La Jornada – Martedì 28 marzo 2006
A Tuxpan, l’ejido più grande del Messico, diminuisce l’attività rurale
Critiche a governi, PRD e indigeni nayarita davanti al delegato Zero
Uno dei fondatori del PRD ammette la partecipazione del suo partito nell’attacco a Zinacantán

HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Tuxpan, Nay. 27 marzo - Nell'ejido più grande del Messico, ed oggi forse uno dei più inutilizzati, data la sua estensione e l'eccellente qualità delle sue terre da coltivazione, l'altra campagna ha realizzato una riunione eccezionale di vecchi contadini ricchi di storie e gesta rurali dalla Rivoluzione Messicana fino all'ultima battaglia elettorale di Alejandro Gascón Mercado, passando dalla questione agraria, il cardenismo ed il populismo agrario degli anni '70. Inoltre ha raccolto le dimissioni pubbliche di un militante del Partito della Rivoluzione Democratica, già responsabile dei diritti umani nel sole azteco nayarita e che oggi si dice deluso del partito politico che aiutò a fondare, ed anche parole dure e inquietanti di aperta critica ai popoli indigeni di Nayarit.

Nel salone del commissariato ejidale di Tuxpan questa domenica 26 marco si sono riuniti circa 400 contadini adulti, molti già anziani. Anche alcuni insegnanti, donne, e pochissimi giovani, se non fosse stato per gli attivisti arrivati da Tepic per l'occasione, ed alcuni studenti di qualche collegio religioso tuxpenses che non avrebbero preso la parola e nessuno si aspettava che lo facessero. In altri posti è stato il contrario, i giovani partecipano più degli adulti.

Molti sono uomini stanchi. Alcuni hanno venduto le loro proprietà ejidali, altri le affittano a imprese statunitensi e cinesi, o sono pensionati dopo aver lavorato come braccianti negli Stati Uniti, dove sono andati i loro figli e nipoti. Raúl López ha detto: "Quello che manca è organizzarci. Ammazzare la fiacchezza. È una bugia dire che appoggiare i candidati aiuti. E dobbiamo rompere le scatole ai governanti perché ci rispettino".

Isidro Zepeda ha raccontato dell'unione di 16 comunità ed ejidos come Ruiz, La Peñita e Cumbre de Busilá. "Siamo andati al Distretto Federale, con le autorità agrarie e con i governatori di Nayarit. Abbiamo ottenuto che venissero dalla Segreteria della Riforma Agraria. Le richieste non sono mai state soddisfatte. Quello che fanno è dividerci per poterci calpestare. Il governo mette i suoi coyote perchè ci facciano il loro profitto. Vogliono che abbandoniamo la terra. Che la vendiamo. Per questo ci spingono con il loro Procede.

Prima, l'articolo 27 diceva che la terra è non negoziabile ed imprescindibile. Adesso ce la sequestrano le banche senza che possiamo difenderci". Le esperienze coincidono. Don Nacho, accolto da manifestazioni amichevoli dai presenti, ha affermato: "La problematica che si vive in questa grande nazione è grande e deplorevole. Là si dice che tutto si sistemerà. Sì, ma solo se lo facciamolo con decisione".

Ha parlato della durezza dell'esilio economico. "Chi ha vissuto negli Stati Uniti e in Canada sa che cosa significa".

Tuxpan è stato dichiarato ejido nel 1919. Possiede 16 mila ettari, più 3 mila di boschi, ed è stata un'importante zona di coltivazione del tabacco fino al fine della parastatale Tabamex, poi privatizzata. L'importante produzione di caffè è collassata. Continua a produrre molti fagioli e mais, ma ogni giorno ne servono di più per le agroindustrie e serre di ortaggi per il consumo in Asia. La disoccupazione è elevata.

Parlando con il giornalista, l'agricoltore Porfirio racconta che è tornato dopo nove anni a nord dalla California, dove ha un lavoro fisso nei campi di riso e guadagna circa 35 mila pesos al mese. La sua famiglia vive là e lui manda il denaro a sua madre che insieme ad un fratello si prende cura delle sue terre. Pensa di ritornare a nord. È lavoratore regolare. Ha un padrone.

Un rappresentante del Movimento Popolare degli Utenti, che lotta contro gli abusi della Commissione Federale di Elettricità, composto da contadini, ha riferito che "l'unione serve affinché tutti resistiamo insieme. Se noi non lottiamo, nessuno lo farà per noi". Un altro contadino ha detto al delegato Zero: "Voglio che mi dica che cosa faremo di qui in avanti".

Ha preso la parola un altro tuxpense: "Voglio denunciare il disonore in cui è caduto il mio partito, il PRD, quando qui in Nayarit ha favorito il ritorno di un gruppo di repressori che avevano lasciato il governo", ha dichiarato José Luis González, storiografo. "Il PRD ha tradito gli indigeni. In Chiapas i perredisti sono diventati paramilitari ed aggrediscono gli zapatisti come prima faceva il PRI". Ha ammesso che "molti" dei suoi compagni di partito, "soci del gruppo di Jesús Ortega", spararono contro gli zapatisti in Zinacantán, ed il partito non è mai intervenuto, per complicità.

Si è riferito al caso di José Guadarrama, uomo forte del PRD in Hidalgo, recente candidato a governatore, e prima, come priista, responsabile della morte di perredisti. E così è arrivato a Antonio Echevarría, il magnate locale, veterano della guerra sporca contro l'Università Autonoma di Nayarit negli anni '70, collaboratore del generale Flores Curiel, poi governatore di Nayarit per il PRD ed oggi padrone di una grande fortuna. González ha chiarito che non cerca né ha mai cercato cariche, ma ha accusato il PRD di permettere ad Echevarría di imporre le candidature per le prossime elezioni, ed ha dichiarato: "Da questo momento mi dimetto dal PRD".

È la prima volta che un perredista riconosce in queste riunioni la responsabilità del suo partito nell'aggressione del 10 aprile del 2004 a Zinacantán, e che si pronuncia a favore dell'altra campagna, abbandonando il PRD.

"Non ho dubbio che Andrés Manuel López Obrador sarà presidente", ha aggiunto, per domandarsi subito dopo con quale faccia il candidato "offre omaggio ad Alejandro Gascón Mercado mentre è in affari con i repressori e corrotti che circondano Antonio Echevarría".

Esther López, produttrice di caffè dell'ejido Ruiz ha dichiarato: "È molto triste la situazione di tutti noi che lavoriamo col nostro sudore. Viviamo abbandonati dal governo. Mentre sono in campagna, tutti i politici ci conoscono, ma quando sono al potere non ci guardano più e se ostacoliamo la loro strada ci travolgono.

I giovani vanno al nord e noi adulti dobbiamo lavorare. Che cosa ci rimane. Per il caffè le grandi imprese ci pagano 2,25 pesos. Ci basta appena per coprire i costi del trasporto".

Sonia García ha raccontato che nello stato ci sono 5.200 produttori di caffè "che stiamo morendo di fame per l'ingiustizia". I funzionari "non hanno mai tempo di rispondere alle nostre domande", ed ha proclamato: "Da qui vogliamo dire al governatore che non sopportiamo più e che siamo già organizzati. La sua razza finisce con lui".

Nella riunione è stato espresso malcontento anche contro Eduardo Valenzuela, il sindaco di Tuxpan (ejido e municipio), appoggiato da PRD, PT ed il regionale PRS (degenerazione dell'antico partito di Gascón Mercado prima che questo ed i suoi compagni fondassero il Partito dei Comunisti) e viene confermato che con Valenzuela è la stessa cosa del PRI.

Un uomo cora con berretto da baseball presentatosi come Tlacaélel, ha iniziato un discorso inusuale nel contesto dell'altra campagna. Criticava i popoli indigeni (coras, mexicaneros, tepehuanos e huicholes di Nayarit): "Si sono sempre lasciati ingannare dal governo. Accettano tutto, piani, programmi, e provviste che perfino pagano".

È corretto ammettere che i rappresentanti di questi popoli sono stati tradizionalmente filogovernativi e non hanno partecipato al movimento indigeno che ha scosso il paese negli ultimi due decenni. Non è casuale che in questa entità, di questa componente indigena sotto accusa, l'altra campagna non abbia realizzato un incontro con questi popoli tradizionalmente controllati dalle istituzioni governative. Invece si riuniscono con Vicente Fox, come prima facevano con Zedillo, Salinas ed i successivi governatori.

"Noi coras, riteniamo che le organizzazioni conservatrici PAN, PRI e PRD non rappresentano la nazione". Tlacaélel ritiene responsabili i partiti politici dei mali che affliggono questi popoli e l'entità nel suo insieme. Ha denunciato che la Direzione Generale di Educazione Indigena in Nayarit è un organismo privato, come tutta l'istruzione, e che le politiche ufficiali non sono a beneficio dei popoli indios.

"Lo Stato messicano deve risorgere. Dobbiamo lottare in senso opposto a quanto abbiamo fatto fino ad ora", ha aggiunto, sollecitando il subcomandante Marcos ad informare di queste critiche contro il sistema politico il comando dell'EZLN e la Commissione Sesta dell'altra campagna.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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