La Jornada – Domenica 4 Marzo 2007
Difenderemo i terreni recuperati con le buone o con le cattive, avvertono gli zapatisti
Denunciano una nuova aggressione paramilitare nella comunità indigena del Chiapas
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

San Cristobal de las Casas, Chis. 3 marzo - La comunità autonoma Emiliano Zapata, del municipio ribelle Ricardo Flores Magón, è stata aggredita a colpi d'arma da fuoco a membri dell'organizzazione filogovernativa conosciuta come URCI (derivata dal gruppo paramilitare Paz y Justicia) che opera nei municipi ufficiali Tumbalá e Salto de Agua. Già l'anno scorso questo gruppo aveva costretto gli abitanti di Emiliano Zapata a fuggire, sempre a causa di aggressioni armate, furti e minacce di morte.

La giunta di buon governo (JBG) Camino del Futuro, con sede nel caracol di La Garrucha, dettaglia in un comunicato che, dopo sette mesi di esilio, le famiglie zapatiste avevano deciso di ritornare al loro villaggio ed alle loro terre a febbraio di questo anno, ma lunedì 26 "sono arrivati i paramilitari della comunità Egipto (Salto de Agua) ad offendere i compagni mentre erano al lavoro. Sono arrivati con le armi ed hanno cominciato a sparare".

Mercoledì 28 sono ritornati, circa alle 11 della mattina, per provocare e lavorare nelle terre degli zapatisti. "Francisco Jiménez Alvarez, di Tumbalá, ha sparato e sono arrivate sul posto altre 10 persone armate. Questo 2 marzo sono arrivati i paramilitari da Egipto e Tumbalá; erano circa 30 persone con armi che usano i federali ed hanno abbattuto piante da frutta".

Dal caracol Resistencia Hacia un Nuevo Amanecer, la JBG ed i rappresentanti dei municipi autonomi Francisco Gómez, San Manuel, Ricardo Flores Magón e Francisco Villa denunciano che membri dell'URCI "stanno creando problemi con le nostre basi di appoggio zapatiste nel nuovo villaggio Emiliano Zapata". Ricorda che è ormai un anno che gli aggressori creano problemi nelle terre recuperate nel 1994".

Aggressioni precedenti

Nel marzo del 2006, le autorità autonome del municipio Ricardo Flores Magón citarono i dirigenti di URCI - il presidente regionale Julio César Pérez ed il delegato Francisco López Méndez - per cercare una soluzione pacifica, "ma non vollero sentir ragione".

Ad aprile del 2006 attaccarono le famiglie zapatiste con le armi, "spararono in aria e bloccarono la strada per non far passare i compagni; rubarono 2 sacchi di pannoccchie di mais ed entrarono a costruire le loro case; tagliarono tubi dell'acqua, rubarono peperoncini, abbatterono 500 arbusti di cacao, rubarono 10 tacchini e 20 polli".

Il 14 luglio attaccarono di nuovo. "Spararono sei colpi di fucile e 20 colpi calibro 22, e cacciarono i compagni. Danneggiarono le case ed obbligarono le famiglie zapatiste ad andarsene dal loro villaggio. Abbandonarono le case, 16 ettari di capi coltivati, mais immagazzinato, fagioli, animali domestici come maiali, polli e tacchini, abiti e suppellettili. I paramilitari si portarono via tutto", aggiunge il documento della JBG, firmato da David Méndez Trujillo, María Hernández Jiménez, Joaquín Albores Cortés e César Sánchez Gómez.

"Noi, JBG dei cinque caracoles e basi di appoggio dell’EZLN, alziamo la voce per dire al mondo che difenderemo con le buone o con le cattive, insieme ai nostri popoli, i terreni recuperati dal 1994, perché abbiamo già versato sangue per difendere nostra madre terra", avverte il documento.

"Diciamo ai governi federale, statale e municipali, ed ai dirigenti delle altre organizzazioni che stanno creando problemi nei nostri territori autonomi, che sono loro i responsabili di questa provocazione contro le basi zapatiste. Noi non stiamo creando problemi, perché rispettiamo le altre organizzazioni, ma se loro non ci rispettano, dobbiamo difendere i nostri diritti".

Minacce di morte contro CIEPAC

La Red por la Paz ha denunciato che lo scorso 26 febbraio, alle ore 9:30 circa, "sulla porta degli uffici del Centro di Ricerche Economiche e Politiche di Azione Comunitaria (CIEPAC) è stata messo il seguente messaggio: 'Goditi il tuo ultimo giorno. Ti ammazzeremo. Ti stiamo cercando e ti abbiamo già trovato'".

La rete, composta da 15 organismi non governativi, si unisce alla denuncia della lunga lista di "azioni di persecuzione contro attivisti e difensori dei diritti umani in Chiapas". Dice che CIEPAC aveva già denunciato a gennaio un pedinamento e un tentativo di intrusione nei suoi uffici da parte sconosciuti. "Dal novembre del 2005 a febbraio del 2007 abbiamo registrato almeno 25 casi di persecuzione. In nessuno di questi ci sono stati progressi nelle indagini né assegnate responsabilità nei casi dove sono state fatte denunce dirette".

Le organizzazioni civili della Red por la Paz aggiungono che queste aggressioni contro organismi civili "mettono a rischio il lavoro e l'integrità di chi lavora alla difesa dei diritti umani, alla costruzione della pace ed al rafforzamento dei processi sociali tra le popolazioni indigene".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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