La Jornada – Sabato 15 settembre 2007
Si inaspriscono le azioni ufficiali per sgomberare i “non lacandoni” dai Montes Azules
Maggiore instabilità nei villaggi autonomi zapatisti a causa dei conflitti provocati

Hermann Bellinghausen - Inviato

San Cristóbal de las Casas, Chis., 14 settembre - La proliferazione di conflitti "focalizzati" ed in apparenza isolati, ma di caratteristiche identiche, destabilizza in maniera crescente la quotidianità dei villaggi autonomi zapatisti nella selva Lacandona ed in altre regioni, in particolare nei territori corrispondenti alle giunte di buon governo di Morelia e La Garrucha, dove si trova il maggiore numero di terre recuperate dall'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) dopo la sua insurrezione nel 1994. Inoltre, le azioni governative per sgomberare le comunità "non lacandone" dai Montes Azulessi sono acutizzate.

Le basi di appoggio zapatiste della comunità Rafael Moreno, nel municipio autonomo Francisco Gómez, denunciano aggressioni costanti e crescenti di membri dell'Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini (Opddic), gruppo priista la cui funzione politica esplicita è scontrarsi, aggredire e cercare di sgomberare le basi zapatiste, appoggiato dalle autorità federali agrarie e impunito per le sue azioni violente.

È il caso recente della comunità Bolom Ajaw, nel municipio autonoma Olga Isabel, le cui famiglie sono state aggredite da membri dell'Opddic nelle vicinanze di Agua Azul, ed immediatamente il governo dello stato ha diffuso a Palenque una versione distorta dei fatti, amplificata dai media locali e corredata da foto di insorti zapatisti scattate nel 1994, come se fossero foto dei fatti di Agua Azul, per così accusare gli zapatisti di essere loro i "violenti".

La belligeranza dell'Opddic aumenta nonostante che il suo leader, Pedro Chulín Jiménez, si trovi nel carcere El Amate (anche se le sue accuse non sono ancora state rese pubbliche).

Un recente rapporto sulla situazione di Rafael Moreno e di altre comunità zapatiste dice: "Gli attacchi contro le basi di appoggio zapatiste si sono trasformate in parte della quotidianità. Furti di pannocchie, banane, zucche, materiali della scuola autonoma, attrezzi di lavoro comunitario, avvengono tutti i giorni".

Membri dell'Opddic della stessa comunità, e provenienti da altre, dal 27 luglio minacciano di "arrivare con 25 auto piene di persone" per sgomberarli dalle loro case e terre. Questo, dopo aver chiesto di "legalizzare" le terre recuperate. Mariano Jiménez Morales, membro dell'Opddic, ha avvertito che in caso contrario, i loro diritti non saranno presi in considerazione ed ha parlato dell'esistenza di "potenziali compratori". Poi ha minacciato di chiamare la pubblica sicurezza "per portarli in carcere in caso di reazione da parte delle autorità zapatiste".

Le minacce ed aggressioni si sono acutizzate a marzo di quest'anno, quando persone estranee alla comunità, appartenenti all'Opddic, invasero con bestiame la milpa comunitaria zapatista causando molti danni. Li accompagnava il dirigente locale dell'Opddic, Manuel Cortes Pérez. Il 24 marzo, lo stesso Cortes Pérez incaricò Rigoberto Sánchez Pérez, Antonio García e Vicente Hernández Ruiz di distruggere la casa di un contadino zapatista, di nome Jerónimo.

A maggio, gli zapatisti affittano un pascolo a persone di un rancho vicino, appartenenti all'Aric Indipendente. I leader dell'Opddic hanno obbligato gli affittuari a rompere il contratto con gli autonomi di Rafael Moreno minacciandoli di rappresaglie nel caso lo avessero rinnovato.

Alla fine di maggio si incendia la casa di Mariano Jiménez Morales, e la sua famiglia annuncia che il fatto era accidentale, ma giorni dopo l'Opddic, organizzazione alla quale appartiene Jiménez Morales, accusa gli zapatisti dell'incendio e minaccia di "chiamare la pubblica sicurezza perché li arresti". Secondo la versione iniziale della padrona di casa, gli zapatisti l'avevano invece aiutata a spegnere il fuoco. Giorni dopo, obbligata dall'organizzazione priista, la donna ha accusato proprio gli zapatisti.

L'Opddic instaura un regime di terrore tra le famiglie che l'appoggiano per giustificare le aggressioni contro gli autonomi. Le accuse false, la fabbricazione di "incidenti", la distruzione di coltivazioni e perfino di case, sono azioni nel quadro delle pressioni governative contro le terre recuperate più di un decennio fa dalle basi dell'EZLN.

I principali aggressori priisti della comunità Rafael Moreno sono: Eusebio Hernández Pérez, Manuel Cortes, Vicente Hernández Ruiz, Chabelo Sánchez Pérez, Rigoberto Sánchez Pérez, Mariano Jiménez Morales, Antonio García, Vicente Hernández Ruiz e Manuel Cortes Pérez.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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