La Jornada – Mercoledì 14 marzo 2007
È urgente, perché con la Quaresima arriverà la siccità annuale della selva
Le basi zapatiste chiedono il ritiro dell’Esercito federale a El Momón
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato / Parte II

Nuevo Poblado 24 de Diciembre, Chis., 13 marzo - Le basi di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) che finalmente hanno preso le terre dove sono nati più di 100 anni fa, hanno chiesto oggi l'uscita da qui dell'Esercito federale. E assolutamente urgente. La base militare installata a pochi chilometri da questo luogo, impedisce loro l'accesso all'unica sorgente. Si avvicina la Quaresima, cioè la siccità annuale della selva. I ruscelli che attraversano i campi si stanno asciugando.

"Dal pozzo che abbiamo costruito non tiriamo sù ormai più niente", dice un uomo che afferma di essere nato proprio qui 66 anni fa ("me ne sono andato già grande, mi ricordo bene"). Insiste: "Non vogliamo che ci stiano i soldati. Non appartiene loro. L'Esercito federale sta dove nasce l'acqua, dietro la sua base".

Dice che El Momón è una delle principali posizioni militari della zona, oltre a Vicente Guerrero e El Edén. È anche la più nascosta, perché si trova molto all'interno dell'ex-podere del generale Absalón Castellanos Domínguez dopo l'offensiva zedillista del febbraio 1995. Tuttavia, mantiene una postazione permanente ai bordi della strada, con soldati in abiti civili, che prendono nota di tutti i veicoli. Oggi, per esempio, i soldati erano cinque.

"È il nostro luogo di origine. Siamo nati su questo terreno. Ci ha cacciati Absalón. Siamo andati all'ejido Nuevo Momón e ci hanno cacciato anche da lì. Lì le nostre terre sono state cedute. Sono entrati nelle nostre case e se le sono spartite. Ma ormai siamo stanchi. La pazienza finisce", dice l'uomo. "I miei nonni vivevano in questa proprietà del dottor Belisario Domínguez quando regnava Porfirio Díaz. I signori Matías ed Absalón Castellanos, successivi proprietari di El Momón, non ci hanno mai restituito la terra. Abbiamo dovuto sollevarci in armi per farli andare via".

"Siamo decisi a non muoverci"

Non lontano da qui si svolge il grande romanzo messicano Balún Canán, di Rosario Castellanos, un'altra discendente di don Belisario, maderista assassinato dalla dittatura di Victoriano Huerta. Nell'infanzia che ritrae l'autrice vivono gli antenati di questi indios oggi liberi ed in lotta. Una giovane zapatista avverte con sicurezza: "Siamo decisi a non muoverci. Abbiamo già promotori di educazione e salute, siamo autorità uomini e donne. Ormai staremo qua".

Ora sono minacciati da membri dell'Unione degli Ejidos della Selva (UES), che li accusa di "disboscare", "ammazzare vacche" e di essere "invasori". Accusano delle aggressioni il leader Arturo Jiménez e Belizario Jimenez Cruz (della comunità Cruz del Rosario) e Miguel Cruz Hernández e Flavio Hernández (di Nuevo Momón).

"Godono del sostegno di Francisco Escobar, delegato della Procura Agraria, Mariano Toledo, delegato di Governo, e del governatore Juan Sabines Guerrero".

Poco tempo fa, sconosciuti hanno rubato e sventrato due mucche di proprietà del signor Luis Moreno, vicino di Cruz del Rosario. Secondo gli zapatisti, quelli dell'UES "per danneggiarci moralmente hanno inventato la bugia che noi abbiamo sventrato con i machete gli animali". Lo stesso Moreno ha negato che siano stati gli zapatisti. "Anche a lui l'UES vuole togliergli la fattoria", dichiarano.

L'unione è un'organizzazione di produttori che ha derubato e vessa le basi di appoggio dell'EZLN in queste terre recuperate, oscilla tra i partiti Rivoluzionario Istituzionale e della Rivoluzione Democratica, come è oggi lo stile chiapaneco, sempre con "sapore di PRI", come ha detto Carlos Monsiváis.

Prima che la brigata internazionale di osservazione ed i reporter lascino il nuovo villaggio 24 de Diciembre, un anziano commenta: "Dicono che quello che vuole prendersi il rancho è José Juárez" (consulente "storico" dell'UES che diventò salinista ed industriale del caffè quando l'organizzazione smise di essere indipendente). "Che è per questo che i fratelli dell'UES si fanno passare per padroni".

Le basi di appoggio dell'EZLN insistono che resisteranno. "Ormai abbiamo fatto il giro completo. Siamo arrivati dove siamo nati", conclude un padre di famiglia, con a fianco due bambini grandi, i suoi figli.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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