il manifesto - 29 ottobre
Il reporter
Una fucilata ha ucciso Brad Will
Gli assassini, poliziotti in abiti civili

Bradley Will aveva 36 anni, era un video-reporter della rete di media indipendenti Indymedia, uno dei forse cinquanta dell'«ufficio» di New York. Da un paio d'anni andava e veniva dall'America Latina, aveva coperto eventi in Bolivia, in Brasile, in Messico. Aveva preso qualche botta durante il suo lavoro - era stato picchiato a New York e anche in Brasile - ma morti mai.

La morgue della città di Oaxaca, doveè stato portato il suo corpo dopo la fucilata alla bocca dello stomaco che l'ha ucciso, l'aveva visitata all'inizio di ottobre: c'era stato un morto, sulle barricate della città in piena insurrezione, si chiamava Alejandro Garcia Hernandez. «Non ho visto molti cadaveri in vita mia - scriveva Brad nel suo reportage - e c'era un gruppo di corpi senza nome in un angolo, più o meno pari al numero dei morti di quel giorno, - niente refrigerazione, quell'odore - hanno dovuto aprire il cranio a uno di loro per estrarre la pallottola...».

A un mese da quei servizi in ottobre avrebbe voluto tornare a Oaxaca insurrezione. Aveva chiesto contatti, telefoni, nomi: lo avevano sconsigliato, parlava male lo spagnolo e la gente dell'Asamblea popular si era fatta estremamente diffidente. Ma lui era andato lo stesso, chiedendo il telefono di un avvocato in caso di arresto (il Messico deporta i giornalisti che vengono accusati di prendere parte a attività politiche nel paese).

L'altro pomeriggio era vicino a una barricata a Santa Lucia del Camino. Arrivano persone armate, partono dei colpi, uno raggiunge Brad. Dalle immagini della sparatoria, trasmesse da Televisa, alcuni ascoltatori hanno detto di aver riconosciuto l'assassino: si chiamerebbe Pedro Carmona, un poliziotto. Intanto Brad era morto, con la telecamera in mano.

logo

Indice delle Notizie dal Messico


home