La Jornada – Domenica 13 maggio 2007
Il documento calderonista, "confuso e aberrazione giuridica": Maderas del Pueblo
Ad Ocosingo respingono il decreto che espropria i terreni nella Lacandona
Nel testo ufficiale del decreto non viene indicata l’ubicazione della superficie in questione
HERMANN BELLINGHAUSEN

Il nuovo decreto del governo calderonista col quale si espropria "per motivi di utilità pubblica" una superficie di 14 mila 96 ettari di terreno ad uso comune "in terreni della comunità Zona Lacandona", ad Ocosingo, Chiapas, "per destinarli alla costituzione di una nuova area di protezione delle risorse naturali, tendente alla protezione, preservazione, restaurazione ed utilizzo sostenibile delle stesse", ha suscitato preoccupazione e rifiuto.

Secondo il decreto presidenziale pubblicato dalla Gazzetta Ufficiale l'8 maggio, la comunità lacandona "ha espresso il suo assenso al presente esproprio a beneficio della Segreteria dell'Ambiente e Risorse Naturali (Semarnat)". L'Istituto di Amministrazione e Valutazione dei Beni Nazionali ha stabilito un valore unitario di 4 mila 126 pesos l'ettaro; quindi la somma da versare per i terreni espropriati è di 58 milioni 164 mila pesos. Il pagamento sarà eseguito dalla Segreteria della Riforma Agraria (SRA).

Maderas del Pueblo, organismo che ha osservato le trasformazioni della contesa selva chiapaneca, ritiene che il decreto sia "confuso", e rappresenti "un assurdo tecnico e politico, e forse un'aberrazione giuridica", dato che da nessuna parte nel testo ufficiale si indica l'ubicazione esatta della superficie espropriata.

L'esproprio va a beneficio economico della comunità lacandona, padrona legale di più di 500 mila ettari di selva dal 1971, attraverso un decreto che concesse un'estensione di territorio mai richiesto dalla comunità. Da allora questo "latifondo" è stato causa di problemi e pressioni contro qualsiasi altra comunità indigena fuori del gruppo favorito.

Senza precisare dove si trova la superficie espropriata, il nuovo decreto segnala che questa rappresenta "una delle aree a maggiore pressione sulle risorse naturali", e sostiene che la "zona lacandona" è un sistema idrologico che abbraccia il 53% del bacino del fiume Usumacinta, che insieme a quello del Grijalva è il più esteso del Messico, con una portata media annua di 85 miliardi di metri cubi. Questo rappresenta il 30% delle risorse idriche di superficie del paese e genera il 56% dell'energia idroelettrica nazionale.

Il decreto calderonista non precisa quali terreni pagherà col nuovo e ricco assegno per la docile comunità lacandona, ma Maderas del Pueblo presume, "da sicura fonte" che si tratta della zona nota come La Estrella, vicino ad Amador Hernández e Pichucalco. Parte importante è la zona di montagne ed i 14 mila ettari "sono irrigati in 14 aree (non una sola)", una parte dentro i Montes Azules ed un'altra parte fuori, nelle vallate.

Secondo alcune versioni governative l'esproprio è stato concordato con la Aric Indipendente che ha seguaci nell'area, e con i lacandoni. Secondo queste versioni, con la comunità lacandona si è concordato che, di 15 zone risultanti dalla quarta esecuzione (1988-1989) ne resterà alla fine una sola, e le altre 14 saranno regolarizzate a favore dei villaggi che le possiedono.

Per Maderas del Pueblo, "il decreto non sarebbe per creare una nuova area naturale protetta (giuridicamente e tecnicamente non è chiaro, a causa della dispersione delle 14 piccole aree), ma solo per assegnazione d'uso e destinazione (terreni nazionali sotto tutela di Semarnat, a scopo di conservazione)".

Sulla dichiarazione della SRA circa i villaggi non regolarizzabili di Aric-I, Maderas del Pueblo nega che esista un giudizio della Semarnat al riguardo. Sembra che l'esproprio sia stato una "manovra ed espediente dell'ente per mettere a confronto la comunità lacandona con la Commissione Nazionale delle Aree Naturali Protette".

La versione ufficiale è che gli indigeni "hanno deciso, in seno alle loro assemblee, che il governo si faccia carico delle loro terre, anche se si ricollocano in un altro posto". Juan Rafael Elvira, segretario dell'Ambiente, ha dichiarato che la "decisione" dei lacandoni garantirà "protezione, preservazione, restaurazione ed utilizzo sostenibile delle ricchezze di cui gode la regione".

Il funzionario ha dichiarato che gli indigeni della zona potranno continuare ad iscriversi a programmi governativi come Proárbol, per mezzo del quale l'Esecutivo concede aiuti economici ai contadini che conservino e ripristino porzioni di foresta. Elvira ha specificato che, in coordinamento con la SRA, il governo del Chiapas e la Commissione Nazionale per lo Sviluppo dei Popoli Indigeni "si lavorerà al ricollocamento delle comunità che vivono nella zona espropriata".

In un comunicato, i consulenti del Consiglio di Medici e Levatrici Indigene Tradizionali del Chiapas (Compitch) sostengono che "il governo usurpatore ha decretato l'esproprio di più di 16 mila ettari di maggese", in ejidi adiacenti, esterni alla porzione ovest dei Montes Azules, nella regione Candelaria-Amador Hernández.

"Questa follia, che materialmente non ha senso ambientale né connessione biologica, oltre a non avere i requisiti di consultazione e giudizio previ, è una provocazione calcolata all'interno di un piano più grande. Qui sta la spiegazione dello straordinario numero di interventi della SRA durante il 2005 e 2006 in Chiapas. Sicuramente sono pronti altri decreti simili". Si confermerebbe così "che l’intreccio agrario tessuto da funzionari della SRA alleati al cacicco Pedro Chulín (dirigente della priista e paramilitare Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini, Opddic) è parte di un piano molto più ampio".

Compitch sottolinea "il tradimento della comunità lacandona, o del suo consiglio, dietro compenso di denaro - indennità - per legalizzare un esproprio di terre che da decenni non considerava più sue per averle allora regolarizzate l'autorità agraria, tenuto conto che i lacandoni non le hanno mai calpestate, e nemmeno richieste".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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