La Jornada - Mercoledì 26 aprile 2006
Il vescovo "è al servizio dei potenti e dei loro governanti", dichiara
Marcos accusa: Onésimo Cepeda prostituisce la croce, però c'è un'altra Chiesa, quella del popolo
L'altra campagna si dichiara per la liberazione di tutti i prigionieri politici del paese

HERMANN BELLINGHAUSEN E JAVIER SALINAS - Inviato e Corrispondente

Ecatepec, Mex., 25 aprile - "Nel nostro itinerario per lo stato di México abbiamo visto cose che fanno schifo, come nel caso del vescovo Onésimo Cepeda che ha prostituito la croce", ha dichiarato questo pomeriggio il subcomandante Marcos nella piazza centrale di Ecatepec, ad un isolato dalla cattedrale sede della diocesi guidata dal discusso prelato. Quando si riuniscono con lui i grandi politici ed industriali, questi "non vengono a confessarsi ma ad inchinarsi, come diciamo qui in basso", ha aggiunto il delegato zapatista.

"Sappiamo che ha costruito un potere economico ed è al servizio dei potenti e dei loro governanti. Sappiamo anche che c'è un'altra Chiesa, quella del basso, quella delle comunità ecclesiali di base, dei cristiani credenti e impegnati con il popolo". I fischi e le imprecazioni contro il vescovo salivano spontaneamente dalle centinaia di persone che ascoltavano anche gli ecatepenses denunciare l'insultante potere accumulato da Cepeda.

Visita al carcere di Chiconautla

Ore prima, non lontano, le mura della prigione di Chiconautla e le sue enormi porte chiuse, protette da decine di custodi e poliziotti, non sono state da impedimento alle parole di Gloria Arenas, prigioniera nel penitenziario ed aderente alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, alla quale è stato negato il diritto di ricevere la visita del Delegato Zero: "La lotta per i nostri diritti non è una questione di luogo; non importa in che posto lottiamo, non importa dove ci hanno catturato, se la prigione in cui siamo è qui. Non importa se trasferiscono tutti i prigionieri politici lontano da voi perché ci si dimentichi di noi. Dovunque ci tengano saremo sempre i prigionieri politici delle lotte del basso e a sinistra".

Dall'interno del penitenziario, Gloria Arenas ha mandato una lettera agli aderenti dell'altra campagna, firmata insieme a suo marito, Jacobo Silva Nogales, comandante Antonio, carcerato nel Centro Federale di Reinserimento Sociale di La Palma. Conosciuta anche come la coronela Aurora, oggi ha detto per interposta persona: "Non sappiamo dove tengono i nostri desaparecidos, forse sono qui vicino, o forse in altre città. Per noi, sono in ogni luogo, dovunque siamo. La cosa importante è la memoria, non smettere di esigere che ce li restituiscano.

Non è stato facile comprendere questo, non è stato facile nemmeno che l'accordo e l'unione prevalessero sui colpi bassi, il divisionismo ed i vizi che portano all'imposizione e allo sbandamento. Contro il silenzio opponiamo la voce, il volto ed il nome dei nostri prigionieri, perseguiti e desaparecidos.

Contro la menzogna che i nostri prigionieri e desaparecidos sono questione del passato, opponiamo la forza della verità. Contro la frammentazione, lanciamo una grande lotta nazionale. Contro la criminalizzazione dei nostri, opponiamo il loro pieno riconoscimento come compagni di lotta".

Il messaggio della più rilevante prigioniera politica del foxismo ha proseguito: "Contro il disfattismo che stabilisce che i nostri desaparecidos sono irrecuperabili, perché sono trascorsi troppi anni, opponiamo la memoria, l'esigenza della loro presentazione in vita e la punizione dei responsabili. Contro l'impunità opponiamo una strategia giuridica che vada a fondo ed utilizzi ogni risorsa legale".

Il documento è stato letto all'esterno della prigione dal giovane Carlos Sandoval Arenas, nipote di Gloria e Jacobo, davanti ad un nutrito gruppo di membri di diverse organizzazioni sociali appostati davanti alle porte dell'istituto. Il delegato Zero, in compagnia dei famigliari di Gloria, ha atteso quasi tre ore di avere l'accesso alla prigione.

In un breve discorso, Marcos ha ribadito l'impegno dell'altra campagna di lottare per la liberazione di tutti i prigionieri e le prigioniere politici, a qualsiasi organizzazione appartengano: "Stiamo iniziando le campagne su scala nazionale dei prigionieri politici. Come altra campagna è nostro dovere, andremo avanti fino a che Gloria e tutti i prigionieri politici usciranno.

"È uno dei punti più importanti che ci uniscono. Non c'è altra bandiera che la bandiera nazionale, perché tutti e tutte loro hanno dato la libertà per difendere questa bandiera e renderla degna. Noi, andremo avanti insieme a tutti voi e tutti i compagni fino ad ottenere la libertà che meritiamo e di cui abbiamo bisogno".

Con un mazzo di garofani rossi per la coronela Aurora, il Delegato Zero ha dichiarato che l'impegno è anche quello di lottare per la presentazione in vita di tutti i desaparecidos di questi anni di lotta per un Messico migliore. "È nostro impegno lottare perché vengano cancellati tutti i mandati di cattura contro gli e le attivisti sociali".

Davanti alla prigione, il Delegato Zero ha fatto un discorso davanti ad un cancello d'acciaio ed enormi muri di cemento. Non sono stati un impedimento affinché, dall'alto di un camion, guardasse all'orizzonte e vedesse in una delle celle un cartello su cui si leggeva: "PP (prigionieri politici) Libertà". Da una delle sbarre del dormitorio si vedevano alcune mani che si agitavano in segno di saluto.

"Vogliamo vedere subito la coronela Aurora", si sentiva in ogni angolo della prigione. Erano le voci di circa 300 persone che accompagnavano l'altra campagna. C'erano il Fronte dei Popoli in Difesa della Terra (FPDT), di San Salvador Atenco; membri del Movimento Popolare Indipendente, così come professori e studenti dell'Università Autonoma Chapingo. "Se non aprono le porte resteremo in presidio".

La famiglia di Gloria Arenas e di Jacobo Silva ha denunciato le minacce telefoniche ricevute. "Ci insultano e ci minacciano", ha detto Aidé Velasco Arenas, nipote di entrambi. Ha denunciato che Jacobo vive "una situazione terribile", in quanto " è in isolamento per 23 ore al giorno, gli hanno proibito di dipingere e dispone solo di mezz'ora per le sue necessità, come andare in bagno". (Ricordiamo che, accusati di appartenere all'ERPI, Gloria e Jacobo sono stati condannati a 52 anni di prigione).

Questa notte, il Delegato Zero è stato accolto da migliaia di persone nei diversi villaggi di San Salvador Atenco, nel cui capoluogo municipale è arrivato a cavallo ricevendo un benvenuto rumoroso e numeroso ancora in corso alla chiusura di questa edizione.

Con i giovani del basso

"È un orgoglio ritornare alla mia "alma mater", e tanto più farlo attraverso la porta della Scuola di Scienze Umanistiche di Naucalpan", ha detto Marcos rivolgendosi, nel pomeriggio di lunedì scorso, a circa 2 mila cecehacheros riuniti nei giardini di questo liceo della UNAM. Davanti al pubblico più giovane che ha finora visto l'altra campagna, ha aggiunto: "Compagni e compagne, la maggioranza di voi erano ancora bambini quando migliaia di indigeni del sudest messicano hanno innalzato la bandiera dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale e dichiarato guerra al supremo governo per chiedere democrazia, libertà e giustizia per tutti i messicani. Un incidente militare fece sì che, nei primi giorni dell'insurrezione, le macchine fotografiche ed i microfoni si concentrassero su un naso mal coperto dietro un passamontagna. Il Marcos che voi conoscete e che sta qui non esiste, esistono le comunità indigene che sono quelle che sorpresero questo paese ed il mondo con quella lezione di ribellione che non faceva altro che ripetere la ribellione che in altri angoli del nostro paese stava avvenendo in silenzio e senza essere vista".

Ha fatto riferimento al sistema universitario "che esclude dalle facoltà principali decine di migliaia di giovani" a causa della selezione di "un organismo esterno a questa università ed alla comunità: il Ceneval. La ribellione dipinta sui vostri volti, il vostro modo di vestire e parlare è vista dal potere come una malattia che si controlla con l'analgesico del rimprovero e della repressione. E quelli che non fanno niente, che si comportano bene, scoprono che comunque non vale obbedire alla "ribellione" di "hello Kitty" che vende Televisa. Come giovane, l'affronti in casa, per strada ed ora a scuola, quando scopri che le autorità di questo vivaio sono corrotte e mediocri". Inoltre, "formano un gruppo di cani per eliminare la ribellione organizzata che incomincia dall'istruzione media superiore e che arriverà ai suoi livelli più luminosi e sorprendenti nell'istruzione superiore".

In un clima di emozione, curiosità ed irriverenza adolescenziale, il subcomandante Marcos ha detto ai ragazzi: "In alto pensano che dopo il processo di addomesticamento guariremo e diventeremo sensati, prudenti, maturi, posati".

Ore prima si era svolta una delle riunioni più domestiche dell'altra campagna in un podere privato di Atizapán de Zaragoza, dove famiglie, collettivi e singoli individui hanno presentato un panorama della "guerra" contro quelli in basso nei sobborghi delle grandi città. Ed anche qui avviene l'invasione di terre per imporre una zona residenziale o la distruzione di una sorgente. Il sequestro e la tortura di giovani da parte della polizia. La criminalizzazione della differenza e della dissidenza. I problemi di violenza, narcotraffico e prostituzione che porta con sé la presenza di soldati; in questo caso a causa della vicinanza di queste zone al Campo Militare Numero Uno, a cavallo tra il DF e lo stato di México.

Il Delegato Zero alla fine della riunione ha affermato che anche qui avviene "questa illimitata avanzata dei potenti per impadronirsi di tutto e vincere qualsiasi resistenza". Ed ha citato "due domande rimaste in sospeso". Una, "che cosa sarebbe successo se non si fosse fatto nulla?" E due (dato che quelli dell'altra campagna dichiarano di non arrendersi più), "fino a dove arriveremo?".

Visibilmente incoraggiato dalla riunione, Marcos ha consegnato un mazzo di fiori ad una madre di famiglia, anch'ella difensore dei diritti umani e dei giovani, e ha detto loro: "Le lotte di cui ci hanno parlato qui, indicano un aspetto fondamentale: il governo non serve, non governa altro che per i ricchi, per questo i cittadini si organizzano spontaneamente per fare ciò cui il governo non provvede".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

logo

Indice delle Notizie dal Messico


home