20 giugno 2007
OAXACA: UN ANNO DOPO
Luis Hernández Navarro

Il 14 giugno compie un anno il tentato sgombero del presidio degli insegnanti a Oaxaca. L'azione di polizia ordinata dal governatore Ulises Ruiz ribaltò la lotta degli aderenti alla sezione 22 del sindacato degli insegnanti. A partire da quel momento, una mobilitazione a carattere corporativo per l'equiparazione dei salari di tutta la zona dello Stato e delle circoscrizioni (rezonificación salarial) si trasformò in una lotta politica di ampi settori della società oaxaqueña per la destituzione del governatore statale.

La protesta di Oaxaca è stata una delle espressioni più radicali e profonde di malcontento sociale che si siano vissute in Messico negli ultimi anni. Tra il 14 giugno e il 29 novembre del 2006 nello stato si è vissuta una grave crisi del modello di comando, da cui sono state nate forme di auto-organizzazione popolare inedite e si sono viste proteste innovative.

Solo in giugno, nella capitale, vi furono quattro mega-marce di massa. In uno stato con poco più di tre milioni di abitanti, il 2 giugno -secondo gli organizzatori- occuparono le strade 150 mila persone. Il giorno 7 lo fecero in 250 mila, reclamando, per la prima volta, le dimissioni di Ulises Ruiz. Il giorno 16 a manifestare furono in 500 mila. Il 28 dello stesso mese protestarono 800 mila persone.

La carica del 14 giugno contro gli insegnanti venne respinta. I poliziotti dovettero ripiegare e lasciare la piazza ad una moltitudine infiammata. Tuttavia, le forze dell'ordine distrussero Radio Plantón, che aveva funzionato come voce del movimento. In risposta, gruppi di studenti universitari occuparono Radio Universidad cominciando a trasmettere dalle sue installazioni.

Il primo agosto una commissione di donne alla ricerca di uno spazio per diffondere la realtà del movimento attraverso il canale della televisione pubblica dello stato prese il controllo della stazione emittente. Trasmisero per 22 giorni un palinsesto alternativo. Tuttavia, le trasmissioni vennero sospese quando un gruppo di "pistoleros" al servizio del governatore distrusse a colpi di arma da fuoco le antenne e la consolle per le trasmissioni.

La società di Oaxaca rispose occupando le 14 installazioni radio della capitale per diffondere la propria verità. La radio si trasformò in strumento di collegamento tra i quartieri organizzati e di chiamata alla mobilitazione della popolazione.

Il 20 giugno 2006 venne fondata l'Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca (APPO). Il nascente raggruppamento riprese e sviluppò le forme organizzative presenti nelle comunità dello stato: le assemblee come luoghi di incontro, comunicazione, informazione, analisi, riflessione e presa di decisioni; i consigli (di anziani, "caracterizados" o "principales") [sono quei membri delle comunità che per esperienza e per le capacità dimostrate in qualche lavoro comunitario hanno uno statuto speciale e possono venire consultati in caso la situazione lo richieda, n.d.t.] come fonte di autorità e orientamento politico; e le commissioni come meccanismo aggregativo per svolgere attività specifiche.

Per cinque mesi la popolazione insubordinata rese impossibile il funzionamento del governo locale. Bloccò il Parlamento e il palazzo di governo, i segretariati delle Finanze, dell'Economia e del Potere Giudiziario. La APPO si fece carico del mantenimento dell'ordine della città. In diversi municipi gli abitanti occuparono i palazzi comunali.

Di fronte alla repressione di poliziotti in borghese, di paramilitari e di "pistoleros" nei confronti dei cittadini in lotta, e alle carovane della morte, formate da convogli motorizzati dai quali venivano utilizzate armi da fuoco contro i civili, i quartieri risposero alzando barricate nella notte. L'obiettivo iniziale era quello di garantire la sicurezza degli abitanti, ma con il passare dei giorni esse si convertirono in luoghi di incontro, educazione e discussione politica.

Questa primavera dell'auto-organizzazione popolare in piena estate si spiega, in parte, come il prodotto della concomitanza di diversi fattori: l'enorme malcontento seguito ai brogli elettorali che portarono Ulises Ruiz alla carica di governatore; la spaccatura nel blocco dominante e i contenziosi tra il mandatario statale entrante e quello uscente; l'intolleranza del governo locale verso i sindaci eletti con usi e costumi non affini al PRI; la distruzione del patrimonio storico della città di Oaxaca per realizzare opere pubbliche inutili che avrebbero giustificato la deviazione dei fondi pubblici verso la candidatura alla presidenza di Roberto Madrazo; l'atteggiamento di chiusura del governo verso le richieste sociali; l'emergere dei quartieri organizzati della capitale e delle zone conurbane con gravi problemi di urbanizzazione, e una cultura aggregativa di origine indigena; la cancellazione di spazi democratici e l'intensificazione della repressione.

Alla fine di ottobre e nel mese di novembre, in prossimità del cambio di poteri nel paese, venne avviata un'operazione violenta per smantellare l'insubordinazione popolare. Il 26 ottobre Enrique Rueda Pacheco, segretario generale della sezione 22 del sindacato magistrale, annunciò il ritorno a scuola degli insegnanti in sciopero. Il 27, in un attacco scatenato dai "pistoleros" contro le barricate, venne assassinato, tra altri, il videomaker Brad Will.

Il 27 ottobre la Polizia Federale Preventiva (PFP) venne trasferita nella città di Oaxaca. Il 2 novembre la popolazione respinse il tentativo della polizia di rimuovere la barricate che proteggevano l'università. Tuttavia, il 25 dello stesso mese la repressione si accanì sui cittadini in lotta, mentre venivano dati alle fiamme edifici pubblici in cui si trovavano documenti compromettenti per Ulises Ruiz. Felipe Calderón prese il possesso della presidenza della Repubblica mentre il movimento si stava difendendo dalla violenza scatenatagli contro: morti, desaparecidos, arresti, pestaggi e più di 500 mandati di cattura.

Tuttavia, nonostante la politica di terrore e la persecuzione dei dirigenti, il movimento ha mantenuto una vitalità sorprendente. Lo scorso primo maggio migliaia di cittadini sono tornati a occupare le strade e, dal 15 dello stesso mese, gli insegnanti hanno ricominciato a effettuare scioperi. La repressione a Oaxaca è stata conosciuta e documentata in tutto il mondo dei diritti umani. È diventata un elemento di discredito per il governo di Felipe Calderón. E la APPO continua a vivere ed agire.

(traduzione a cura di radio silvanetti)

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