La Jornada – 2 febbraio 2007
Divide i giudici il progetto che prevede di non indagare sul caso
Góngora Pimentel: ci sono state palesi violazioni dei diritti umani in Atenco

JESÚS ARANDA

Membri del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra hanno marciato dal monumento alla Rivoluzione fino alla Corte per esigere la libertà dei prigionieri politici [foto di Jesús Villaseca]

La discussione sulla petizione che la Suprema Corte di Giustizia della Nazione (SCJN) investighi l'operativo poliziesco del maggio scorso in San Salvador Atenco si è complicata nella sessione di ieri e di fronte alla necessità che il plenum definisca, prima di prendere una decisione, che cosa s'intende per "violazione grave delle garanzie individuali", il giudice presidente, Guillermo Ortiz Mayagoitia, ha risolto di aggiornare il dibattito a martedì prossimo.

Solo tre giudici, Genaro Góngora Pimental, Juan Silva Meza ed Olga Sánchez Corsero, hanno chiesto apertamente che la SCJN investighi sulle denunce fatte dagli abitanti di Atenco e dalle organizzazioni sociali che accusano i corpi di polizia federali e statali di uso eccessivo della forza, perquisizioni illegali, detenzioni arbitrarie, tortura ed abuso sessuale di 44 donne arrestate.

José Ramón Cosío e Fernando Franco hanno invece respinto il progetto, dicendo che non è sufficientemente chiaro e che non è abbastanza motivato.

José de Jesús Gudiño Pelayo, Sergio Valls Hernández e Margarita Luna Ramos hanno appoggiato la proposta del ministro istruttore, Sergio Salvador Aguirre Anguiano; Ortiz Mayagoitia non ha definito la sua posizione.

Nella sessione del prossimo martedì, il plenum sarà al completo, perché Mariano Azuela Güitrón sarà presente dopo un'assenza di alcuni giorni: alcuni mesi fa aveva dichiarato che l'articolo 97 della Costituzione che prevede la facoltà della Corte di indagare su violazioni gravi alle garanzie individuali è "completamente anacronistica e è redatto coi piedi", per cui il suo voto è prevedibile.

Ieri le porte del salone delle sessioni sono rimaste chiuse per impedire che gli slogan degli abitanti di San Salvador Atenco in meeting fuori dalla sede della Corte, arrivassero alle orecchie dei giudici. Si sono prese pure precauzioni affinché fra il pubblico potessero solo essere presenti funzionari, studenti e giornalisti. Il pubblico ha potuto seguire la seduta in circuito chiuso televisivo.

Il più eloquente è stato Góngora Pimentel che non ha lasciato dubbi sulla sua posizione dicendo subito all'inizio: "ho fatto mia la petizione del gruppo di cittadini che la SCJN eserciti la sua facoltà di indagine prevista nell'articolo 97 costituzionale perché la mia coscienza non mi ha dato un'altra alternativa.

La Corte non può essere complice per omissione né lavare le violazioni dei diritti umani; la Corte deve indagare su quanto è successo, se ci sono state violazioni gravi alle garanzie individuali, che sono palesi nel caso: quali autorità sono state responsabile di questi, fare raccomandazioni precise alle autorità e, soprattutto, fissare un precedente che in Messico questo non è permesso". Che si decida "se i fatti sono accaduti spontaneamente o se sono stati provocati, o se una volontà di vendetta da parte del governo ha provocato tali avvenimenti".

È tanto vigente il tema, ha sottolineato, che lo stesso presidente Felipe Calderón è stato perseguitato all'estero nel suo giro proprio per questi fatti.

Ha messo pure in discussione il fatto che la proposta preveda che la Corte non indaghi sui fatti se l'autorità ha agito nel quadro delle sue attribuzioni per mantenere l'ordine pubblico. Questa - ha detto - "sarebbe una licenza della SCJN alle polizie affinché ammazzino e picchino grazie al semplice fatto di essere poliziotti; sarebbe convalidare, in modo chiaro, mediante una risoluzione, il '68 o il giovedì del Corpus Domini del 1971".

Ha definito che l'indagine "non vuole esacerbare gli animi ma, al contrario, aiuterà a chiudere le ferite sociali, a purificare la coscienza nazionale.

Tutti abbiamo visto le terribili immagini in televisione di 32 uomini che picchiavano un altro a terra; abbiamo visto i poliziotti entrare nelle case senza nessun mandato, buttando giù le porte a calci e come perfino ai cani siano toccate le bastonate". E persiste ancora la domanda: "chi sono i responsabili? Agirono motu proprio celerini e poliziotti?".

Non rispondere alla gravità dei fatti sarebbe come "se in un attacco generalizzato di pazzia si applaudissero massacri, come è successo nella Germania nazista".

Come Cosío, Góngora ha criticato la proposta in oggetto, perché riporta solo la posizione delle autorità, ignorando le vittime.

Visto che non erano tutti a favore della proposta di Aguirre Anguiano, le critiche dei giudici hanno obbligato Aguirre a ritirare varie delle posizioni postulate, per assicurarsi la maggioranza.

Così, ha accettato di eliminare il paragrafo che parlava del mantenimento della "pace sociale" ed ha anticipato che eviterà riferimenti relativi a personaggi presenti ai fatti del 4 e del 5 maggio in San Salvador Atenco, così come commenti sulla presenza di sindacalisti e/o di stranieri; oltre a togliere l'affermazione che "la Corte non deve intervenire quando i fatti sono motivati dal legittimo esercizio delle autorità di polizia nelle loro attribuzioni". Si è detto pure disposto ad eliminare proposte tendenti a creare una dottrina giurisdizionale sull'articolo 97 costituzionale.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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