il manifesto - 31 ottobre 2006
Messico
La «riconquista» di Oaxaca fa 4 morti
Gianni Proiettis - Città del Messico

E' durata tutta la domenica la «riconquista pacifica» della città di Oaxaca, ordinata dal governo Fox e compiuta da 4mila uomini della Policia Federal Preventiva. Quattro i morti - che il portavoce presidenziale si ostina a negare, nonostante le foto - decine di feriti e contusi, un centinaio di arrestati. Tra i documenti che resteranno a prova storica della violenza brutale scatenata a Oaxaca, il filmato di Brad Will, il cameraman americano ucciso venerdì scorso negli scontri, che ha filmato la propria morte. Il video è stato messo in rete da Indymedia e mostra il ripiegamento improvviso dei manifestanti dopo una raffica di colpi di pistola. All'improvviso la telecamera traballa, si sente il giovane implorare «aiutatemi» mentre corre, poi un tonfo e più nulla. Il ministro degli interni, il cattolicissimo Carlos Abascal, aveva giurato su dio in parlamento che non ci sarebbe stata «repressione violenta». Per il presidente Vicente Fox, al quale resta solo un mese di vita politica, «in Oaxaca si è ristabilita la pace sociale».

Già dalla mattina di domenica le forze federali avevano cominciato a prendere posizione alle quattro entrate della città. Con una manovra di accerchiamento, truppe dell'esercito e della marina hanno isolato l'intera regione, «per impedire il transito di armi e scoraggiare eventuali intrusioni di gruppi guerriglieri», hanno dichiarato fonti del ministero della difesa. Ma il movimento che occupava il centro della città da più di 5 mesi reclamando la destituzione del governatore Ruiz Ortiz ha optato per una resistenza flessibile: niente armi - tranne pietre, bastoni e molotov per autodifesa - e una ritirata tattica quando le barricate diventavano indifendibili. Dall'altra parte i federales contavano su elicotteri, bulldozer, blindati con getti d'acqua.

La direzione della Appo - la Asamblea Popular de los Pueblos de Oaxaca, che riunisce più di 350 organizzazioni - ha tentato, fino alle 7 di domenica sera, di entrare in contatto telefonico con il ministero degli interni ma non è riuscita a fermare l'attacco. A smentita delle dichiarazioni governative, solo le prime file di poliziotti erano disarmate, mentre le truppe di rinforzo sfoggiavano armi automatiche di grosso calibro e le hanno usate. Il ripiegamento, deciso dalla maggioranza dei manifestanti, ha evitato maggiori vittime ma non è riuscito a impedire pestaggi e detenzioni arbitrarie. E neanche i quattro morti, fra i quali due ragazzi di 12 e 15 anni, che si aggiungono alle 14 vittime già identificate.

Quando, in serata, il servizio d'ordine della Appo, quasi un migliaio di persone, ha deciso di ritirarsi nell'università - attualmente assediata da elicotteri in volo - le forze federali hanno «liberato» la piazza centrale, il palazzo municipale e la sede della polizia statale. Secondo gli accordi firmati dal governo federale con gli insegnanti dello stato, che hanno iniziato nel maggio scorso la protesta, questi ultimi sarebbero tornati a scuola ieri.

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