Delegati della Commissione Sexta nella Riunione con gli Aderenti dell’ejido Las Mercedes - La Laguna
13 aprile 2007

Parole della Comandante Eucaria
(primo intervento)

Buon giorno, ricevete un grande saluto da parte di tutte le compagne ed i compagni basi di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale. Sono molto contenta di essere qui con voi, io che sono una donna indigena e non so parlare in castilla. La mia lingua è Tzeltal e sono qui per condividere con voi...

Prima del '94 non eravamo rispettate come donne, eravamo le più disprezzate, umiliate e maltrattate, le più disprezzate. Ma in quel tempo non sapevamo chi era il nostro nemico. Grazie ai compagni che lottarono, che diedero la loro vita per svegliarci, ora stiamo lottando qui, uomini e donne, bambini e bambine, anziani ed anziane, per difendere la nostra dignità come indigeni.

Come donne abbiamo imparato a camminare e a lottare per tutti quei maltrattamenti. Ma ora sappiamo molto bene quali sono i nostri diritti: noi come donne abbiamo diritto di partecipare, abbiamo diritto di governare nei nostri municipi autonomi ed anche nei nostri villaggi. Abbiamo sia il diritto che il dovere di partecipare ai lavori collettivi a beneficio dei nostri villaggi e dei municipi autonomi. Come donne zapatiste stiamo lottando per dimostrare che siamo capaci di decidere qualunque lavoro.

Compagni e compagne, è ormai chiaro che non ci rimane più altra strada che lottare e resistere contro il mal governo.

Per questo sono qui con voi per invitarvi a che lottiamo insieme uniti, come contadini ed operai e studenti, maestri e tutti i lavoratori della campagna e della città, con tutti quelli che hanno voglia di lottare per un Messico migliore, proseguiremo nella nostra lotta.

Coraggio compagni.

È tutta la mia parola.


Parole della Comandante Miriam
(secondo intervento)

Quello che hanno detto le compagne, cioè che è uscito dai gruppi, dai tavoli di lavoro... Quello di cui c'è più necessità è di organizzazione, di fare più riunioni, di parlare con le donne e di incontri con le donne, o fare canzoni per coscientizzare le compagne, perché io credo che quello che manca è la conversazione, far coscienza con le compagne, perché le compagne le convinciamo così, facendo un lavoro con chi non è cosciente, su ciò che si farà, dove si arriverà con la sua lotta.

Per questo a volte qualcuno entra solo per poco, ci prova solo e poi abbandona il lavoro. Si deve rendere cosciente della lotta attraverso riunioni in cui si parla, incontri per informare perché le compagne non si lasciano convincere dagli inganni del governo.

Oggi ho detto che il governo cerca in molti modi di ficcarci un'altra idea, ci infila i suoi programmi, ma noi sappiamo che sono pure menzogne, perché dureranno solo qualche anno e non usciamo della nostra situazione. Noi che stiamo davvero lottando, dobbiamo fare con coscienza e con valore il nostro lavoro, affinché possiamo uscirne fuori.

Se un lavoro non funziona, cerchiamo un altro modo di fare il lavoro e continuiamo a cercare di fare iniziative di lavoro differenti, basta che sia un lavoro degno, perché non ci mettiamo nei progetti del governo... siamo noi stessi che dobbiamo costruire il nostro lavoro, per continuare così ad appoggiare la nostra resistenza... è duro, è difficile, lo so che è difficile, perché anche a noi succede pure così.

Perché oltre al lavoro nel campo (noi lavoriamo nel campo), al lavoro in cucina, curare i bambini, occuparci del marito, è difficile. E noi dobbiamo limitare le ore del lavoro in casa e dopo un po' fare i lavori collettivi.

Ma dobbiamo andare d'accordo con i compagni... perché se le compagne arrivano a fare un lavoro ed il lavoro non è ancora finito, se il compagno arriva arrabbiato, le compagne si scoraggiano... Dobbiamo appoggiarci mutuamente, uomini e donne per costruire un lavoro e così andare avanti.

Queste sono tutte le mie parole compagni.

Bisogna andare avanti altrimenti ci faranno sparire. Il governo cerca in tutti i modi di finirci, il governo non vuole che ci organizziamo.


Parole del Comandante Zebedeo
(terzo intervento)

Sappiamo che nel nostro paese c'è una figura nera, dalle ombre nere, e sappiamo che questa figura nera è il sistema capitalista, gli sfruttatori, quelli che comprano la coscienza, quelli che comprano la terra, quelli che comprano l'acqua, quelli che estinguono la cultura, quelli che vogliono distruggere tutto e quelli che hanno trasformato in merce gli uomini e le donne, tutta la ricchezza che ci dà il nostro pianeta Terra, ormai sappiamo chi sono quelli, alcuni hanno fatto i loro nomi ed ora, davanti a questo masso che ci sta rotolando addosso, che fare? C'è questa domanda, che cosa faremo?

E la risposta di questa Seconda Tappa dell'Altra Campagna è che faremo un Programma Nazionale di Lotta e che insieme lotteremo per strade diverse, ma con lo stesso obiettivo, visto che abbiamo lo stesso nemico. Sappiamo che Bush è il nostro nemico, il nostro nemico comune, sappiamo che Felipe Calderón è un negoziante che svende la ricchezza e la sovranità nazionale, sappiamo che i partiti politici fanno, come dicono loro, una riforma strutturale e che stanno cambiando le leggi e queste leggi le stanno cambiando per fregarci, per umiliarci, perchè noi non abbiamo più diritto di parola, ci vogliono murare, vogliono seppellirci vivi con le loro leggi. E noi lavoratori, che non abbiamo assolutamente soldi, abbiamo solo la nostra forza lavoro,è di questa forza lavoro che dobbiamo approfittare: noi facciamo produrre la campagna, noi alimentiamo i ricchi, ma quello che ci manca è organizzarci, sta tutto nelle nostre mani, crediamo che le iniziative, le proposte e le forze, il materiale umano, siano qui.

Da quello che vedo, da quando abbiamo cominciato questa riunione, mi viene una domanda, dove sono i nostri giovani. La maggioranza di noi che siamo qua credo che ci chiamiamo ormai anziani, o siamo ancora giovani? Beh, la maggioranza di noi è anziana. E l'educazione naturale come intendiamo noi, l'educazione che impartiamo ai nostri figli incomincia nelle nostre case. Se noi gli insegniamo a rischiare la nostra vita, a lottare per loro stessi e per gli altri, questi figli impareranno. Se noi siamo i primi a fare uso di droga, come hanno detto oggi, i figli saranno i peggiori drogati. Se ai figli insegniamo cose che non servono al bene dalla nostra società messicana, diventeranno distruttori di professione.

Oggi la scuola pubblica, la SEP, la Segreteria di Educazione, non è progettata per migliorare la vita delle comunità indigene, degli ejidi né dei municipi. L'educazione è fatta in modo che i giovani si dimentichino del collettivismo e che pensino sempre all'individualismo. Questo è esattamente il piano che hanno i neoliberali, dentro l'istruzione non c'è un piano per far qualcosa con le foreste, con l'acqua, come dobbiamo proteggere la nostra cultura, come dobbiamo arricchirla e non distruggerla: tutto ciò non esiste. Adesso l'educazione moderna è relazionata al piano neoliberale, io me ne sono reso conto quando ho visitato gli studenti dell'UNAM e dell'ENAH, perché lì sono molto carenti in quanto a cameratismo, non c'è unità tra loro, non si amano, non si rispettano. Si pensa che i nostri giovani siano il futuro del nostro Messico: se noi anziani che siamo seduti qui non insegniamo loro a lottare, domani moriremo e chi resterà domani?

Serve un'altra educazione, che non necessariamente si impara a scuola: i nostri figli impareranno qui, dove siamo seduti, per strada, dove facciamo riunioni, dove facciamo festa. Dove noi indigeni suoniamo la nostra musica tradizionale, sappiamo che è molto importante... là noi facciamo incontri con i giovani e parliamo ai giovani, diciamo loro che nella vita dell'uomo (vediamo se non me ne dimentico qualcuna...) ci sono tre tappe: prima la colomba, secondo il cane, che quando è grande e zitellone, perché ti metti con chi vuoi e poi con altri ancora, ma lì è il pericolo. E la terza, è l'asino. Che succede quando un uomo o una donna si sposano e devono lavorare per i figli? Ne ho dimenticata una: la scimmia.

Quindi noi condividiamo con i nostri figli questi discorsi e per farlo abbiamo anche una scuola autonoma e lì abbiamo cambiato completamente il metodo di insegnamento. Noi, siamo cinque Caracoles e con distinti metodi, ma uno stesso obiettivo. Abbiamo solo tre livelli, il primo, il secondo ed il terzo. Già nel successivo, il quarto, comincia ad essere utile al suo villaggio: sa leggere, sa scrivere, sa proporre, sa già parlare in pubblico. Se facciamo un confronto tra un alunno uscito dalla nostra scuola secondaria con uno studente della secondaria della scuola ufficiale, c'è molta differenza. Gli studenti usciti dalla scuola ufficiale, scusate il termine ma noi la vediamo così, sono molto timidi. E se gli domandiamo di cantare l'inno nazionale non lo sanno cantare, mentre se diciamo al tuo bambino che è andato alla scuola autonoma, che non ha avuto un maestro di professione: 'ora cantami l'inno nazionale, cantami l'inno zapatista, parlami delle 13 domande della lotta zapatista', le sa e le dice a getto, in poesia.

E noi vediamo questa differenza e questo significa l'insegnamento eterno, perché se noi siamo la prima generazione di neozapatisti, in 20 anni saremo molto diversi, o forse domani saremo morti. Ma chi resterà domani saranno i figli che studiano ora a scuola, magari dentro L'Altra Campagna. L'educazione nazionale deve essere pensata in maniera diversa, completamente differente da com'è ora. Io mi rendo conto dell'educazione moderna, con lo schermo digitale... già si stanno dimenticando del gesso, della lavagna. Io credo che non si insegni più che cos'è la terra. Noi spieghiamo loro come usare gli attrezzi del campo: un secchio per seminare mais, come si maneggia un secchio, una zappa, perché ci sono i piedi, perché c'è l'aria, perché piove, perché una pianta fiorisce, come vive la pianta. Quando insegniamo questo, che è la nostra cultura, riusciamo a metterli in relazione con la terra e con l'acqua. Noi rispettiamo la terra, per questo di quelli che vendono la terra diciamo che non hanno madre... così diciamo noi.

Forse voi vi siete dimenticati della cultura, o non c'è mai stata cultura, o ci si è dimenticati, o chissà, voi sapete qual'è il problema reale con la terra. Sappiamo chi ci frega, ma ora noi lavoriamo la terra ed io credo che ci deve essere un cambiamento del pensiero stesso. Mi rendo anche conto che qui ha imperato il Procede ed ognuno ha le sue terre. Il collettivismo è stato buttato nel cesso, ma chi ha deciso che questa cultura collettivista fosse gettata nel cesso è Carlos Salinas. È il pensiero di Carlos Salinas e coloro che obbediscono a Carlos Salinas, hanno i loro padroni: i grandi impresari. Ho saputo che quando è arrivato il Procede tutti gli ejidatari hanno cambiato nome, invece di essere ejidatari sono ora minifondi. Così anche voi (come ho sentito), vi chiamate piccoli rancheritos, ma in realtà io sento che non siete rancheritos, siete ejidatari. Quello che ha permesso questo è il frazionamento. Quando si è frazionato tutto, tutto è finito: la comunità, il commissariato, il consiglio di vigilanza e che vigila il bosco, che vigila l'acqua, che deve essere attento a quello che succede dentro la comunità.

Ora, siccome dobbiamo rinnovare questo, sento che bisogna tornare a seminare una pianta ed a saperla curare e credo che ora questa pianta che stiamo seminando è dentro all'Altra Campagna: è il Piano Nazionale dentro L'Altra Campagna. Ma bisogna pensare in modo distinto, non cadere nello stesso errore che stanno facendo i governi. Ed i nostri giovani stanno imparando un'altra educazione, che è ovviamente un'altra cultura. Ci rendiamo conto che anche i fratelli del Chiapas - io sono del Chiapas e mi riferisco a quelli che non sono le nostre basi - lavorano a Città del Carmen, Campeche o lavorano negli Stati Uniti. Ormai invece di rispondere Sì dicono solo OK, ma questa non è la nostra cultura. Non è la nostra cultura nemmeno dipingerci - scusate compagne -, se qualcuno si tinge i capelli, forse le donne, e con il trucco, si dimenticano della loro cultura, si dimenticano della loro nonna, si vergognano perfino del proprio cognome. Questa è l'acculturazione che stanno realizzando ora i malgoverni.

Dunque, alla base di tutte le nostre rivendicazioni come popoli messicani, compagni, ci sono i compagni giovani, perchè anche se noi ora facciamo il nostro piano nazionale, senza i nostri giovani non contribuiremo a pensare di migliorare questa vita... tutti noi che siamo qui, un giorno diremo addio a questo mondo e chi rimarrà per vigilare sul nostro piano nazionale per il secolo XXII, per il secolo XXIII, per il secolo XXIV? Penso che la lotta non abbia fine, è come dio che è eterno, e noi dobbiamo saperla organizzare bene.


(traduzione del Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo e del Comitato Chiapas di Torino)

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