La Jornada - 20 marzo 2007
Sono complici nella campagna i governi federale e statale ed i municipi priísti
Si riaprono le ostilità paramilitari contro i popoli autonomi zapatisti
HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

Ocosingo, Chis, 19 marzo - L'ostilità di gruppi politici legati ai governi federale e statale e di diversi municipi ufficiali contro i popoli autonomi zapatisti si è riattivata alla vigilia della ripresa del percorso per il paese dell'altra campagna. Nel 2006, "l'attivismo" paramilitare aspettò che il delegato Zero lasciasse il territorio chiapaneco. Ora accade prima dell'annunciata partenza dei comandanti zapatisti.

Nella regione che compete al caracol Resistencia hacia un nuevo amanecer, La Garrucha, le aggressioni paramilitari per strappare agli zapatisti le terre recuperate nel 1994 si sono scatenate non appena il delegato Zero lasciò Chiapas il 14 gennaio. Così, il 17 gennaio 2006, membri dell'Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic) entrarono nei terreni della comunità Nuevo Rosario, vicino ad Ocosingo, dove prima c'era il rancho di allevamento El Jaibolito, oggi municipio autonomo Francisco Gómez.

Quei contadini, di filiazione priísta, spianarono 400 metri di campo, proprietà del villaggio che ha un'area di cinque ettari. Diedero fuoco ad un recinto, si portarono via 28 rotoli di filo spinato, distrussero il forno collettivo ed imbrattarono la chiesetta scrivendo: "Se Marcos ce li ha a posto, che venga". Obbligarono il contadino Alonso Rodríguez a firmare che smetteva di essere zapatista e lo picchiarono.

Legarono José Rodríguez e lo obbligarono a caricarsi due rotoli del filo spinato rubato fino a Nueva Jerusalén. Quando sua moglie cercò di difenderlo fu picchiata dagli aggressori. Il 18 gennaio José Rodríguez fu lasciato libero con la minaccia: "qua la pace non c'è più, dobbiamo buttarli fuori a forza". In giugno, quelli di Opddic ritornarono, tagliarono i reticolati e introdussero il loro bestiame sui campi coltivati fino a distruggerli del tutto.

Il 20 febbraio 2007 introdussero nuovamente bestiame sulle terre coltivate zapatiste e le distrussero completamente. Inoltre, spezzarono 300 piante di caffè e con tre motoseghe abbatterono dei pini. Circa 140 persone si portarono via il legname. Secondo quanto segnalarono i difensori dei diritti umani di San Cristóbal de Las Casas, questo 22 febbraio i priísti ritornarono "per terminare di distruggere la terra". Quando arrivarono gli zapatisti, se n'erano già andati via.

Le basi d'appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) di Nuevo Rosario indicarono gli attaccanti come provenienti dal villaggio Jaibolito e da Jerusalén, ejido Cuxuljá. Alcuni erano membri dell'Opddic ed altri dell'Organizzazione Regionale dei Caffecultori Autonomi di Ocosingo (Orcao). Poco dopo arrivò a Nuevo Rosario José Pérez Gómez, dirigente di Orcao e consigliere comunale di Ocosingo, che assicurò gli autonomi che le azioni dei suoi membri erano "riprovevoli" e che li avrebbero espulsi. Però sembra proprio che fino ad oggi questo non sia successo.

Un'altra aggressione, ancor più grave, si scatenò il 14 luglio 2006, quando circa 60 uomini armati, appartenente all'Unione Regionale Contadina Indigena (Urci, una delle scissioni del gruppo paramilitare Paz y Justicia) attaccarono la comunità Emiliano Zapata, del municipio autonomo Ricardo Flores Magón. Secondo la versione degli zapatisti, quel giorno varie famiglie zapatiste fuggirono a causa di persone che sparavano in aria. Gli indigeni lasciarono 16 ettari di milpa, numerosi animali, mais e fagioli immagazzinati, vestiti, ecc. Gli aggressori rimasero nel villaggio, distrussero tavole e lamine e dopo vendettero gli animali. Installarono posti di blocco armati e non permisero a nessuno di passare.

Nel febbraio 2007, gli zapatisti recuperarono le loro terre. In una casa si sistemarono 45 persone e cominciarono a lavorare alcuni appezzamenti. Il 26 febbraio, membri di Urci arrivarono sparando in aria con armi calibro 38 e 22. Il primo marzo invasero i campi.

Da allora, i membri di Urci che si sono impossessati delle terre recuperate in Emiliano Zapata portano armi, si tengono in contatto radio fra di loro, praticano "revisioni" ai passanti e sono vestiti con un'uniforme di color verde, "come quelle dell'Esercito federale, ma senza insegne".

Secondo gli abitanti, il gruppo di civili armati è diretto da Julio César Pérez, originario del municipio ufficiale di Tumbalá, e dal delegato regionale di Urci, Francisco López Méndez, dell'Ejido Egipto, del municipio ufficiale Salto de Agua. Hanno riconosciuto pure delle persone di La Palma Tulijá.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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