La Jornada – 6 maggio 2007
La morte di attivisti è a livelli mai visti nel paese in quasi quattro decenni
Cresce a "livelli storici" il numero dei prigionieri politici e di coscienza

HERMANN BELLINGHAUSEN

Negli ultimi anni, soprattutto verso la fine del sessennio foxista e nei cinque mesi del governo di Felipe Calderón, il numero dei prigionieri politici e di coscienza ha raggiunto livelli storici. Si tratta di partecipanti (ed anche completamente estranei) ai movimenti sociali ed a manifestazioni di dissenso collettivo. Questo succede praticamente in tutta la Repubblica. Alcuni riescono ad arrivare come notizia sui media commerciali, i più importanti ed esemplari. Altri sono appena riportati dai media alternativi e da organizzazioni non governative dei diritti umani.

Centinaia di persone sono state fermate ed imprigionate dal 2005 in modo violento dai poliziotti, il che ha colpito migliaia di persone, in special modo indigeni, giovani urbani, maestri democratici e contadini. E questo, oltre alle tumultuose repressioni a Guadalajara (maggio 2005), San Salvador Atenco (maggio 2006), Oaxaca (tra maggio e dicembre del 2006) e Merida (2007).

Le morti di attivisti sociali e politici raggiungono un livello mai visto in quasi quattro decenni. Non ci sono solo i casi teletrasmessi di Oaxaca, Atenco o del siderurgico Lázaro Cárdenas. Ce ne sono altri non chiariti a Matamoros, Città Guzmán e nella sierra triqui. Due delegati del Congresso Nazionale Indigeno hanno subito imboscate mortali nel maggio del 2006, mentre stavano andando ad una riunione nazionale: Concepción Gabino, di Cosalapa, Jalisco, e Faustino Acevedo, di San Blas Atempa, Oaxaca.

La repressione "selettiva" contro giovani, con il pretesto di come sono vestiti e come si comportano, si è generalizzata. Sembra che ci sia un "mandato" contro anarco, punk e simili. Il più recente, il primo maggio di quest'anno nella città di San Luis Potosí.

Un altro dato è la crescita esponenziale di condotte aberranti (per quanto si può vedere compiendo ordini, o "permessi" per lo meno) dei poliziotti nelle capitali e nei municipi, a cui si aggiungono guardie carcerarie ostili, così come agenti del Ministero Pubblico e giudici: violazioni, vessazioni, torture, minacce di morte.

Analisti ed attivisti sottolineano la criminalizzazione della lotta sociale. Si inventano reati, si "seminano" armi o droga. I media operano come giudici o hanno incitato ad un "ristabilimento dell'ordine" di regola violento, incostituzionale ed impune. A questo si somma un'atonia delle commissioni statali e Nazionale dei Diritti umani che a volte arrivano alla complicità con i boia/torturatori.

L'altra campagna ha trovato l'anno scorso decine di prigionieri politici in tutto il paese, in gran maggioranza ignorati. Per esempio, Adolfo e Miguel Andrade Ibarra, del Movimento di Sinistra Rivoluzionaria in Guanajuato, vittime della cupola panista (Carlos Abascal, Ramón Muñoz e l'ex-governatore Juan Carlos Romero Hicks).

Nella prigione El Amate, in Chiapas, mesi fa sono state denunciate le aggressioni e le torture contro Aureliano Alvarez e Tiburcio Gómez, indigeni di Huitiupán. Uno di loro, successivamente, "apparve" morto in prigione. In Chiconautla c'è Gloria Arenas. Il suo compagno, Jacobo Silva Nogales, recluso in La Palma, è un caso estremo, che ricorda il peggior apartheid del Sudafrica. è rinchiuso per 23 ore al giorno, non gli è permesso dipingere. I suoi quadri sono una denuncia straordinaria.

A tutti loro si aggiunge la saga, combattiva e lucida, del fratelli Cerezo. In Tacotalpa (Tabasco), Ángel Pérez Gutiérrez e Francisco Pérez Vásquez, basi zapatiste, da 10 anni sono ingiustificatamente imprigionati. In Ixcotel, Oaxaca, è recluso da prima delle proteste del 2006, Pedro Castillo Aragona: è compagno di Catarino Torres Pereda, che ha trascorso vari mesi nella prigione di alta sicurezza di La Palma, isolato e trattato peggio dei narcotrafficanti e dei sequestratori. Ed anche i detenuti di Loxicha e di Santiago Xanica. E Juan Díaz Gómez, zoque del Chiapas, che paga per il reato di non parlare castigliano.

La stele carceraria è passata per la Regione Lagunare, sia in Coahuila come in Durango. Abitanti di San Blas Atempa sono in carcere dal 2005 in Tehuantepec; altri sono stati liberati. Si moltiplicano i mandati di cattura, alcuni eseguiti, altri risoluto con cauzioni e molti di più pendenti, e riattivabili in qualsiasi momento. A Oaxaca decine di persone vivono alla macchia, a volte gravemente ferite o in condizioni impossibili (ma anche i detenuti vivono male: malattie e ferite non curate fanno parte della punizione). In Hermosillo ci sono i contadini pimas Ramón Rodríguez Galaviz, José, Leonardo e Francisco Coyote Duarte, Pedro Monte Coyote e Julio Coyote Monte.

Le detenzioni arbitrarie e violente abbondano nello stato del Messico, a Puebla, Tamaulipas, Veracruz, Chiapas, Tabasco, Hidalgo e Jalisco (i casi di Guadalajara, Sayula e Città Guzmán). In Yucatan 39 maya sono stati arrestati nel luglio del 2006. Più di 40 giovani nel 2007. In San Luis Potosí c'è il prigioniero politico più antico del paese: Juan Valdez Pérez, che da 15 anni è recluso "perché organizzava i lavoratori".

(a cura del Comitato Chiapas di Torino)

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