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Dámaso Villanueva: "Non voglio pagare la cauzione perché non sono colpevole"
Il prigioniero politico in San Cristóbal, Chiapas, è pronto a provare la sua innocenza

di Al Giordano - dalla pag. web di Otro periodismo -

SAN CRISTÓBAL DE LAS CASAS, CHIAPAS, MESSICO - Dámaso Villanueva, il coordinatore del banchetto d'informazione zapatista sulla piazza principale che è stato arrestato venerdì per la denuncia apocrifa di due anni fa da parte della compagnia di telefonia cellulare Pegaso, ora Movistar, che lo accusa di aver distrutto un'antenna dal valore di cica 200 mila euro, ha inviato domenica un messaggio dalla sua cella nella prigione ad Altro Giornalismo, dicendo che si sente "forte, contento... ed innocente".

Secondo i membri della sua equipe di appoggio che lo hanno visitato in prigione, Villanueva dice che se gli offrono di pagare una cauzione, per la sua libertà quando inizia il suo prcedimento, non la pagherà. "Non voglio pagare cauzioni perché non sono colpevole", ha dichiarato Dámaso. "Né chiederò perdono".

Tre giornalisti messicani dell'Altro Giornalismo con l'Altra Campagna sono apparsi alle porte della prigione che sta sulla strada che porta da San Cristóbal ad Ocosingo ieri, domenica, con videocamere in mano, per sollecitare un intervistare al prigioniero politico. Le autorità carcerarie hanno chiesto di vedere, e son stati loro mostrati, i documenti d'identificazione dei giornalisti Roberto Chankin Ortega Pérez, Sarahy Flores Sosa e Bertha Rodríguez, ma dopo di vari minuti di attesa della risposta da sopra le guardie li hanno informati che non era ammessa la presenza di nessun media nella prigione.

In quel momento, membri della equipe d'appoggio a Villanueva sono pure loro arrivati alle porte dalla prigione per visitare il loro amico e compagno aderente all'Altra Campagna zapatista. L'Altro Giornalismo ha incontrato una di loro, Marisa Kramsky, più tardi nello stesso giorno. Marisa ci ha dato il messaggio del prigioniero politico: "Sono innocente".

Kramsky ci ha spiegato che ci sono molte irregolarità nel caso contro Villanueva, soprattutto dal momento che durante il presunto danno all'antenna di telefonia cellulare della Pegaso nel 2004, Villanueva stava in un posto differente, con vari testimoni, tra i quali funzionari pubblici (che Villanueva, come leader comunitario, parli contro l'installazione delle antenne non è, di per sé, un reato, ma sembra che alla compagnia ciò non importi, pur di mandare avanti questa persecuzione abusiva).

Ci sono anche punti interrogativi sulla situazione legale della Pegaso, perché la compagnia non esiste tecnicamente più in modo indipendente: è stata acquisita dalla compagnia Movistar. E ci sono inconsistenze ed irregolarità circa le due "testimoni" che la ricca compagnia ha fatto apparire per accusare Dámaso Villanueva, problemi seri con le loro testimonianze che poi dovrebbero saltar fuori in tribunale.

L'avvocato difensore, dice Kramsky, ha presentato una richiesta per un'estensione di sei giorni del termine prima della prima udienza, per poter aver il tempo di preparar tecnicamente bene la difesa di Dámaso. L'accusato, lei dice, è fiducioso, di buon umore, continua a promuovere l'Altra Campagna dentro la prigione e nel frattempo si è iscritto per insegnare in un programma carcerario e fa falegnameria con altri interni.

Continuerà...

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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