La Jornada – Venerdì 12 ottobre 2007
Jaime Martínez Veloz
EZLN: congiuntura e prospettive

Le cause che hanno dato origine all'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) quasi 14 anni fa non sono state sostanzialmente modificate, nonostante quanto fatto in tutto questo tempo, incluso molti sforzi sinceri per ottenere duraturi cambiamenti a beneficio di tutti i chiapanechi.

Sembra che abbiano imperato criteri che ora non si osano nominare, ma che dal principio puntavano sul fatto che la fatica e l'usura avrebbero finito per smembrare gli insorti, condizione per la restaurazione del vecchio ordine, inaccettabile per essere ingiusto.

Queste previsioni hanno fallito, per questo ora nessuno ne riconosce la paternità; è molto quello che è stato in gioco nel recente passato, gli equilibri delle armi sono fragili ed instabili, e se in Chiapas non si sono rotti è stato grazie alla lealtà di molti ciò che ha permesso la nascita di una nuova iniziativa per ampliare ed approfondire la distensione con l'EZLN.

È necessario riconoscere la capacità organizzativa dell'EZLN, così come la forma ed il metodo con i quali è riuscito a stabilire una relazione armonica tra le sue basi a partire dalle giunte di buon governo, il cui lavoro ha permesso di elaborare differenze e consolidare i propri progetti politici e sociali.

Gli avversari naturali dello zapatismo, quelli che hanno sistematicamente violentato i diritti indigeni e messo ai margini la sollevazione, mantengono in forma sotterranea l'intolleranza belligerante che continuano a dimostrare e con riluttanza mantenere giusto entro i limiti della legalità.

È notevole l'immobilismo che ha impregnato il governo federale della passata amministrazione, che ha già trasceso l'attuale, che a quasi un anno dall'insediamento sembra mantenere lo stesso lemma: il conflitto finirà per usurarsi ed esaurirsi naturalmente, non è necessario intervenire.

In contrasto con la passività dello Stato messicano, l'EZLN resta deciso a sostenere le sue bandiere; nonostante i magri risultati ottenuti nella sua attività politico legale, i suoi dirigenti continuano ad occuparsi dell'unità delle loro comunità promuovendo iniziative nel contesto della legge.

Questo non può né deve passare inosservato ai diversi attori politici nazionali, perché è giusto riconoscere che l'attuale ridistribuzione del potere politico che i chiapanechi hanno espresso nelle urne domenica scorsa, così come i progressi su cui conta lo stato in materia di infrastrutture, si devono in larga misura al contributo che l'EZLN ha dato sullo scenario politico chiapaneco.

Nessuno può sminuire il contributo significativo dell'EZLN nella democratizzazione ed il progresso del Chiapas. È vero che gli zapatisti non partecipano a livello elettorale, ma la loro lotta si è espressa in una riformulazione del potere politico nello stato. Sembra contraddittorio, ma non lo è, poiché le ripercussioni della lotta zapatista si sono anche espresse in una maggiore pluralità nella realtà chiapaneca. Su questa linea, come su molte altre, c'è un debito con loro.

Il riconoscimento di questa realtà implica che lo Stato messicano e le sue istituzioni assumano un'iniziativa coerente ed articolata che permetta di districare il conflitto. Così come il Senato della Repubblica è riuscito ad affrontare la questione della riforma elettorale, nello stesso modo dovrà riprendere e risolvere il grande conto in sospeso che lo Stato messicano ha nei confronti dei popoli indigeni. Solo così si potrà parlare di una riforma integrale dello Stato. Dare una soluzione degna al conflitto tra l'EZLN ed il governo federale è un imperativo improrogabile.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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