Sabato 30 settembre 2006
Inaccettabile che il governo foxista agisca a fianco di paramilitari ed assassini
L'APPO critica Abascal perché minaccia di usare la forza pubblica ad Oaxaca
Il doppio discorso del segretario è pericoloso, tensione alle barricate
HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

Oaxaca, Oax, 29 settembre - Tra voci e nuove versioni non confermate dell'arrivo della polizia federale, dichiarazioni governative sul "culmine" della situazione ed un'intensa attività nei presidi e nelle barricate nella città in resistenza durante il pomeriggio, questa notte sembrava che i dadi fossero stati lanciati e che fosse questione di ore per l'arrivo della molto "decantata" operazione, se non della Polizia Federale Preventiva (PFP), di sicuro dei poliziotti statali, dei picchiatori e dei gruppi di scontro.

Questa notte, in uno Zócalo davvero teso, rappresentanti dell'Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca (APPO) hanno affermato: "È pericoloso che il segretario di Governo (Carlos Abascal) usi un doppio linguaggio: propone dialogo ed accordi, mentre minaccia in modo criptico un imminente intervento della polizia. Sarà responsabile Vicente Fox delle violenze che potranno subire questa notte gli oaxaqueñi che lottano per una vita con giustizia, come se quelli, dopo sei anni di governo, non fossero responsabili della nostra protesta e della nostra povertà".

Hanno denunciato come inaccettabile che un governo, che dice di difendere le istituzioni, "agisca spalla a spalla con delinquenti, paramilitari ed assassini noti per aver represso con brutalità il popolo". Ci sono informazioni - hanno detto - su come si voglia tentare di eliminare fisicamente dirigenti del magistero e dell'APPO.

Secondo notizie provenienti da comunità zapotecas e mixtecas delle sierre del Nord, del Sud e della Mixteca, come dall'istmo di Tehuantepec, che l'Esercito ha preso posizione sulle strade, ha installato posti di blocco ed accerchiato le comunità indigene per impedire che "scendano" dalle valli per appoggiare la resistenza della capitale. Una fonte commentava oggi: "Quello che non sanno è che molti sono già scesi".

Problemi ai presidi

Nelle barricate e nei presidi è tornato a girare lo slogan "Oaxaca non sarà Atenco" e tutto fa prevedere davvero che il "recupero" della città "sequestrata" (secondo l'antipatica espressione governativa) dai suoi stessi abitanti, sarà complesso, imprevedibile e violento. Nel momento della repressione contro un popolo deciso a resistere, che cosa è "chirurgico" e che cos'è tanto o troppo?

Quasi a mezzanotte, il clima alle barricate era pesante, pesantissimo. Il centro storico brillava vuoto e gli addetti ai turni di guardia portavano l'elmetto da operaio, bastoni e razzi. Si vedevano poche donne e nessun bambino, le tende dell'accampamento circostante sventolavano al vento senza nessuno dentro. Invece, negli altri presidi ed accampamenti c'era molta gente e tutti si dicevano disposti a resistere.

L'alba fra giovedì e venerdì è stata tesa e lunga. Si è osservata una rapida mobilitazione di abitanti e simpatizzanti del magistero che hanno bloccato gli accessi alla capitale in poco tempo.

Magari è stata l'ultima "prova generale" nella "guerra psicologica" contro gli oaxaqueñi prima dell'entrata della forza pubblica, ma le guardie popolari apparentemente esigue hanno ricevuto rinforzi con grande rapidità. Oggi sono state costruite nuove barricate di sabbia, pietre, fil di ferro e veicoli in previsione di varie aggressioni isolate da parte di provocatori priísti, oppure della forza pubblica.

Secondo gli osservatori, le minacce notturne hanno avuto l'intenzione di "misurare" la reazione della resistenza che potrebbero essere imprevedibili. I 131 giorni passati sono stati una scuola per migliaia di oaxaqueñi disposti a non cedere sulla loro principale rivendicazione: le dimissioni del governatore Ulises Ruiz.

Dopo le sparatorie di ieri sera con armi di diverso calibro, che non hanno ricevuto risposta da parte dei manifestanti, sono spuntati razzi e bombe molotov in alcuni posti di guardia mentre in altri gli anziani del quartiere continuavano ad essere armati solo di bastoni, pali e falò. Questa notte continua la massima allerta e prima di mezzanotte la città è rimasta praticamente chiusa alla circolazione dei veicoli.

Dopo due giorni di trasmissioni disturbate, Radio Oro (ribattezzata Radio APPO) ha smesso di funzionare definitivamente, apparentemente per il sabotaggio di un lavoratore dell'impresa a cui appartiene la stazione radio. Poche ore dopo, un gruppo di manifestanti ha occupato pacificamente la vicina Radio Messicana (570 AM), ubicata in via Alcalá. Ma la direzione provvisoria dell'assemblea popolare non ha riconosciuto l'azione ed ha deciso che la stazione radio doveva essere immediatamente restituita all'impresa Organizzazione delle Emissioni Radio Messicana.

Gli attacchi armati notturni sono avvenuti soprattutto in El Rosario e Brenamiel vicino alle antenne di Radio Oro, anche se altre sparatorie sono state registrate in diversi punti della capitale. Durante il giorno hanno continuato a trasmettere le radio La Ley del Pueblo e Radio Plantón. Queste due sono molto protette, in particolare La Ley, nei cui paraggi uno si sente come nella Striscia di Gaza.

Ieri sera sono stati saccheggiati pure alcuni negozi vicini alla città universitaria, sembra da gruppi di picchiatori controllati da Nahúm Carreño. è stata pure occupato e danneggiato nelle prime ore di venerdì l'ufficio governativo per le pensioni da gruppi simili che hanno lasciato scritte che dicevano "Occupato dall'APPO", ma il movimento sociale oaxaqueño non ha bloccato altri nuovi edifici governativi ed in più l'immobile è stato subito abbandonato. L'assemblea popolare ha preso immediatamente le distanze da questi fatti.

Però, seguendo il copione stilato in anticipo dalle autorità e che è stato denunciato da varie fonti, la titolare per le comunicazioni sociali del governo, Luz Divina Zárate, si è affrettata ad incolpare l'APPO del saccheggio. Un'azione simile c'è stata pure nel supermercato Bodega Aurrerá, dove sono stati rotti i vetri e si sono registrati furti, ma il negozio contiguo, di proprietà di un consigliere comunale del municipio priísta, non ha avuto neanche un graffio.

Proteste indigene nell'istmo

La mobilitazione di indigeni e contadini contro la Pemex nella regione dell'istmo di Tehuantepec, che è iniziata giovedì, si è estesa a nuovi ejidi nella zona di Matías Romero. Oggi contadini mixe di Estación Sarabia, Boca del Monte e Paso Real hanno impedito l'accesso del personale Pemex alla zona delle sue installazioni.

Intanto continua la mobilitazione dei mixe di Coyol Seco, Piedra Blanca e El Maluco sulla strada Transístmica, al chilometro 181. E sono arrivati pure i maestri della sezione 22 del Sindacato Nazionale dei Lavoratori dell'Educazione.

Gli ejidatari di Mogoñe Estación e di Colonia Salazar hanno sequestrato un trattore, e così sono già tre le macchine trattenute in protesta per i danni che la Pemex sta causando alle coltivazioni ed ai pascoli. A queste azioni ha partecipato pure un numeroso gruppo di ejidatari di Mogoñe Viejo.

C'è tensione anche nella zona di Matías Romero, per l'escalation di provocazioni da parte di poliziotti vestiti da civili "visibilmente impasticcati" che tentano di "riaprire" le scuole.

Altre informazioni segnalano che le installazioni petrolifere di Salina Cruz sono fortemente presidiate da effettivi della Marina e che sono continui i pattugliamenti dell'Esercito tra Puerto Escondido, Pochutla ed altre località della costa.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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