La Jornada - 19 febbraio 2007
La madre di Agustín Aguayo, nato a Jalisco, chiede assistenza legale
Chiedono aiuto al governo del Messico per il soldato accusato negli Stati Uniti di diserzione
EMIR OLIVARES ALONSO

Susana Aguayo, madre del soldato messicano-statunitense Agustín Aguayo, chiede al governo del Messico protezione consolare e consulenza giuridica per suo figlio, accusato di "diserzione" dall'Esercito degli Stati Uniti dopo il suo rifiuto di combattere in Iraq, per cui potrebbe essere condannato a sette anni di prigione. Il medico militare è nato 35 anni fa a Guadalajara, Jalisco, e "non ha mai rinunciato ad essere messicano".

Oggi, la donna, che è arrivata ieri da Los Angeles, California, si presenterà negli uffici della cancelleria per consegnare una lettera al titolare delle Relazioni Estere, Patricia Espinosa, per chiedere un'azione consolare e per chiedere inoltre che l'ambasciatore del nostro paese in Germania, Jorge Castro, "gli conceda un avvocato per offrirgli assistenza legale".

Agustín ha ottenuto la nazionalità statunitense vari anni fa e nel 2003 ha deciso di entrare nell'esercito di quel paese "con l'idea di superarsi" - racconta sua madre in un'intervista a questo giornale - perché Aguayo desiderava concludere i suoi studi come medico militare, grado che ha ottenuto nelle forze armate. "Voleva ringraziare la nazione che ci ha aperto le sue porte, per quello che ci aveva dato, per questo motivo si è arruolato nell'esercito" - afferma.

Un anno dopo, nel febbraio 2004, è stato inviato in Iraq. Sua madre commenta che la sua idea era di fare il paramedico nelle forze castrensi di quel paese, ma una volta in zona di conflitto "è stato obbligato" a far parte del fronte di battaglia.

La signora Aguayo dichiara che il 2004 "è stato l'anno peggiore della mia vita", sapendo che suo figlio si trovava in Iraq, che prendeva parte all'invasione statunitense a quella nazione. Racconta che il medico militare non desiderava che lei sapesse che l'avevano inviato in quel paese; ma la moglie di questi, Helga, di nazionalità guatemalteca, dovette confessarglielo.

Dichiara che Aguayo non le ha raccontato nei dettagli quello che ha vissuto in quel paese asiatico: "non oso fargli delle domande, perché so che lo ferirebbe; solo lui sa quello che ha vissuto ed ha visto lì".

Un anno più tardi, il soldato è ritornato alla base militare Ramnstein che il Pentagono ha in Germania, dove è stato in compagnia di sua moglie e delle due figlie (Rebeca e Raquel, gemelle di 11 anni). "Sempre addestrando e lavorando" - aggiunge sua madre.

Il primo settembre 2006, i comandi superiori hanno informato il soldato messicano-statunitense che sarebbe stato inviato di nuovo in Iraq, nonostante la sua petizione come "obiettore di coscienza", per cui Aguayo si è rifiutato ed è dovuto scappare dalla Germania verso la Spagna, dove ha ottenuto - secondo le parole di sua madre - un passaporto messicano nel consolato del nostro paese per poi ritornare a Guadalajara, Jalisco, sua città originaria, visto che da quando aveva tre anni vive a Los Angeles, con i suoi genitori ed i fratelli.

La signora Aguayo racconta che suo figlio ha deciso di consegnarsi volontariamente alle forze castrensi di quel paese 24 giorni dopo nella base militare di Fort Irwin, in California, "perché non voleva che l'accusassero di diserzione; lui voleva consegnarsi e che tutto si facesse con giustizia e che il suo caso come 'obiettore di coscienza' andasse avanti, che lo riconoscessero"; ma invece l'esercito statunitense l'ha considerato un "disertore".

Da allora è detenuto nella base militare degli Stati Uniti in Germania, sotto processo militare, anche se i regolamenti dell'esercito statunitense stabiliscono che un soldato può assentarsi fino a per 30 giorni e che solo dopo quel limite il suo nome è iscritto come disertore.

Le forze armate di quel paese considerano mio figlio come "un criminale di guerra perché si rifiuta di ammazzare le persone" - ha affermato Susana Aguayo, che racconta che il soldato "non ha mai portato la sua arma", anche se partecipava a pattugliamenti e guardie.

Tre anni fa, il medico ha presentato domanda ai tribunali militari e civili per essere riconosciuto come "obiettore di coscienza", visto che ha dichiarato in diverse occasioni che la guerra in Iraq è "immorale, ingiustificata e crudele".

La petizione gli è stata negata in tre occasioni, l'ultima volta venerdì scorso, quando un giudice federale ha dichiarato che "non esistevano elementi sufficienti" per dimostrare che Aguayo avesse la convinzione necessaria contro quella guerra.

Dopo questa decisione, corre il rischio di essere giudicato come "disertore" da una corte marziale, che emetterà la sua sentenza il prossimo 6 o 7 marzo e potrebbe condannarlo fino ad a sette anni di prigione.

Perciò sua madre è partita per il Messico alla ricerca di un aiuto da parte delle autorità federali e confida di ottenerlo.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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