La Jornada – Sabato 6 gennaio 2007
La radio ribelle promuove l'autonomia e la resistenza dei popoli
Possedere mezzi di comunicazione liberi, diritto per cui combattono gli zapatisti
Le nuove tecnologie, strumenti che usano per essere informati ed organizzarsi
ANGELES MARISCAL, HERMANN BELLINGHAUSEN - Corrispondente e Inviato

Oventic, Chis., 5 gennaio - L'indifferenza e lo spregio dei mezzi di comunicazione commerciali supportati dalle sfere del potere, li hanno stimolati ed ora, mentre trasmettono su pagina web le esperienze di questo primo Incontro dei Popoli zapatisti con i Popoli del Mondo - quasi simultaneamente al suo svolgimento - propongono che la prossima riunione si possa vedere dal vivo in videoconferenza.

In mezzo ad una delle zone più povere del pianeta, gli indigeni zapatisti imparano l'uso delle nuove tecnologie come uno strumento in più che permette loro di comunicare, organizzarsi e superare la loro situazione. Una sala con Internet senza fili - probabilmente satellitare - appare quasi surreale in questa come in altre comunità di regioni dove quasi la terza parte della popolazione è analfabeta.

Tra le realtà riversatesi in questo primo incontro, al tavolo di dialogo chiamato L'Altra Comunicazione, un'Altra Arte ed un'Altra Cultura, il rappresentante del caracol con sede in Oventic spiega che la comunicazione "è una richiesta ed un diritto dei popoli zapatisti, perché ci siamo resi conto che tutti i mezzi di comunicazione che il malgoverno e le grandi imprese nazionali e straniere controllano, come la televisione, la radio, i giornali, le riviste ed altri più, non sono al servizio dei popoli".

Aggiunge che questi mezzi di comunicazione "non dicono mai la verità, servono unicamente per diffondere le idee, i pensieri, gli interessi e le bugie del mal governo e dei ricchi, col fine di controllare i popoli in ambito politico, ideologico ed economico".

Media commerciali, assenti

E come eco a questo progetto, durante la riunione durata quattro giorni, l'assenza dei mezzi di comunicazione commerciali del Messico e di altri paesi è stata un fatto. E salvo eccezioni, i pochi reporter di quelle imprese che a tratti sono arrivati all'incontro non sono riusciti a riportare nei media le realtà qui presentate.

Ma, nonostante le avversità, la proposta viene seguita aall'azione. A 13 anni dall'insurrezione zapatista, le comunità aderenti alla lotta sono riuscite a mettere insieme i loro propri mezzi di comunicazione.

"È molto diverso quando li hanno solo i ricchi ed il loro governo, ma quando li abbiamo noi, trasmettiamo e pubblichiamo quello che rafforza i nostri popoli, quello che fortifica la resistenza e l'autonomia dei popoli indigeni, perché i media che possediamo nelle regioni e nei municipi autonomi sono serviti per orientare, educare, informare ed incoraggiare le comunità", sostiene il conferenziere nel tavolo di analisi.

Un esempio - precisa - è Radio Insurgente e le radio comunitarie. Uno dei problemi è "che i media che abbiamo per le nostre comunicazioni non coprono ancora le necessità dei nostri villaggi".

"Un altro mezzo importante è l'uso di Internet che abbiamo conosciuto pochi anni fa; abbiamo scoperto che possiamo sapere molto su quello che succede nel mondo. Internet è servito davvero per stringere contatti con le persone a livello nazionale ed internazionale, interessate a comprare i nostri prodotti: caffè, artigianato, miele, calzature, eccetera".

Il fatto in questo momento è che "c'è un gruppo di giovani che sono ormai promotori di comunicazione comunitaria; sono loro che ricevono la formazione su come usare Internet, controllano la posta, scaricano dai giornali le notizie importanti, fanno riprese video e pubblicano filmati sugli avvenimenti o qualunque evento, per poi farli conoscere nei villaggi e nelle comunità. Sono cose molto importanti perché ci aiutano a conoscere le notizie, informazioni, messaggi e progressi della nostra lotta".

Possedere un media: un diritto

Come popoli zapatisti sperano che tra le attività dell'altra comunicazione, arte e cultura si possa continuare a svolgere senza troppe difficoltà il lavoro comunitario, così come esercitare il diritto di avere i propri media, indipendenti e liberi.

Per confermare questa che è già una realtà, il rappresentante del caracol di Morelia dice: "Magari più avanti potremo conoscere o usare con precisione le tecnologie avanzate. Noi, indigeni quali siamo, non avremmo mai immaginato di usare queste macchine. Noi serviamo solo per lavorare nei campi, per coltivare mais e fagioli, per i nostri raccolti, ma adesso ci rendiamo conto che non c'è bisogno di studi ad alto livello".

Ed ora, come dichiara Yazmín Núñez, dell'organizzazione Libertas Anticorp di Città del Messico, un nuovo progetto è la televisione via Internet, grazie alla quale "tutti i compagni possano trasmettere informazioni a tutti quelli che vogliono vedere la televisione libera".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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