La Jornada - Domenica 30 aprile 2006
Bisogna lottare non solo per miglioramenti salariali e sindacali, afferma nel DF
Il Delegato Zero invita i lavoratori a prendersi i mezzi di produzione
"Il capitalismo, origine di tutti i mali della classe operaia, bisogna combatterlo"

HERMANN BELLINGHAUSEN E CAROLINA GOMEZ

Alla vigilia del primo maggio, il subcomandante Marcos ha esortato i lavoratori a non accontentarsi solo di lottare per la democrazia sindacale e miglioramenti salariali, ma a decidersi, insieme all' altra campagna, "a lottare per distruggere i capitalisti e togliergli il possesso dei mezzi di produzione".

Secondo Marcos, sarà la determinazione che mostreranno i lavoratori al riguardo ciò che definirà la possibilità di celebrare "un altro primo maggio", con "un altro movimento operaio; uno che esca dalla vergogna". Ma ha considerato anche che determinerà il "carattere di classe, di sfruttati contro sfruttatori", ed ha sollecitato ad assumere questa determinazione, perché "abbiamo visto dappertutto molta sofferenza e dolore ed abbiamo toccato molti cuori ribelli disposti a ribellarsi contro l'oppressione, il sistema capitalista".

Partecipando al Primo Incontro Nazionale Operaio dell'altra campagna, realizzato nella sede del Sindacato Nazionale dei Lavoratori di Uniroyal, il Delegato Zero, dopo aver manifestato il suo dolore per i minatori "massacrati" da Sicartsa (a Lázaro Cárdenas, Michoacán), ma chiarendo di non concordare con leader come Francisco Hernández Juárez - uno dei promotori del Fronte Nazionale per l'Unità e l'Autonomia Sindacale - ha spiegato che l'origine di tutti i mali della classe operaia è proprio il capitalismo. Da qui l'importanza che i lavoratori prendano la decisione di combattere questo modello economico. Alla riunione era accompagnato dalle vedove di alcuni minatori morti a Pasta de Conchos, Coahuila.

"Il capitalismo, pensiamo noi zapatisti, nasce, cresce e si riproduce grazie a e per l'ingiustizia. I ricchi ed i potenti lo sono perché tolgono ad altri la ricchezza, perché sfruttano quelli che lavorano nelle città, nelle campagne, nelle montagne, sui fiumi, sotto terra, in mare. Diciamo anche che il capitalismo trasforma tutto in merce ed organizza tutta la società perché si producano merci, perché si comprino e si vendano. Dunque, noi, gli zapatisti, riteniamo che il responsabile delle nostre pene e disgrazie è il sistema, il sistema capitalista. Comprendiamo che il capitalismo è il nemico e che non potremo vivere con dignità e pace fino a che questo sistema e tutto quello che lo sostiene sia distrutto".

L'incontro ha mostrato l'ampiezza raggiunta recentemente dai movimenti dei lavoratori nel paese del neoliberismo foxista. Si è valutata la trascendenza delle proteste degli emigrati sprovvisti di documenti negli Stati Uniti come riflesso diretto dello smantellamento sociale ed economico che subiscono operai, contadini ed indigeni in Messico. Altro referente internazionale citato dai partecipanti è stato la ribellione giovanile ed operaia in Francia, come parte di un nuovo ciclo di proteste e raggruppamento di lavoratori e sindacati nel mondo capitalista di oggi.

Marcos ha spiegato che un aspetto dell'impatto capitalista è la caduta del potere d'acquisto dei salari, ed ha aggiunto su quanto accade nel Distrito Federal: "La lotta contro il mercato e per un salario giusto è fondamentale, ma non basta. Secondo dati del Centro di Analisi Multidisciplinari della UNAM, c'è un paniere indispensabile calcolato a Città del Messico di quello di cui ha bisogno una famiglia di cinque persone per potere vivere; sono 35 tra beni e servizi tra cui compaiono alimentari, prodotti per la casa, trasporti, energia e gas, e sono esclusi affitto, salute, educazione, vestiario, calzature, istruzione e cultura. Per poter avere questo, un operaio dovrebbe lavorare al giorno 47 ore e 47 minuti, nel gennaio del 2006.

Tuttavia, il costo del paniere operaio indispensabile è passato da sei pesos e 86 centesimi nel 1987, a 288 nel gennaio del 2006. Quello che nel 1987 si poteva comprare da questo paniere di base con il salario minimo era il 94% ed ora solo il 16%. Sono necessari più di cinque salari minimi per avere il necessario per vivere decentemente. Questo supponendo che non si paghi l'affitto, che nessuno si ammali, che non sia necessario comprare vestiti né calzature, e che l'operaio non debba divertirsi né acquisire cultura".

Il Delegato Zero ha mostrato che gli effetti del capitalismo nella contribuzione del lavoro sono stati enormi in Messico: "I lavoratori senza contributi, senza gratifica natalizia, servizi medici né pensione, sono passati da 5,5 milioni nel 1988 ad oltre 26 milioni nel 2004. Nello stesso tempo è aumentato il livello di sfruttamento nel paese. Se nel 1976 le ore di lavoro necessarie all'operaio per pagare il suo salario era di tre ore, adesso in solo 13 minuti paga il suo salario. Il resto della giornata lavorativa va allo Stato e al padrone".

Davanti ad un auditorium traboccante di lavoratori che gridavano "Evviva la classe operaia del mondo, evviva l'altra campagna!", Marcos ha fatto riferimento anche al rapporto mercato-salario che "nasconde" lo sfruttamento dei lavoratori. Ha sottolineato che la base fondamentale del sistema capitalista è in chi possiede i mezzi di produzione, ed ha assicurato che "non si è anticapitalista se non si mette in discussione questa relazione di proprietà".

Ha affermato che gli zapatisti ritengono che i lavoratori della campagna e della città non devono combattere solo per "migliori salari, condizioni di lavoro, sicurezza nel lavoro, contributi, gratifica natalizia, libertà e democrazia sindacale". L'altro movimento operaio "deve combattere per strappare ai capitalisti la proprietà privata dei mezzi di produzione". La risposta dell'auditorium è stata unanime: Forte, forte, forte! Il Delegato Zero ha spiegato: "Dobbiamo domandarci se dobbiamo fermarci solo a chiedere migliori condizioni di lavoro, democrazia sindacale, sicurezza o una volta per tutte, con tutta la forza, togliere loro quello che ci appartiene. Se siamo i diseredati e loro i padroni, usiamo questa forza per farla finita con loro e che il possesso cambi di posto, che sia dei lavoratori e delle lavoratrici".

In una lunga giornata durante la quale numerosi oratori hanno descritto il modo in cui il capitalismo li colpisce nel lavoro e nel personale, Marcos ha palesato l'incongruenza che il prossimo lunedì sfilino insieme corporazioni ispirate a ideali politici divergenti, ed in questo senso ha detto che non si capisce come i cosiddetti indipendenti si mobilitino con il Sindacato Nazionale dei Lavoratori dell'Istruzione (SNTE).

Durante l'incontro che ha riunito oltre millecento partecipanti, la maggioranza dei movimenti dissidenti di corporazioni, come il sindacato dei telefonisti guidato da Hernández Juárez (definito "neocharro"), del sindacato dei lavoratori di General Tire, di Tornel, IMSS, la UNAM e le rappresentanze di organismi che grazie alle loro lotte sono riusciti ad essere riconosciuti, come il Sindacato Nazionale Rivoluzionario dei Lavoratori della Compañía Hulera Euzkadi e anfitrione della manifestazione, le denunce più ricorrenti sono state contro i leader "charro e neocharro, di quelli che scappano come (Napoleón) Gómez Urrutia", i licenziamenti ingiustificati, bassi salari, repressione, condizioni di lavoro insane e perfino criminali.

Provenienti da almeno 18 entità del paese, i lavoratori si sono succeduti sul palco per criticare le pratiche degli industriali e lo sfruttamento di cui sono stati vittime, in particolare nelle compagnie della gomma e nelle maquiladoras.

Javier Cortés, della fabbrica El Murmullo, che lavora per Bonafont nella produzione di bibite gasate, ha riferito che mentre lo stipendio degli operai di 83 pesos per la giornata di otto ore (che alla fine sono di più), "non basta nemmeno per due pasti al giorno, i padroni guadagnano due pesos a bottiglia, che significa 256 mila pesos a turno".

I lavoratori di Lanas Merino (Querétaro) hanno denunciato che il padrone "evade i contributi a Infonavit", tra altre violazioni, e che il 9 aprile sono entrati in sciopero, ed ex lavoratori di Conalep di San Luis Potosí hanno raccontato di essere stati licenziati per aver formato un sindacato indipendente. Reyes Edelmira, segretaria generale del Sindacato Indipendente della JAT, maquiladora di Durango, ha parlato della lotta dei lavoratori per il riconoscimento delle condizioni deplorevoli degli operai nelle maquiladoras. "Eravamo sfruttati e siamo usciti per strada a gridarlo. La Giunta Locale di Conciliazione ed Arbitraggio non ci ha voluto riconoscere ed abbiamo dovuto fare una dura lotta fino a che un tribunale collegiale ci ha dato ragione".

Ismael Cerón, licenziato della compagnia della gomma Tornel, ha raccontato della lotta per essere riassunti ed il modo in cui la CTM si era messa dalla parte del padrone. Pablo Torres ha denunciato che nella fabbrica Legar, di San Luis Potosí, anche qui con un sindacato della CTM, sono alla disperazione perché per lottare contro le violazioni nelle condizioni di lavoro sono entrati in sciopero: "Siamo 50 lavoratori, siamo in sciopero da 300 giorni e senza salari, ma i charros della CTM invece di aiutarci ci danneggiano".

Lavoratori mazahuas hanno criticato il Governo del Distrito Federal perché favorisce i grandi industriali invece delle organizzazioni popolari, e gli impiegati delle maquiladoras della Valle di Tehuacán hanno annunciato la costituzione di un'organizzazione di lavoratori delle maquiladoras in Atepexi ed in altre regioni di Puebla. Operai del corridoio industriale di Ocotlán, Jalisco, si sono uniti alle denunce di licenziamenti massicci, inquinamento grave dell'ambiente e nessun rispetto dei loro diritti. L'autonomia sindacale citata come aspetto indispensabile, implica di lasciarsi dietro le centrali (CTM, CROC, UNT) ed i partiti politici.

I lavoratori aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, così come i simpatizzanti, hanno invitato a sfilare questo lunedì in "un altro primo maggio". L'appuntamento è alle ore 12 davanti all'ambasciata statunitense, per effettuare lì un meeting e poi andare nello Zocalo della città.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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