La Jornada - Mercoledì 27 settembre 2006
Preparativi per rispondere ad un possibile sgombero con la forza
APPO: siamo in allerta rossa e pronti a resistere
Costruite le trincee e rafforzati i presidi

HERMANN BELLINGHAUSEN - INVIATO

Oaxaca, Oax, 26 settembre - L'Assemblea Popolare dei Popoli di Oaxaca (APPO) si è dichiarata in allerta rossa per un possibile sgombero. Visto l'attacco della polizia di domenica nelle vicinanze dell'hotel Camino Real e perchè le forze dell'ordine statali sono acquartierate da vari giorni. Inoltre, le dichiarazioni del governatore Ulises Ruiz, del governo federale, del Partito Rivoluzionario Istituzionale, degli impresari e dei membri del Congresso dell'Unione nelle ultime ore sembrano puntare verso l'utilizzo della forza. "Siamo pronti a resistere”, ha detto oggi uno dei responsabili della barricata davanti a Radio Oro.

Sebbene non sia stato ancora reso noto il risultato della nuova consultazione realizzata dalla sezione 22 del Sindacato Nazionale dei Lavoratori dell'Educazione per decidere se lo sciopero ed i presidi del magistero proseguono come prima o se diventano solo "rappresentativi" e si ritorna a scuola, informazioni ufficiose raccolte da La Jornada indicano che continua ad essere voluto dalla maggioranza dei 70mila mentori dello stato il mantenimento "totale" dello sciopero "fino alla caduta del tiranno", come hanno già dichiarato numerose delegazioni magistrali delle otto regioni di Oaxaca.

Ruiz “disperato

Si stima che lo sciopero totale sia appoggiato da circa l'80 % dei mentori. Domani sarà reso noto ufficialmente il risultato della consultazione, durante l'assemblea statale del magistero, inizialmente convocata per oggi.

"Nessuno può negare l'impatto della nostra marcia sulla classe politica del paese", ha dichiarato oggi il portavoce della sezione 22, Daniel Rosas Romero. "Ci sono riunioni a tutti i livelli di governo" per decidere sulla questione - ha detto, facendo poi riferimento alle "azioni disperate” di Ruiz Ortiz davanti alla prospettiva che la marcia, che sta per uscire dal territorio oaxaqueño, riveli l'appoggio popolare nei quattro stati che attraverserà prima di arrivare a Città del Messico.

Ha riconosciuto anche lo “sforzo tremendo” dei marciatori che mantengono “ferma” la richiesta della caduta del governatore.

Rosas Romero ha accusato il governo e la dirigenza priísta di cercare di far “scontrare la popolazione col magistero”, che invece continua la sua lotta “civile e pacifica”. Ha ribadito che il magistero e l'APPO costituiscono “una sola organizzazione” ed ha espresso preoccupazione per la possibilità che si scatenino la repressione ed una “caccia alle streghe” contro la dirigenza.

Anche se il giorno è trascorso apparentemente in modo tranquillo in città, ieri sera si sono costruite delle trincee in molti quartieri e si sono rafforzati i presidi nel Centro Storico e negli uffici governativi occupati dal magistero e dall'APPO.

All'alba di ieri in un giro per le barricate in diversi quartieri della città e dei municipi vicini, si è potuto percepire una tensione maggiore che nelle notti anteriori. Nei quartieri López Portillo e Bravo Ahúja, le guardie, composte soprattutto da uomini e donne anziani, hanno denunciato minacce da parte di veicoli guidati da individui armati e sabato una guardia notturna è stata ferita dagli spari provenienti da uno di quei veicoli. Questo tipo di aggressioni sono costanti contro le postazioni di vigilanza del movimento.

A partire da domenica sono stati rafforzati soprattutto gli accampamenti che proteggono le radio La Ley, nel quartiere Reforma, e Radio Oro, a lato del giardino Conzatti. Secondo rappresentanti dell'APPO, si prevede che potrebbero essere i primi posti che la polizia cercherà di sgomberare la polizia, con l'intenzione di "interrompere le comunicazioni tra i presidi e con la popolazione, che viene costantemente tenuta informata durante le 24 ore".

È ripresa la paura che la polizia attacchi questi punti, così come il Centro Storico ed i presidi nelle installazioni governative occupate dal magistero e dall'APPO. Le barricate notturne hanno adottato dei fischietti per segnalare l'allarme e richiamare l'attenzione degli automobilisti che si avvicinano ai falò, alle trincee ed alle barricate delle strade bloccate.

Pronunciamento

Il Congresso Nazionale Indigeno (CNI) “riconosce, saluta e si sente parte della lotta dei fratelli dei 16 popoli indigeni di Oaxaca. L'inevitabile rinuncia di Ulises Ruiz metterà fine alle imposizioni, precederà il rispetto ed il riconoscimento dell'autonomia e della libera determinazione dei nostri popoli indigeni di Oaxaca, così come la cancellazione dei mega-progetti di privatizzazione nel sud del Messico”.

Nella Dichiarazione di Cherán, il CNI chiede la liberazione immediata dei prigionieri politici indigeni di San Salvador Atenco e Oaxaca che “continuano ad essere la ripugnante dimostrazione dei metodi della 'governabilità' nel nostro paese. Non possono continuare ad essere gli ostaggi politici per l'imposizione dei progetti neoliberali sulle nostre terre e nei nostri territori”.

La cupola imprenditoriale di Oaxaca ha sollecitato dal governo di Vicente Fox l'intervento “immediato” della Polizia Federale Preventiva per risolvere il conflitto politico sociale nello stato. I dirigenti locali del settore hanno chiarito che la presenza delle forze pubbliche federali “non è per reprimere, ma per ristabilire lo stato di diritto e pertanto l'ordine”.

La missione di osservazione della Federazione Internazionale dei Diritti umani ha dichiarato che la sparatoria di domenica (che di sicuro non è stata uno “scontro”, come è stato affermato ufficialmente, visto che gli spari venivano solo dalla polizia) “rappresenta un'altra provocazione che non fa altro che acutizzare il conflitto magistrale e popolare”.

L'effervescenza sociale rivive di nuovo ed il Fronte dei Quartieri Popolari ha fatto questo pomeriggio una marcia dal quartiere Volcanes allo zocálo della capitale oaxaqueña. Durante il meeting, al tramonto, i manifestanti hanno detto di appoggiare il ritorno a scuola “quando se ne andrà Ulises Ruiz” e salutato il magistero l'hanno invitato a “decidere di continuare la lotta”. Tra i cartelli e gli striscioni, una bambina teneva il seguente: “Voglio le lezioni del mio insegnante, non di un traditore”.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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