La Jornada – Domenica 5 agosto 2007
Marcos Roitman Rosenmann
Il noi zapatista

Un mondo di mediazioni viene eretto per non vedere la realtà. Si vuole squalificare, relegare nel passato la proposta di comandare obbedendo, seppellire l'Altra Campagna e la Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona. Nello stesso tempo, le giunte di buon governo sono guardate con diffidenza.

Dopo essersi rifiutati di rispettare gli accordi di San Andrés, per meglio dire, una volta consumato un altro tradimento contro i popoli indigeni del Messico (come la memoria ci obbliga a ricordare), i partiti politici, le classi dominanti ed i loro ideologi e quelli che passarono per lo zapatismo, danno per conclusa una tappa storica. Il Messico deve essere redento da quelli che stanno in alto o in centro. Riprendere il cammino tracciato prima dell'irruzione di alcuni incappucciati che non hanno mai mostrato il volto ed i cui nomi sono stati smascherati dai servizi segreti.

Dello zapatismo non hanno voluto vedere più in là, hanno cercato il banale. Anche cosí, l'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) e la sua dirigenza mostrano il volto ogni giorno, rispettano la loro parola, non hanno mancato ai loro impegni. Mentre gli altri abbassano lo sguardo e nascondono la vergogna nell'oscurità delle loro vigliaccate, corruzioni e scandali da pederasta.

Ma, per chi comanda, non c'è altro da dire, una pseudolegge di autonomia è stata messa in atto allo scopo di chiudere la bocca ai popoli indigeni e riportare il ciclo storico all'era della encomienda e del mito. Solo che ora l'etnocidio lo praticano le oligarchie dei proprietari terrieri e le borghesie transnazionali. I partiti Rivoluzionario Istituzionale, Azione Nazionale, della Rivoluzione Democratica e le altre comparse hanno pensato ad un domani senza l'EZLN. Una legge ad immagine e somiglianza del progetto neoliberale, studiata per eliminare qualunque rivendicazione autonomistica dei popoli indios nell'amministrazione del loro territorio e per togliere loro il controllo su flora e fauna e sulle ricchezze idriche.

Quella approvata è una legge che fa parte della guerra di contrainsurgencia e della strategia territoriale. Sottrarre potere ai municipi ed alle comunità di appoggio zapatiste. Si trattava di ristabilire l'ordine precedente al primo gennaio 1994. La prima dimostrazione di questo disegno è costituito dall'attacco contro le comunità zapatiste di 24 de Diciembre, iniziato un anno fa.

Una terra di 525 ettari recuperata dall'EZLN nel gennaio del 1994 all'ex-governatore, generale dell'Esercito e proprietario terriero, Absalón Castellanos. Il governo dell'allora PRI, dopo averlo indennizzato, perseguitò le famiglie zapatiste residenti lanciando un attacco anfibio, aereo e terrestre e queste si dovettero nascondere nella selva tojolabal nel 1995.

Dopo anni, un'organizzazione contadina creata ad hoc, in vecchio stile priista, reclama la proprietà delle terre ed il governo attuale assente alla canagliata. Questa organizzazione di nome Unión de Ejidos de la Selva de Nuevo Momón, come segnala Hermann Bellinghausen: "si lega con il gruppo Sociedad Campesina Magisterial (...) corrente del Sindacato Nazionale dei Lavoratori dell'Educazione, che si associò apertamente alla creazione di gruppi paramilitari come Paz y Justicia (nella zona nord) ed ai sicari degli Altos che perpetrarono il massacro di Acteal".

Il cerchio si chiude. Felipe Calderón ed i suoi alleati che gli hanno dato la vittoria nella frode elettorale, ordiscono la trama per dare il colpo mortale, quando si tratta dell'EZLN. Le forze armate, i gruppi paramilitari, i proprietari terrieri, gli impresari, le organizzazioni contadine spurie, i partiti politici, gli ideologi ed una protagonista nell'ombra, Elba Esther Gordillo, preparano la logistica.

Per questo motivo, il visitatore che arriva in Chiapas, in aeroporto vede uno slogan che annuncia la nascita del Nuovo Chiapas, presagio di un tempo inaugurale, secondo quanto dicono i politici dell'alto, ora che hanno risolto i conflitti delle autonomie con le comunità indigene. Annotano: gli zapatisti sono ormai storia.

Ma è una questione di prospettive. I rancheros sanno che mentono. Tuttavia, per quanto cerchino di consegnare una lettera di estrema unzione dell'EZLN, questo gode di buona salute. Ed a partire dal primo gennaio 1994, piaccia o no, sono i suoi modi e contenuti ciò che hanno cambiato la maniera di percepire la politica, la lotta per la giustizia sociale, la democrazia, la libertà, e con questo pure il modo di intendere la dignità, non solo in Messico, ma in America Latina e nella sinistra mondiale.

L'etica e la parola sono riscattatee passano a far parte di un progetto in basso a sinistra, collegato con un noi proprio delle nuove forme del pensare e dell'agire, che è impossibile slegare dalle lotte anticapitaliste.

Come afferma il subcomandante Marcos, citando il vecchio Antonio nel suo libro Según cuentan nuestros antiguos relatos de los pueblos indios durante la otra campaña, pagina 18: "Allora, ci dice, ci insegnò che, in un certo momento, avremmo dovuto abbandonare l'io ed imparare a costruire il noi di cui aveva bisogno il nostro paese. Egli diceva che dovevamo allontanarci dallo specchio, per quanto doloroso fosse. E dovevamo guardare all'altro nell'unico modo in cui abbiamo imparato noi, come popoli indios, a guardare all'altro con il cuore. Allora, ci dissero, il vecchio Antonio ci disse che sarebbe arrivato il momento in cui i popoli indios dovevano conoscersi tra loro e dovevano imparare a dire noi. Ed anche così non sarebbe bastato, perché sarebbe continuato ad esistere il loro, loro che ci stavano sfruttando, umiliando e disprezzando. E che era necessario, come popoli indios, che imparassimo ad ascoltare altri cuori ed a incontrarci con loro".

Se il PRI, il PAN, Esther Gordillo e gli altri si sono uniti in una mafia e proseguito con la frode elettorale lo stile di sviluppo transnazionale del capitalismo imposto Felipe Calderón, con ciò non hanno fatto altro che mettere in evidenza le ragioni che portarono all'insurrezione dell'EZLN.

Oggi la sua critica e la sua proposta non ha perso una virgola di legittimità né di validità. Per questo il suo noi presuppone l'obbligo di ascoltare le sue ragioni ed i suoi cuori. Nel caracol de La Realidad ho potuto parlare con Max, tojolabal, formato nelle lotte, leader della comunità, e lui mi ha insegnato come si è tessuto l'impegno con l'EZLN. I contadini tojobales ascoltarono l'EZLN, lo videro agire, erano diversi, rispettavano e mantenevano la parola. Dopo secoli di sfruttamento, oggi si sentono liberati. I loro figli hanno un futuro. Le giunte di buon governo operano nella comunità. L'arbitrio, l'analfabetismo sono cose del passato, e certe malattie polmonari ed infettive vengono curate grazie ai centri medici zapatisti. I caracol spuntano per ricordare le ragioni della lotta zapatista e per questo sono un peso per tanti convertiti... che hanno rinunciato a costruire un'alternativa in basso e a sinistra.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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