La Jornada – Martedì 9 ottobre 2007
Luis Hernández Navarro
Il ritorno di Galio Bermúdez

Come se non ci fossero già abbastanza problemi da risolvere, il presidente Calderón ne ha aggiunto un altro che non lo è: rivedere lo stato processuale dei procedimenti relativi al massacro di Acteal.

Il nuovo fronte di guerra proviene dall'accordo elettorale concordato col gruppo politico di ispirazione evangelica Encuentro Social. In cambio del sostegno attivo del voto a favore del Partito Azione Nazionale (PAN) durante le elezioni presidenziali dell'anno scorso, il partito gli ha concesso 13 posizioni federali.

L'annuncio dell'alleanza fu fatto il 28 febbraio dell'anno scorso. La risoluzione che registra l'accordo di partecipazione tra entrambe le forze politiche fu pubblicata l'11 aprile. Allora, il PAN si impegnò a "rivedere lo stato processuale dei procedimenti relativi al massacro di Acteal".

Nella storia dell'ignominia contemporanea, Acteal, Chiapas, occupa un posto particolare. L'assassinio di 45 uomini, donne e bambini che pregavano per la pace in una cappella il 22 dicembre del 1997, per mano di un gruppo paramilitare priista, è una ferita che non si cicatrizza. Del crimine furono accusate 124 persone, anche se i principali responsabili sono ancora liberi.

La storia dell'associazione politica alleata a Felipe Calderón risale al 2002. Il 4 settembre di quell'anno, membri della Chiesa evangelica annunciarono l'intenzione di fondare il Partito Encuentro Social, guidato dal pastore Eric Hugo Flores.

Encuentro Social ha promosso attivamente la liberazione di molti degli assassini responsabili del massacro. A questo scopo, con denaro pubblico, pubblicò El otro Acteal. Il 30 aprile 2004 l'Istituto Federale Elettorale non accettò la giustificazione di spesa che l'associazione presentò per stampare il libro.

Casualmente, a giugno e dicembre del 2006 Nexos pubblicò due anticipazioni di Acteal: la otra injusticia, di Eric Hugo Flores, scritto in collaborazione con Alejandro Posadas, per difendere i detenuti per il massacro. Il 24 dicembre 2006, El Universal pubblicò un articolo di Flores che ripete, essenzialmente, gli argomenti espressi nella rivista.

Un giorno prima del nono anniversario del massacro, l'associazione politica Alternativa Ciudadana 21 ed il Centro de Investigación y Docencia Económicas (CIDE) comunicarono di aver assunto la difesa di 75 degli arrestati di Acteal e chiesero alla Corte Suprema di Giustizia della Nazione di stabilire nuovi parametri di attuazione del caso. Tra coloro che annunciarono le azioni c'era Héctor Aguilar Camín.

L'offensiva mediatica per cambiare nell'opinione pubblica la percezione del crimine non ebbe successo: fu seppellita dal conflitto post-elettorale di quell'anno. Tuttavia, a tre mesi dal decimo anniversario, i suoi promotori tornano alla carica.

Una nuova iniziativa è stata promossa da Aguilar Camín dalle pagine di Nexos, dove pubblica la prima di tre parti di un servizio intitolato Il ritorno di Acteal (Regreso a Acteal I. La fractura). Lì ammette che l'origine della sua cronaca proviene dal manoscritto di un libro in preparazione di Eric Hugo Flores.

Secondo Nexos, nel testo di Aguilar Camín "confluiscono l'arte dello storico applicata alla storia recente e la serietà del giornalista che antepone l'indagine dei fatti alle teorie"… ma non è così.

La prima parte dello scritto non corrobora questo giudizio. Al contrario, si tratta di un tentativo fallito di riscrivere la storia, per truccarla, che raccoglie la linea centrale del Libro Bianco della Procura Generale della Repubblica (PGR), bocciato da Amnesty International.

Il ritorno di Acteal cita reiteratamente come fonti autorizzate due opere realizzate da ex-guerriglieri convertiti in poliziotti e da agenti della contrainsurgencia chiapaneca. Il primo è Camino a Acteal, di Gustavo Hirales, pamphlet scritto con più pena che gloria, considerato, per la sua impudica falsificazione dei fatti, una nuova versione de El Móndrigo, il libro realizzato dalle cloache del potere per screditare il movimento studentesco del 1968.

Il secondo è un rapporto di Manuel Anzaldo. Delatore dei suoi compagni della Liga 23 de Septiembre, dirigente del Partido Cardenista a Chenalhó, denunciato come dirigente del gruppo civile armato Máscara Roja, è difensore dei paramilitari arrestati. "Chiediamo - disse - l'amnistia per tutti i gruppi che si armarono per proteggere le loro proprietà dagli zapatisti".

La cronaca di Aguilar Camín è disseminata di errori, omissioni e tergiversazioni storiche. Nel suo affanno di nascondere l'esistenza di paramilitari sostenuti dal governo, si impegna a presentare il massacro come il frutto di una dinamica di conflitti intercomunitari scatenati dalla presenza zapatista nel municipio e dall'intolleranza religiosa.

Gli esempi dei suoi strafalcioni abbondano. Per questioni di spazio, ne cito solo due. Il racconto comincia narrando la morte del priista Agustín Vázquez, uno dei fatti che acutizzarono il conflitto a Chenalhó, ma evita di menzionare le versioni che segnalano che, molto probabilmente, il crimine fu di responsabilità dei suoi compagni di partito, dato che Vázquez si rifiutò di cooperare economicamente al finanziamento del gruppo paramilitare. Nello stesso modo, nonostante i continui riferimenti ai versanti religiosi del crimine, non dice che tra i detenuti per il massacro ci sono presbiteriani e battisti, ma anche cattolici e "senza religione" o "usi tradizionali".

Héctor Aguilar Camín ha un lungo curriculum di servizi al Principe. Ne La terca memoria, Julio Scherer ricorda il ruolo dello storico come intellettuale organico al regime di Salinas ed il suo salto mortale alla causa di Ernesto Zedillo. Fabricio Mejía spiegò a Proceso, nel 1998, la funzione che svolse in La rebelión de las cañadas.

Ne La Guerra de Galio, Aguilar Camín racconta la vita di Galio Bermúdez, un sordido scrivano che, dalle cantine del potere, si incarica di fare il lavoro sporco del regime. Ritorno ad Acteal è il ritorno di Galio Bermúdez alla politica messicana.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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