La Jornada – Domenica 18 marzo 2007
Difenderemo la terra” - risponde Tenojib al Tribunale Agrario
Opddic aumenta la lunga lista di soprusi contro i vicini zapatisti

HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Ejido Morelia, Chis., 17 marzo - I conflitti generati dopo la creazione ufficiale dell'ejido Mukúlum Bachajón, in particolare quando i suoi dirigenti sono entrati nell'Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), mantengono in costante agitazione il municipio autonomo Olga Isabel, il cui capoluogo confina con il citato ejido. La problematica colpisce più acutamente circa 250 famiglie zapatiste, secondo le autorità autonome.

Le comunità di Olga Isabel occupano circa 3 mila ettari di terre recuperate, ma in molte la pressione di Opddic per prendersele è grande, e conta sull'aperto appoggio degli uffici e dei tribunali agrari. L'organizzazione priista insiste davanti a suoi soci che il municipio autonomo non "è in realtà zapatista". Il dirigente Juan López Demeza, originario di Batibultic, Bachajón, sostiene che la regione di Chilón "non appartiene alla zona di conflitto" e per questo gli zapatisti non devono essere riconosciuti. Bene, se non è "zona di conflitto", allora è inspiegabile la militarizzazione e le basi castrensi che praticamente assediano la regione.

"Nella comunità di Yaxté quelli di Opddic hanno distrutto la porta della piccola scuola e rubato il materiale didattico. Stanno facendo tutto il possibile per provocare la reazione dei nostri compagni". Il consiglio autonomo di Olga Isabel ha il conteggio esatto delle provocazioni e soprusi subiti negli ultimi mesi. L'aggressività dei suoi vicini che sono entrati nelle file di Opddic è cominciata nel 2006, quando il 22 gennaio hanno tagliato la fornitura di elettricità al municipio zapatista; questo ha causato la perdita di vaccini e medicinali che erano conservati in un frigorifero.

"Poi hanno distrutto una parte di milpa e tre bidoni di miele, di 19 litri ognuno, che erano la raccolta di un compagno". Il clima ostile ha colpito anche membri di Yomblej, organizzazione perredista che attualmente governa il municipio ufficiale di Chilón. "Hanno espulso la sua gente dall'ejido San Sebastián Bachajón". Ma, sottolinea il consiglio di Olga Isabel, "anche loro minacciano quelli che sanno nella resistenza".

Aggiunge che "solo questo mercoledì 14, è arrivato nella comunità di Tenojib un plico con la sentenza del Tribunale Agrario per lo sgombero degli zapatisti". Nonostante, dichiara: "Siamo per la resistenza. Continueremo ad essere ribelli. Non consegneremo la terra, la difenderemo".

In altre parti, come succede nella regione autonoma di San José en Rebeldía, la pretesa di sgomberare gli zapatisti ubbidisce ad interessi turistici. Visitatori governativi hanno detto alla comunità di San Miguel Agua Azul che lì è programmata la costruzione di quattro hotel, e propongono agli indigeni di lavorare per i turisti, "a condizione che abbandonino l'Esercito Zapatista". Altrimenti, li cacceranno dal loro villaggio.

Dopo aver deliberato e scambiato informazioni nel caracol Torbellino de nuestras palabras, le autorità municipali autonome hanno concluso congiuntamente: "Dal 2006 Opddic nasce come una vera minaccia", con il sostegno delle istanze governative. "Per questo vengono avvocati da Città del Messico, per farci pressione e paura". I priisti hanno detto: "Questo finirà perché ci sarà un'altra guerra". Una in cui combatteranno loro stessi contro altri indigeni.

Collettivo del pane

Si sentono le risate delle donne che aspettano che si scaldi il forno già in fiamme. Sotto la rozza cupola di fango, il forno arde in un angolo del caracol. La forma di impasto di farina attende sul tavolo di legno il momento della cottura. È un lavoro che alle contadine piace fare insieme, un collettivo di pure tojolabales. Ora bisogna fare il pane per i compagni delle commissioni, della giunta e della guardia.

Loro, una decina, si bagnano le mani mentre continuano a parlare. Infilano le loro dita nell'impasto e formano uno ad uno i futuri pani.

Li passano nella teglia. Ben formati, fino a che l'occupano tutta. Poi vengono fatti scivolare sul fuoco. La brace è calda, non serve altra legna. Inizia un altro intervallo mentre i pani cuociono. Seguono le loro voci, risate, esclamazioni acute e melodiose. Come un mormorio di uccelli di montagna. Musica col sapore della terra.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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