La Jornada – Martedì 3 marzo 2007
Il muro alla frontiera provocherà seri danni ambientali

L'ampliamento del muro di circa mille 200 chilometri di estensione e cinque metri di altezza lungo la frontiera Messico-Stati Uniti non impedirà il passaggio dei clandestini, ma renderà impossibile per molte specie selvatiche completare il loro ciclo biologico naturale, mettendone alcune in pericolo di estinzione.

Il deterioramento ambientale avverrebbe non solo sulla frontiera, ma lungo circa 80 chilometri in direzione nord e sud della linea di divisione, secondo gli esperti, colpendo il già di per sé precario equilibrio ecologico della zona.

Un altro inconveniente che non è stato sufficientemente considerato è che i riflettori ad elevata potenza installati sulla parte superiore del muro, attirerebbero milioni di insetti che sarebbero divorati dagli uccelli della regione, per cui l'impollinazione delle cactacee del deserto e di altre piante si ridurrebbe irrimediabilmente.

Alberto Avilés, esperto che risiede in California, Stati Uniti, ha segnalato che la parete, che raggiunge già 135 chilometri, provocherebbe inoltre una profonda erosione allo sbocco del fiume Tijuana, che si trova sul lato statunitense, ritenuto dall'Organizzazione delle Nazioni Unite, un tesoro ecologico per la biodiversità ivi presente.

Vale la pena osservare che il 30% del bacino del fiume Tijuana si trova negli Stati Uniti ed il 70% in Messico, ha detto l'esperto.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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