La Jornada - 7 marzo 2007
Denunciano riorganizzazione di paramilitari in Chiapas
Elio Henríquez

San Cristóbal de las Casas, Chis, 6 marzo - La situazione nello zona nord dello stato, dove fra il 1995 ed il 1999 furono assassinati circa 100 indigeni e migliaia dovettero fuggire per salvarsi la vita, "si è decomposta" con la riorganizzazione dei membri del gruppo paramilitare Paz y Justicia, ora inseriti nell'Unione delle Comunità Indigene Agropecuarie e Forestali (UCIAF) - ha denunciato Marcelino Gómez Gómez, dirigente dell'organizzazione Xinich, nel municipio di Sabanilla.

L'attivismo dell'UCIAF coincide con le pressioni che esercitano da gennaio i sindaci di Tila, Sabanilla, Tumbalá e Salto de Agua, i priísti Juan José Díaz Solórzano, Ociel Pérez Parcero, Agustín López Peñate e Juan Sánchez, affinché vengano liberati cinque ex-dirigenti dell'organizzazione paramilitare Paz y Justicia incarcerati nella prigione di El Amate, per la loro presunta partecipazione ad alcuni degli omicidi nella zona nord in quegli anni.

In questo contesto, l'indigeno chol Nicolás Arcos Torres, che dal 25 febbraio era dato come scomparso, è stato trovato cadavere nel municipio di Salto de Agua. I suoi vicini presumono che l'omicidio sia in relazione alla disputa di terre, perché la vittima, con altre 24 famiglie, viveva nella proprietà San Francisco non te lo Dije, "recuperato" nel 1994, ed i responsabili sarebbero membri dell'UCIAF - formatasi dopo la divisione interna di Paz y Justicia -, poiché il proprietario della proprietà, Andrés Hernández, ha dato ad un loro gruppo una parte del terreno per farli scontrare con quelli che "avevano recuperato" le terre.


Minacce di morte agli indigeni per rubar loro le terre
Angeles Mariscal

Tuxtla Gutiérrez, Chis. - Per installare un posto di blocco, l'Esercito Messicano aveva ottenuto tramite pressioni esercitate dal leader del gruppo paramilitare Paz y Justizia, 8,6 ettari nel villaggio El Limar, del municipio di Tila - ha denunciato l'ex-commissario ejidale Carmelino Gómez.

Durante l'udienza nel Tribunale Unitario Agrario per rispondere alla petizione di restituzione di quegli ettari che dal giugno del 1996 sono rimasti di proprietà dell'Esercito, l'allora leader agrario ha detto che fu obbligato a firmare due lettere di donazione per consegnare le terre.

"Una notte arrivò a casa mia Diego Vázquez Pérez (leader di Paz y Justicia, attualmente incarcerato nella prigione El Amate), accompagnato da varie persone della sua organizzazione che venivano da altre comunità" - ha raccontato l'indigeno chol.

Spiegò che davanti alla minaccia di essere ammazzato ha firmato due documenti che poi sono furono consegnati alla Segreteria della Difesa Nazionale (Sedena). Si trattava dei "verbali di donazione" dell'assemblea del villaggio El Limar, grazie ai quali venivano consegnati 8,6 ettari affinché la dipendenza installasse un posto di blocco militare.

"Io non ho mai saputo di che documenti si trattasse, l'assemblea non ha mai deciso di consegnare quel terreno all'Esercito, noi non abbiamo mai voluto consegnare quelle terre" - ha dichiarato l'ex-commissario al segretario del tribunale, José Luis García Mérida.

In una successiva intervista, Carmelino Gómez ha raccontato che all'epoca in cui la Sedena ha installato il suo posto di blocco (nel giugno del 1996) i leader di Paz y Justicia avevano installato il loro bastione in quella stessa comunità.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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