La Jornada – Venerdì 9 marzo 2007
Lasceremo le nostre terre solo morti, avvertono le basi di appoggio zapatiste
La polizia del Chiapas fornisce granate e munizioni alla Opddic, denunciano gli indigeni
I poderi, vicini al fiume Agua Azul, minacciati per trasformarli in centri turistici

HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

San Miguel Agua Azul, Chis., 8 marzo - "La Polizia Stradale (statale) ha venduto granate e pallottole a quelli dell'Opddic (Organizzazione per la Difesa dei Diritti Indigeni e Contadini) ", affermano i rappresentanti di questo piccolo villaggio zapatista, ubicato sulle rive del fiume Agua Azul. Durante il loro racconto nella scuola ripetono per lo meno tre volte: "sono sempre appoggiati dalla Polizia Rurale, che è dei loro, d quella Municipale, Settoriale e Federale".

Provenienti dall'immenso ejido San Sebastián Bachajón, poveri tra i poveri e basi di appoggio dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), hanno recuperato queste terre abbandonate nel 1994. Da quella data sono vicini dello stabilimento balneare di Progreso Agua Azul e la prospera comunità Joyetá; in entrambi i villaggi la popolazione appartiene all'Oppdic. Prima a Paz y Justicia. Sempre priisti e beneficiati da aiuti e programmi affinché vivano del turismo internazionale che visita le cascate che si vedono su tutti i depliant turistici.

Come in molte comunità della selva e della zona nord, l'Oppdic disputa agli zapatisti le terre che non sono mai stati sue. Vuole tutto. "Prima non c'erano problemi. Nel 2001 abbiamo raggiunto un accordo con le organizzazioni della comunità di Agua Azul di rispetto di vicinato. Il PRI non poteva più fare niente", aggiungono i contadini asciutti e vivaci che ricevono la stampa e la brigata internazionale di osservazione che percorre in questi giorni le comunità zapatiste aggredite o minacciate dall'Oppdic e da altre organizzazioni di stampo paramilitare, nella nuova escalation ora "agraria", contro villaggi e municipi autonomi.

Offerti 60 mila pesos per andarsene

"È arrivato da noi, rappresentanti della comunità, da Città del Messico, un dottor, Horacio Chipis Gallegos, che ci ha offerto 60 mila pesos per lasciare la terra. Noi non vogliamo i soldi. Il dottore dice che ritirerà la citazione a Palenque".

Poi, i vicini di Progreso si affiliano alla Oppdic, ed il 13 febbraio di 2004 l'organizzazione li cita per abbandonare la proprietà "chiamata Linda Vista", e minaccia di "prendere misure drastiche per far lasciare i terreni, perché appartengono all'Opddic". Danno il nome di un proprietario, Jacinto Gómez Deara, membro dell'organizzazione, che non si è mai visto da queste parti. Tutto indica che è un prestanome.

Il villaggio zapatista San Miguel Agua Azul si trova in uno dei posti più belli del Chiapas, e del mondo: le nascoste e praticamente vergini cascate Velo de Novia. Un portentoso monumento naturale all'acqua, circondato di selva, a poca distanza dal frequentato stabilimento balneare, ma ancora inaccessibile alla depredazione turistica.

Qui c'era una fattoria che, ceduta dal padrone ad un'organizzazione non identificata, è stata abbandonata dopo l'insurrezione zapatista del 1994. Nessuno è mai tornato a reclamarla. Fino ad ora che si cita un improvviso "proprietario". A quanto pare, un vigilante dello stabilimento balneare.

"Coltiviamo mais e lo vendiamo. E banane, canna, zucca", dice un indigeno, dopo aver mostrato i documenti che possiedono, compresi gli accordi del 2001 e la citata lettera del presidente di Opddic, Carlos Moreno Hernández, ed il coordinatore dell'organizzazione a Tumbalá, Arturo López Arcos.

I vicini "sono più aggressivi da quando sono di Oppdic", aggiungono. "In giro dicono che 'è loro diritto' (secondo il lemma di questa organizzazione). La cosa più grave è quando hanno distrutto per tre volte il ponte e la barca della comunità" (unici mezzi per attraversare l'abbondante fiume Agua Azul, perché San Miguel si trova sulla riva opposta al mondo esterno). "Ci hanno lasciati isolati.

Ai turisti dicono che noi siamo banditi. Che non siamo zapatisti. Ma i turisti vengono lo stesso. A volte sono arrivati gli stessi di Opddic, per La Isla (podere inabitabile che li separa, un intreccio di fiumi) ad assaltare gli stranieri. Non permettono alle compagne di vendere elote e tostadas nel centro. Le insultano. Hanno legato un compagno e gli hanno rubato i soldi. Non ci lasciano passare perché 'stanno male' i contadini dove ci sono i turisti. Hanno rinchiuso dei compagni; uno l'hanno messo nella prigione di Catazajá".

La scuola dove ci troviamo è in funzione. Pulita, modesta. Due volumi di un splendido manuale di scrittura bilingue su un tavolo. La lavagna piena di frasi in tzeltal. La frequentano tutti i bambini del villaggio, ed alcuni dell'altro lato del fiume. "Le minacce attuali sono perché la vogliono togliere; ci sono cascate che vogliono far diventare turistiche". Opddic sembrerebbe la punta di diamante per "sviluppare" e privatizzare il luogo.

Gli zapatisti dichiarano: "Siamo pronti a qualunque cosa per resistere. Queste terre non le abbandoneremo. Solo morti".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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