La Jornada – Giovedì 6 Settembre 2007
“Prigionieri politici” chiedono che cessino le vessazioni nel carcere di Cintalapa
HERMANN BELLINGHAUSEN

San Cristóbal de las Casas, Chis., 5 settembre - I prigionieri politici chiapanechi riuniti ne La Voz del Amate denunciano oggi che il direttore del Centro di Reinserimento Sociale (Cereso) numero 14 in Cintalapa, Fernando Estrada Reyna, minaccia di far sgomberare il presidio che da gennaio 2006 mantengono nel cortile della prigione con dignitosa persistenza, che riceve solo sdegno, maltrattamento e dura ostilità da parte del giudice e del coordinatore statale delle carceri, Juan José Mora Mora, appoggiati da reclusi che lavorano direttamente per loro e come secondini.

Aderente dell’altra campagna dal 2005, La Voz del Amate ha portato avanti istante di giustizia e migliori condizioni ed in risposta i suoi membri vedono violati ogni giorno di più i propri diritti come interni e come cittadini.

Questa mattina, il coordinatore statale ed il direttore hanno posto loro delle condizioni allo scopo di obbligarli ad abbandonare il presidio entro le prossime 24 ore; in caso contrario, sarebbero rinchiuso con la forza nelle celle in cui rifiutano di entrare da 21 mesi. I secondini, "con sfoggio di prepotenza", hanno cercato di togliere gli striscioni e le cose. Uno che accompagnava Mora Mora "ci ha zittito per non farci esprimere la nostra opinione, ed ha detto che 'non gliene frega niente' delle richieste di Amnesty International e degli organismi non governativi riguardo ai diritti umani e dei poveri"...

Più tardi, il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas (CDHFBC) ha chiesto l'intervento del governatore Juan Sabines Guerrero. Il centro ha documentato "le gravi violazioni dei diritti umani dentro il Carcere 14", e ricorda che "le reiterate aggressioni contro i membri di La Voz del Amate hanno portato a creare il presidio come forma di protesta ed autoprotezione.

"Finché non saranno soddisfatte le loro richieste, non esistono garanzie di protezione all'interno delle celle". Per il resto, sono note le botte e le estorsioni dei reclusi protetti dalle autorità o componenti di gruppi mafiosi, contro la popolazione carceraria, specialmente indigena.

Misure precauzionali

Il CDHFBC chiede a Sabines di "dare istruzioni per applicare le misure precauzionali necessarie, salvaguardare la vita e l'integrità fisica dei membri di La Voz del Amate ed evitare conseguenze difficilmente rimediabili". Inoltre, che non si costringano i presenti al presidio a ritornare nelle celle "senza prima avere comunicato in maniera pubblica le misure adottate per garantire la protezione ed il trattamento degno a tutti gli interni: cibo adeguato, condizioni sanitarie e servizi medici; la sospensione delle estorsioni da parte di secondini ed autorità, la fine di maltrattamenti e torture, garanzie per la libera comunicazione all'esterno della prigione e libertà alle visite coniugali".

I prigionieri politici già il 26 agosto denunciavano gli oltraggi compiuti presumibilmente su ordine del direttore Fernando Estrada Reyna. Il giorno 27 avevano manifestato la loro protesta non assistendo all'atto civico che si realizza ogni lunedì in onore alla bandiera. Gli interni dichiaravano allora che Estrada Reyna ed il coordinatore delle carceri "hanno applicato restrizioni" ingiustificatamente.

La Voz del Amate chiedeva: "Com'è possibile che il direttore di El Amate si ubriachi in una stanza dell'area destinata ai coniugi e si faccia accompagnare dall'interno Carlos Farrera ed un altro di nome Hernández Mijares?" (che godono di privilegi, appoggiati dal giudice). Minacciano inoltre di ritorsioni gli altri interni ed il personale tecnico-amministrativo nel caso avessero contatti con i detenuti che protestano.

Il CDHFBC sostiene che recentemente sono stati violati gli usi e costumi dei detenuti indigeni, così come i loro diritti al lavoro, alle visite, all'assistenza medica ed all'alimentazione. Ricorda che Sabines Guerrero, nella sua iniziativa per il nuovo Codice di Esecuzione delle Sanzioni e Misure di Libertà Anticipata, disse testualmente: "L'esecuzione di una sentenza non è concepita come una rivincita sociale contro il criminale".

Secondo La Voz del Amate, la restrizione delle visite è grave, perché grazie ad esse ricevono ciò di cui hanno bisogno per lavorare, medicine e cibo, poiché la prigione non soddisfa le loro elementari necessità di salute ed alimentazione. Ritiene responsabili le autorità carcerarie e statali di qualsiasi atto di violenza contro di loro.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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