vita. Leggendo un riassunto in materia elaborato da diversi centri di diritti umani del Chiapas nel 2004, la "guerra" si considera di usura "perché il suo obiettivo è stancare la popolazione civile affinché abbandoni la lotta".

Vediamo un esempio di come l'OPDDIC mette in moto queste politiche nei luoghi in cui si stabilisce. L'organizzazione priista ha fornito assistenza agli ejidatari di San Sebastián Bachajón che chiedono il suo appoggio e "intervento umano" per sgomberare le famiglie zapatiste del municipio Olga Isabel nei seguenti termini: "C'è un gruppo, noi lo chiamiamo delinquenti, banditi, ladruncoli, che hanno creato un'infinità di problemi, utilizzando (e) proteggendosi dentro l'appartenenza o l'anonimato di un'organizzazione fantasma che ufficialmente non esiste. Questi non rispettano leggi né autorità; a causa di ciò, attualmente sono posizionati in maniera illegale a Crucero San Antonio Las Palomas. Perché diciamo illegale, semplicemente perché non appaiono nelle scritture pubbliche, sono come invasori".

Nel procedimento (diffuso dal Centro di Analisi e Ricerche Sociali ed Economiche), l'OPDDIC indica: "Chiediamo un buon coordinamento ed accordo tra gli ejidos per non fare posto né permettere l'ingresso in nessuno degli ejidi". Così si criminalizzano e "spariscono" le comunità ribelli, e si abbona il loro eventuale sgombero attraverso due strade: "l'applicazione della legge" contro gli "invasori" (che da 10 anni vivono su terre che prima erano private, compresi i latifondi) e lo sgombero violento "coordinato" dai paramilitari legalizzati.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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