La Jornada – Martedì 2 gennaio 2007
Il popolo yaqui è a rischio di repressione da parte del governo di Sonora, avverte Marcos
Con delegati di 47 paesi, l’EZLN celebra il 13° anniversario della sua insurrezione
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Oventic, Chis., 1º gennaio - L'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) ha celebrato il 13 anniversario della sua insurrezione armata con la concentrazione pubblica più numerosa ed ampia di autorità civili e militari dello zapatismo mai vista fino ad oggi.

Davanti a più di 4 mila indigeni, basi di appoggio della regione degli Altos, in maggioranza tzotziles, e più di 2 mila partecipanti all'Incontro dei Popoli Zapatisti con i Popoli del Mondo, arrivati da 47 paesi fino alle montagne di San Andrés Sakamch'en de los Pobres, il comandante David ha ricordato all'alba di oggi: "Noi popoli indigeni del Chiapas che ci siamo presentati davanti alla nazione ed al mondo col volto coperto, ancora esistiamo, siamo qui e qui saremo, ma non vogliamo più vivere né morire nella miseria, nell'umiliazione e nell'oblio. Se si deve morire, che sia morire combattendo per la libertà e per la giustizia, ma non in ginocchio".

Da parte sua, il teniente coronel Moisés, a nome della Commissione Intergalattica dell’EZLN, ha dichiarato che nella loro lotta pacifica ma ferma contro il capitalismo ed il neoliberismo gli zapatisti hanno bisogno di "un'idea ed un pensiero" per "seminare la lotta, l'organizzazione e la saggezza su come lo faremo, perché non lo diremo solo a parole, dobbiamo cercare il fare nei fatti".

Alla presenza delle cinque giunte di buon governo, degli oltre 40 consigli municipali autonomi e del subcomandante Marcos, e rivolgendosi alle basi di appoggio dell'EZLN "di tutti i caracoles, municipi e territori zapatisti del sudest messicano", il comandante David ha affermato che dopo questi anni di lotta aperta qualcosa è cambiato, e che in futuro "oltre a dare la nostra parola, mettiamo anche l'udito per ascoltare i fratelli e le sorelle di tutti gli stati del Messico e dei paesi del mondo".

Tredici anni di guerra, ha aggiunto, per chiedere la soddisfazione delle richieste dei popoli indigeni: democrazia, libertà e giustizia per tutti. "Per ottenerle, vogliamo unire le nostre lotte con quelle di molti popoli che subiscono anche loro ingiustizie, umiliazioni e persecuzioni. Abbiamo dato la nostra parola per fare conoscere quello che pensiamo e quello che vogliamo, e molti ci hanno ascoltato e ci hanno creduto", ha dichiarato.

Resistenza all’assedio ufficiale

In un clima di festa ma nello stesso tempo solenne, sotto un'incostante coltre di nebbia, il comandante tzotzil ha salutato gli aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona ed all'altra campagna, "presenti e non presenti", e le persone solidali con la causa indigena. Ha fatto riferimento in modo particolare "ai compagni ed alle compagne della truppa insurgente, miliziani, comandi militari ed ufficiali dell'EZLN che per 13 anni hanno cercato di compiere il loro dovere come insurgentes e soldati del popolo".

David ha salutato i comandantes e comandantas "che umilmente e semplicemente hanno cercato di compiere il loro dovere come dirigenti, insieme ai comitati locali e regionali", ed ai popoli basi di appoggio "di tutto il territorio ribelle zapatista che sono coloro" che hanno ricevuto e resistito alle minacce e persecuzioni militari e paramilitari "dei malgovernanti".

Ha annunciato il prossimo Incontro Intercontinentale. "Per questa attività abbiamo creato la Commissione Intergalattica, di cui abbiamo dato incarico al compagno teniente coronel insurgente Moisés, con un gruppo di comandantas e comandantes". Ha invitato a preparare ed organizzare il secondo incontro che si terrà in luglio.

Un'altra attività sarà convocare insieme al Congresso Nazionale Indigeno "un incontro dei popoli originari di tutto il continente americano, dall'Alaska fino alla Terra del Fuoco" che si svolga possibilmente ad ottobre ed al quale l'EZLN invita tutti i popoli indios della regione.

Ha ribadito l'impegno zapatista con i popoli "affinché continuino ad organizzarsi in tutti gli ambiti per migliorare le loro condizioni di vita, resistere ai colpi, alle minacce ed alle persecuzioni del malgoverno". Continueranno la difesa dei "nostri diritti e della nostra cultura come popoli indigeni", la costruzione ed il rafforzamento dell'autonomia "a tutti i livelli della vita", e l'attività dell'altra campagna. Per la seconda tappa di questa, partirà una delegazione più grande per percorrere tutto il paese al fine di "lavorare da vicino con i compagni e le compagne dell'altra campagna, fino a far scaturire il programma nazionale di lotta".

Invitando "tutta la brava gente del nostro paese ad unirsi in questa lotta politica e pacifica", ha ammesso: "Questa attività non piace ai potenti, ai governi ed ai partiti politici. Abbiamo ricevuto minacce. Ma vogliamo dire che la faremo comunque. Solo ammazzandoci tutti e tutte noi ci fermeranno nella nostra idea di creare un movimento anticapitalista e di sinistra". Per concludere, il comandante David ha chiesto libertà e giustizia per Atenco e Oaxaca e la liberazione di tutti i detenuti politici del Messico.

Prima, in maniera inusuale, il subcomandante Marcos aveva letto in tzotzil un lungo discorso rivolto a quelli che ha definito "nostri comandanti, i popoli zapatisti zoques, mames, choles, tojolabales, tzeltales e tzotziles", provenienti "da tutte le zone del Chiapas dove c'è la nostra bandiera con la stella rossa a cinque punte dell'EZLN".

La versione in castigliano è stata letta a sua volta dalla comandanta Hortensia. "La nostra parola è per chi è il cuore bruno della nostra organizzazione", ha detto, "il Votán Zapata, guardiano e cuore dei nostri popoli". Alcuni "erano ancora bambine e bambini quando è cominciata la nostra lotta, ma sono cresciuti nella resistenza e nella dignità che ci hanno insegnato i nostri vecchi". Ha sottolineato che la storia del loro movimento è collettiva e che "le zapatiste e gli zapatisti non sono ognuno un singolo individualmente.

I potenti ed i loro malgoverni, col disprezzo e l'oblio, stavano portando avanti una guerra di sterminio. Ed allora il noi che siamo dell'EZLN dicemmo che ormai era tempo, che basta, e ci siamo sollevati in armi affinché ci vedessero, ci prendessero in considerazione e ci rispettassero. La nostra storia è quella della dignità che lotta per diventare sempre più collettiva, per fare un noi così grande che ci stiano tutti gli sfruttati, gli usurpati, umiliati e repressi del Messico e del mondo".

Ha riferito che "durante il cammino della nostra lotta abbiamo capito che le nostre richieste non possono essere ottenute se non ci uniamo con altri popoli indios del Messico, se non ci mettiamo con altre persone che non sono indigeni ma che anche esse lottano per la libertà, per la giustizia, per la democrazia".

Attualmente, ha aggiunto, l'EZLN percorre il cammino dell'altra campagna "e siamo arrivati in tutti gli angoli dal nostro paese per conoscere, ascoltare e parlare con i nostri nuovi compagni". Durante il cammino "abbiamo scoperto che il pensiero collettivo è ben compreso dagli altri popoli indios". Marcos ha inoltre segnalato che "i più decisi nella lotta sono i popoli indios, i giovani e le donne".

Ha citato in particolare gli yaquis ai quali si vuole imporre un'autorità "senza tener conto del pensiero e dei sentimenti della comunità di Vícam". In questi momenti "il popolo compagno yaqui è minacciato dalla repressione del governo di Sonora. Bisogna essere vigili per appoggiarlo nel caso lo attacchino", ha avvertito. "Se 13 anni fa, quando eravamo soli, non ci siamo fermati, non abbiamo avuto paura, non ci siamo arresi, ora che abbiamo compagnia sul nostro cammino e destinazione non ci fermeremo".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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