La Jornada – domenica 8 aprile 2007
Indigeni del Chiapas chiedono di cancellare le azioni del Procede
JUAN BALBOA

Rappresentanti ejidali di almeno due dozzine di villaggi abitati da indigeni choles del nord dello stato del Chiapas hanno chiesto di cancellare immediatamente tutte le pratiche in relazione col Programma di Certificazione di Diritti Ejidali e Titoli di Proprietà (Procede), perché la sua applicazione (vendita delle terre) ha lasciato senza patrimonio intere famiglie e la crescita numerica di proprietari-ejidatari ha portato come conseguenza la riduzione dei terreni utilizzabili e dello sfruttamento di alcune risorse, come l'acqua - in forma privata e non più collettiva - generando divisione all'interno delle comunità.

Rappresentanti delle comunità di Usipá, seconda sezione, La Preciosa, El Limar, Tila, Jolaco, Cruz Palenque, Nuevo Limar, El Calvario, Lucero seconda sezione, Jochintieol, Susucumil, Miguel Alemán, La Cascada, Chuctejá, MasoHá Grande, MasoHá Schujá, tra altre appartenenti ai municipi di Tila e Salto de Agua, hanno accusato sia i promotori che i funzionari della Segreteria della Riforma Agraria (SRA) di usare “inganni o di occultare informazioni” per fare pressione sulle comunità perché accettino il Procede.

Hanno denunciato che la segreteria in Chiapas condiziona la consegna di aiuti all’agricoltura e contro la povertà all’accettazione del programma.

"In vari ejidi ha avuto come conseguenza la vendita di terre e la crescita numerica di ejidatari, le vendite hanno lasciato senza patrimonio intere famiglie. D'altra parte, i nuovi ejidatari non si assumono nessun impegno con le nostre assemblee ejidali, incaricate di regolare i lavori e gli impegni per lo sviluppo delle nostre comunità, il che diventa scarsa partecipazione e scarso impegno per il bene comune" - affermano, soprattutto, i rappresentanti dei popoli choles dei municipi di Tila e Salto de Agua.

Giudicano negativamente il programma che ha colpito la vita interna dell'ejido per risolvere le questioni sull'uso della terra: insomma "l'assemblea ejidale è rimasta un'istanza secondaria, ora gli ejidatari scavalcano l'assemblea per vendere le loro terre, senza che si contempli l'interesse collettivo".

Il Procede, puntualizzano, ha permesso che avanzasse l'idea di utilizzare la terra come una merce e non come un mezzo di riproduzione dei popoli indigeni e contadini, che quindi mettono a rischio il futuro di un considerevole numero di comunità e di risorse naturali che si trovano nei nostri territori.

Hanno chiesto al governo del presidente Felipe Calderón di soddisfare in maniera urgente la domanda delle comunità choles, perché affermano che molte entrano in una situazione di conflitto a causa delle divisioni e della perdita della terra ejidale.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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