La Jornada – Martedì 2 ottobre 2007
Marcos critica Calderón per essere militarista e López Obrador per i suoi collaboratori
"Adesso ci dicono che noi facciamo il gioco della destra, ma quelli che ci mettono gli assassinati, incarcerati e perseguitati continuiamo ad essere noi", denuncia il subcomandante
MATILDE PÉREZ

Il subcomandante Marcos ha rivolto severe critiche a Felipe Calderón Hinojosa ed a Andrés Manuel López Obrador; al primo per indossare l’uniforme militare con la quale conferma di appoggiare la politica delle multinazionali che saccheggiano le ricchezze naturali dei popoli indigeni; al secondo per portarsi dietro gente come Gustavo Iruegas e Arturo Núñez, che hanno umiliato gli indios.

Partecipando all'incontro dei Popoli Indios d'America, organizzato da Casa Lamm e da La Jornada, il subcomandante ha collocato il governo di Calderón Hinojosa al fianco dei capitalisti che hanno portato la loro logica mercantile fin negli angoli più reconditi del paese per impadronirsi dell'acqua, delle foreste e perfino dell'aria delle comunità indigene, ma si sono imbattuti nella ribellione dei popoli, diventati i guardiani e l'opposizione vera contro chi vuole portarsi via le ultime vestigia di sovranità del paese.

Ha smentito López Obrador riguardo alla visita che, secondo questo ultimo, avrebbe realizzato in tutti i municipi del Chiapas e dove, come ha dichiarato in un’intervista radiofonica di qualche giorno fa, non aveva incontrato nessuna protesta contro il governo del mandatario perredista, Juan Sabines.

"Non sappiamo se (López Obrador) soffre della stessa sindrome di Fox – che non leggeva i giornali – perché nel suo giro per il Chiapas non ha visitato i 40 municipi autonomi ribelli; è comprensibile che non lo sappia, perché l'esistenza di questi municipi quasi non viene citata sulla stampa, ma può anche essere che qualsiasi dichiarazione critica" sia eliminata dalla rassegna stampa che gli consegnano e che qualifichi come conservatore chiunque lo critichi.

Le dichiarazioni del subcomandante Marcos su López Obrador hanno scatenato proteste tra i partecipanti che al termine del suo intervento hanno risposto gridando "è un onore stare con Obrador!". I membri dell’altra campagna hanno a loro volta gridato "Né PRI, né PRD, l’altra campagna contro il potere!" Per zittire le grida e calmare gli animi di entrambi i gruppi qualcuno ha lanciato lo slogan "Zapata vive, la lucha sigue!", cosa che ha unificato, almeno nelle grida, i presenti.

Prima degli slogan e durante il suo intervento, il subcomandante Marcos ha citato il rapporto diffuso il 6 settembre scorso dal Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de las Casas, nel quale si specifica che le famiglie sgomberate dai Montes Azules e "ricollocate" nel rancho Las Vegas, a la Trinitaria, Chiapas, non hanno acqua potabile, energia elettrica, assistenza medica e per cibo è stato dato loro solo riso; è la Caritas che ha fornito fagioli ed altro cibo ai profughi, tra i quali ci sono 26 minorenni, il più piccolo di nove mesi, e sette donne, perché gli uomini sono stati trasferiti in carcere.

Ha aggiunto che gli uomini arrestati sono stati obbligati a firmare una lettera nella quale chiedono scusa al governatore Juan Sabines e misericordia per ottenere la libertà.

Dopo aver parlato dei maltrattamenti e umiliazioni a cui sono sottoposti gli indigeni, il portavoce zapatista ha avvertito che di nuovo si vuole ripetere la criminalizzazione contro gli indigeni zapatisti ed altri popoli indios. Tuttavia, ha sottolineato, a questi corrisponde continuare il loro doppio sforzo di difendere dal basso e a sinistra la loro terra, i loro costumi, la loro vita, per questo l'incontro a Vícam, Sonora, che per molti sarà importantissimo, per gli indigeni del Messico e di altri paesi latinoamericani sarà la definizione della lotta e della costruzione di un mondo nuovo, dove cessino gli arbitri e le ingiustizie.

Davanti a circa 200 persone riunite in due saloni e nei corridoi di Casa Lamm, Marcos ha proseguito con quella che ha definito la sua "ostinata memoria", poiché ha ricordato che López Obrador abbandonò il presidio mantenuto per un mese a Reforma e nello Zocalo capitalino per accompagnare Juan Sabines come candidato del PRD al governo del Chiapas. Ha aggiunto che Sabines era stato mesi prima sindaco di Tuxtla Gutiérrez per il PRI e militante per anni di questo partito; una volta vinte le elezioni, López Obrador tornò nello Zocalo e, "esultante, ha detto che in Chiapas era stata fermata la destra, pur sapendo che stava riciclando il PRI" e che con lui tornavano al governo i "finqueros" che sono sempre stati contro gli indigeni.

Ha dichiarato che il governo perredista di Juan Sabines è la continuazione di un progetto politico, sociale ed economico simile a quello di altre amministrazioni; è la continuazione della repressione, usurpazione e discriminazione. È la guerra contro i popoli indios sotto un’altra veste.

Ha criticato anche che López Obrador abbia nella sua squadra di collaboratori gente come Arturo Núñez Jiménez e Gustavo Iruegas, dei quali ha ricordato la loro "deplorevole partecipazione nei dialoghi di San Andrés", che il subcomandante Marcos ha definito il tradimento del 1995, non solo per aver umiliato gli allora capi zapatisti, tra i quali c'era il comandante Zebedeo, di essersi presi gioco di loro e, come membri del governo di Zedillo, di aver applicato la strategia di "picchia per far dialogare" e che poi è culminata col massacro di Acteal.

Gustavo Iruegas, che oggi occupa la carica di cancelliere del "governo legittimo", conta sull'appoggio del lopezobradorismo, ma "nel suo caso come in quello di Arturo Núñez o di Ricardo Monreal sappiamo che non hanno cambiato convinzione e logica; forse, più avanti, ci daranno prove di non essere più criminali né di destra, loro li hanno già convinti, ma noi no: non ci hanno convinti. Ora ci dicono - per aver denunciato questo - che facciamo il gioco della destra, ma a rimetterci gli assassinati, incarcerati e perseguitati continuiamo ad essere noi".

All’evento erano presenti Magdalena Gómez - collaboratrice de La Jornada, Sergio Rodríguez Lazcano - direttore della rivista Rebeldía, la comandanta Miriam ed il comandante Zebedeo dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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