La Jornada – mercoledì 4 aprile 2007
Le autorità federali “raccomandano” di evacuarli: alcuni esistono da 70 anni
Dichiarati illegali sei villaggi della riserva dei Montes Azules
Chiusa la possibilità di negoziato o regolarizzazione - Di fronte al fallimento dei programmi di riubicasione degli indigeni, la SRA risponde: “L’importante è che non sono ritornati nella selva
ANGELES MARISCAL - Corrispondente

Tuxtla Gutierrez, Chis., 3 aprile - La Segreteria dell'Ambiente e Risorse Naturali (Semarnat) ha negato l'autorizzazione affinché sei villaggi situati nella riserva ecologica dei Montes Azules, alcuni dal 1935, rimangano nella zona, come è stato comunicato oggi in una riunione delle autorità federali le quali hanno segnalato che, secondo la Legge di Equilibrio Ecologico e Protezione dell'Ambiente, queste comunità dovranno essere ricollocate.

I titolari della Semarnat e della Segreteria della Riforma Agraria (SRA), Juan Rafael Elvira Quezada e Rafael Escobar Prieto, rispettivamente, si sono riuniti per analizzare il processo di "riordino territoriale" dei gruppi insediati nella Selva Lacandona.

Nella riunione è stato reso noto il provvedimento richiesto dalla SRA per verificare se i villaggi San Antonio Miramar, Rancho Corozal, Salvador Allende, Nuevo Salvador Allende, El Buen Samaritano e Nuevo San Gregorio potrebbero legalizzare la loro permanenza nei Montes Azules.

Secondo il Registro Agrario, i villaggi di Salvador Allende e Nuevo Salvador Allende sono stati creati nel 1935 da indigeni tzeltales fuggiti dalle fincas di Las Margaritas, dove erano peones acasillados. Almeno tre generazioni sono nate nella selva.

Un altro dei villaggi, Nuevo San Gregorio, è stato fondato poco prima della risoluzione presidenziale del 1972 che concedeva ai lacandoni 614 mila ettari di selva, comprese zone che erano già occupate.

San Antonio Miramar, El Buen Samaritano e Rancho Corozal sono stati insediati dopo l'insurrezione dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) nel 1994; alcuni erano membri del gruppo armato. In totale, sono circa 60 le famiglie insediate sui 5 mila ettari che comprende la riserva ecologica.

Come comunicato dalla SRA, nessuna di queste comunità possiede un documento che avalli la proprietà legittima delle terre; tuttavia, siccome vivono lì da più di 70 anni, era stato chiesto alla Semarnat uno studio per sapere se poteva essere autorizzata la permanenza delle famiglie.

Il giudizio di oggi è stato negativo. Secondo la Semarnat, i coloni stanno violando la Legge Generale di Equilibrio Ecologico, per questo ha raccomandato di liberare la zona.

"Secondo la Semarnat non devono essere regolarizzati; non c'è negoziazione e devono essere ricollocati. Si studia la possibilità di raggrupparli e portarli in un altro posto. Sono completamente illegali lì e non hanno mai certezza giuridica", ha precisato Escobar Prieto.

Il funzionario ha dichiarato che in ogni caso si autorizzerà la permanenza di uno dei sei villaggi e gli altri cinque saranno ricollocati, "questo non è più una faccenda che compete alla SRA. Noi appoggiamo quello che dice la Semarnat", ha puntualizzato in relazione al rifiuto dei coloni di uscire dalla selva.

Ha aggiunto che con l'uscita dei sei villaggi "saremmo quasi alla fine del processo di regolarizzazione della Selva Lacandona. Mancherebbe di risolvere i casi di quattro villaggi che si trovano nella zona nord dei beni comunali e due del fiume Usumacinta".

Interrogato sul destino delle persone che sono state sgomberate dalla selva per essere ricollocate in municipi lontani e l'emigrazione di alcune famiglie di fronte al fallimento dei progetti di sviluppo loro imposti, Escobar Prieto si è così giustificato: "L'importante è che non sono ritornati nella selva: è importante preservare l'ambiente.

È stata data loro l'opportunità di scegliere i posti dove stanziarsi; li hanno costruito le case; sono stati forniti loro i servizi per acqua, fogne, impianti di energia solare, scuole. Per sei mesi sono stati dati loro mais e fagioli. Ovviamente, hanno subito un cambiamento radicale nel loro stile di vita, ma devono adattarsi alle nuove circostanze", ha commentato.

Il titolare della Semarnat, Juan Rafael Elvira Quezada, si è rifiutato di parlare dell'argomento. Il funzionario statale dell'ente, Javier Camarena, ha dichiarato che non importa che alcuni dei villaggi siano da più di 70 anni nella selva. "Questo non toglie importanza alla conservazione e restaurazione dei Montes Azules".

Dal 2003, quando è cominciato il programma di "regolarizzazione" di terre nella Selva Lacandona, sono stati ricollocati gli abitanti di otto comunità che formavano i villaggi Santa Martha, Nueva Magdalena e Nuevos Montes Azules.

Ai lacandoni sono stati pagati più di 300 milioni di pesos di indennità perché cedessero la terra ad altri villaggi nella Lacandona, ha segnalato.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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