La Jornada - Giovedì 27 luglio 2006
Il tenente colonnello Moisés informa sui lavori della Zezta Internazionale
L'EZLN annuncia il prossimo Incontro Intergalattico
Si sono registrati 2.173 aderenti di 61 paesi, fino al 25 luglio
HERMANN BELLINGHAUSEN

"È un fatto che ci sarà l'Incontro Intergalattico", ha annunciato il tenente colonnello Moisés, in rappresentanza della Commissione Intergalattica dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), rendendo nota una relazione sui lavori della Zezta Internazionale e sullo sviluppo dell'altra campagna sul territorio nazionale e in altre parti del mondo.

Rivolgendosi ai "fratelli e sorelle della pianeta Terra", il tenente colonnello zapatista ha esposto il risultato di più di sette mesi di consultazione sull'organizzazione del prossimo intergalattico. E chiede che ci partecipino tutti gli aderenti e che "non sia una decisione dell'EZLN".

Si sono realizzate riunioni preparatorie in differenti paesi, oltre a consultazioni cibernetiche: "Voi direte se manca qualcosa e che cosa è ciò che manca. Noi staremo lavorando ed in attesa. La nostra parola è che continuiamo ancora con le discussioni e le proposte". Moisés assicura che il risultato "sarà di tutti e tutte noi che lo costruiamo".

Fino al 25 luglio si erano registrati nella Zezta Internazionale 2.173 aderenti di 61 paesi, dei quali 1.301 appartengono a 23 stati americani e 848 a 25 paesi europei. Otto sono di sei paesi dell'Asia, 10 dell'Australia e Nuova Zelanda e sei sono gli aderenti di cinque paesi africani. La Zezta Internazionale esiste in: Argentina, Belize, Bolivia, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Cuba, Ecuador, El Salvador, Stati Uniti, Guatemala, Honduras, Martinica, Guatemala, Nicaragua, Panama, Paraguay, Perù, Portorico, Uruguay e Venezuela.

Dall'Europa hanno aderito persone e gruppi di: Germania, Andorra, Austria, Belgio, Croazia, Danimarca, Stato Spagnolo, Federazione Russa, Finlandia, Francia, Grecia, Islanda, Irlanda, Italia, Norvegia, Paesi Baschi, Paese Bassi, Polonia, Portogallo, Inghilterra, Repubblica Ceca, Serbia e Montenegro, Svezia, Svizzera e Turchia. Dall'Asia: Cina, India, Giappone, Palestina, Israele ed Uzbekistan. E dell'Africa: Mali, Senegal, Nigeria, Sierra Leone e Marocco.

Il tenente colonnello Moisés riporta le sedi possibili per l'intergalattico. In Messico: qualche caracol zapatista, San Cristóbal de Las Casas, Cancun o Teotihuacán. Oppure la zona di confine tra Messico e Stati Uniti. In America: Quito (Ecuador), Bolivia, Miami o New York (Stati Uniti), Venezuela o Barcellona, tra questa estate e gennaio.

I temi proposti sono: strategie contro i transnazionali che depredano i paesi poveri, i giovani ed i loro problemi, la solidarietà internazionale ("che cos'è e che cosa potrebbe essere"), le esperienze positive di lotta in ogni paese, la necessità di uno spazio di articolazione come "strategia di accumulazione di forza sociale". Si aggiungono la "riflessione sulla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona e la possibilità di aggiungere apporti", politiche energetiche e neoliberalismo (lotte riguardanti: petrolio, gas, energia elettrica), acqua e neoliberalismo, chiusura di imprese non redditizie (occupazione delle fabbriche chiuse dai padroni 'perché non rendono' e formazione di cooperative), genere ed orientamento sessuale, modelli organizzativi e democrazia di base, democratizzazione del sapere e dell'informazione, lotte contro la repressione, dibattito su "sicurezza" come concetto repressivo, azioni dirette globali autonome e circoli di cooperazione, i trattati di Libero Commercio e l'unificazione dell'America Latina, e la lotta contro il capitalismo.

Si propone "più di un intergalattico" e che questo "sia un insieme di incontri in tutto il mondo". Potrebbero realizzarsi riunioni preliminari per paese e per continente, dialoghi per Internet "e ciber-tavoli con moderatori per quelli che non possano essere presenti". Infine, l'incontro porterebbe il nome della comandante Ramona. Per promuovere la partecipazione di quelli in basso, in modo che possano assistere persone dei movimenti in America, Asia ed Africa che non hanno risorse, si propongo poi "reti di appoggio economico" e che si dia priorità alla partecipazione dei popoli indios.

Si è proposto pure di invitare "i partiti politici dell'America Latina che rivendicano il socialismo" e di facilitare lo "scambio di esperienze delle donne della Bolivia con le compagne dell'EZLN", oltre a riunioni in Costa Rica e a Chicago.

Anche se il comunicato dell'EZLN sull'intergalattico è stato reso noto nel novembre del 2005, le attività internazionali erano già iniziate da luglio, "alcuni giorni dopo la pubblicazione della Sesta", spiega Moisés ed enumera che nell'anno ci sono stati 19 incontri previ in Barcellona, Madrid e La Garriga (Stato Spagnolo), a Bisegna e Cosenza (Italia), a Buenos Aires, Rosario e Paraná (Argentina), in Germania, a Vancouver (Canada), a San Salvador (El Salvador), a Los Angeles e Chicago (Stati Uniti), a Brasilia (Brasile) ed a Montevideo (Uruguay). Ha invitato tutti "a continuare a lavorare" affinché "si ascolti la parola di tutti e nessuno sia escluso dall'intergalattico".

Moisés riconosce le azioni internazionali "per esigere la liberazione dei nostri fratelli e delle nostre sorelle di Atenco". Un totale di 209 mobilitazioni in 77 città di 30 paesi. "Tutte sono state molto buone ma, con chiarezza, vi diciamo che bisogna continuare a mobilitarci perché i compagni continuano a stare ingiustamente in prigione, mentre i colpevoli della repressione sono liberi per la strada".

A "questa ingiustizia", la relazione aggiunge "quella che hanno subito i nostri compagni contadini della fattoria del Sud Centrale di Los Angeles, sloggiati dalla sua terra dove vivevano e lavoravano in collettivo" e pure "l'incarceramento dei nostri fratelli e delle nostre sorelle mapuche" ai quali l'EZLN dice: "Li teniamo presente nella nostra mente e nei nostri cuori. Sappiamo com'è il malgoverno del Cile, che non pensa al popolo povero in basso, gli interessano solo quelli in alto, com'è sua abitudine". Moisés conclude: "Dobbiamo abituarci a lottare ed a organizzarci di più e meglio. È già ora, è già tempo".

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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