La Jornada - Mercoledì 25 ottobre 2006
Lo stesso sindaco priista di Empalme possiede fattorie in cui si sfruttano gli indigeni: ONG
I campi di lavoro forzato sono frequenti in Sonora, testimonia Marcos
Immigrati da Chiapas, Oaxaca, Guerrero e Veracruz vengono ingannati e poi reclusi in “imprese” che li schiavizzano – Alcuni dei giornalieri sono bambini tra i 10 e 12 anni
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Empalme, Son. 24 ottobre - Nel suo giro per il sud di Sonora, l'altra campagna ha scoperto l'esistenza di campi di lavoro forzato, dove braccianti immigrati da Chiapas, Oaxaca, Guerrero e dal sud di Veracruz vivono con le loro famiglie in condizioni inumane e lavorano in condizioni di vera schiavitú.

"Sono veri e propri campi di concentramento per gli indigeni", secondo il gruppo Libre Ciudadano, di Guaymas, i cui membri hanno cercato di aiutare queste persone, con grandi difficoltà perché i capoccia glielo impediscono sistematicamente.

Alla notizia che il subcomandante Marcos e la sua comitiva si avvicinavano al Campo Mercurio, nel municipio di Empalme, circa 70 lavoratori che erano reclusi sul posto sono stati precipitosamente "evacuati" dai loro padroni a bordo di un camion. "Aiuto! Aiutateci!", gridavano mentre venivano portati a El Hoyo, una fattoria vicina.

Di questo sono stati testimoni membri del Congresso Nazionale Indigeno (CNI) arrivati in anticipo sul posto. Salvador Campanur, Juan Chávez e Carlos González sono rimasti molto scossi dalla brutalità della situazione. Quando minuti dopo è giunto sul posto il subcomandante Marcos accompagnato da membri di Libre Ciudadano, il Campo Mercurio, dell'impresa G-Mark, era ormai deserto.

Politici con un buon fiuto per gli affari

Subito è arrivata la Polizia Municipale di Empalme che osservava a distanza e poi chiacchierava amichevolmente con due capoccia spuntati da dietro il reticolato. Di fatto, lo stesso sindaco priista, Samuel Rodríguez Sánchez, possiede campi dove le condizioni di lavoro sono simili. Industriale della ristorazione a Guaymas ed Empalme, dove ha le sue pescherie La Cobacha, possiede le società di impacchettamento La Choya, El Triunfo Santa Rosa ed El Márquez.

Francisco Zaragoza, Marco Antonio Llano ed altri importanti investitori (cioè caciques) sono i padroni di queste moderne tenute in stile porfirista in cui i lavoratori sono pagati con miseri salari e gli spacci sono all'interno del campo di lavoro (quindi devono comprare dallo stesso padrone ed ai prezzi decisi da lui). Secondo testimonianze di Libre Ciudadano, questi contadini vengono "ingaggiati" nei loro luoghi d'origine e portati qui con false promesse. Per esempio, dei 150 pesos al giorno promessi ne ricevono solo 40. Non hanno previdenza sociale né assistenza medica.

In questi campi di coltivazioni intensive di pomodori e legumi lavorano bambini e bambine di 10 e 12 anni. "Hanno la pelle rovinata, le mani bruciate e gli occhi infettati a causa dei prodotti chimici con cui si fertilizzano e disinfettano i campi seminati", aggiunge Libre Ciudadano. I lavoratori adulti soffrono inoltre di problemi respiratori e digestivi. Il gruppo umanitario ha cercato di soccorrerli in ripetute occasioni da quando ha scoperto quanto succedeva.

"È stato quando abbiamo visto scappare gruppi di 30 e 40 indigeni che ce ne siamo accorti", dicono. "Abbiamo portato vestiti e coperte per i bambini che se ne vanno in giro nudi". Indicano un cortile recintato con grate e punte, dove si vede un capannone di lamiera e legno, di circa 20 metri di lunghezza per quattro di larghezza, dove famiglie intere di contadini vivono come prigionieri.

"Sono così spaventati che non osano denunciare nulla e preferiscono fuggire verso Nayarit non appena ci riescono". Quelli che cercano di abbandonare il Campo Mercurio sono inseguiti dalle guardie che li riportano indietro con la forza. Secondo quanto hanno raccontato alcuni braccianti, dentro il campo esiste un negozio che è l'unico a cui possono accedere, perché qualunque altro movimento è proibito. Lì viene loro data droga, compreso con prestiti affinché, letteralmente, si "droghino" e restino "agganciati".

Raccontano che recentemente è arrivato un rappresentante dalla Segreteria di Sviluppo Sociale (Sedeso) "a negoziare con i caciques di Guaymas". Ma non sono cambiate per niente le condizioni di sfruttamento in queste esemplari imprese produttive del "vigoroso" nord messicano.

Diversi giornalisti circondavano il subcomandante Marcos mentre ascoltava e faceva domande, e poi invitava i reporter a fare la stessa cosa. "Ed i mezzi di comunicazione che dicono di questo?", ha protestato Marcos. "Mmm, non parliamone nemmeno. Qui sono tutti venduti", ha risposto una donna di Libre Ciudadano.

Nel frattempo, a causa della visita dell'altra campagna in territorio comca'ac, membri del Partito Azione Nazionale hanno scatenato i loro pregiudizi contro i popoli indios, tradizione dei gruppi conservatori nella regione. È il caso del deputato Luis Serrato Castel che ha criticato il governo statale "per permettere che le etnie controllino il loro territorio a modo loro".

La stampa di Hermosillo ha sottolineato oggi le dichiarazioni di Serrato Castel contro "l'etnia seri" perché "violano la legge federale" portando armi dentro il loro territorio, come da ieri hanno riportato i media elettronici e la stampa. Domenica notte la guardia tradizionale seri aveva impedito ai media locali di entrare a Punta Chueca durante la visita di Marcos e dell'altra campagna nel territorio che gli indigeni reclamano come proprio ed autonomo.

Con il pretesto della libertà di espressione, il panista ha respinto "l'intimidazione" subita dai giornalisti da un'etnia "fuori legge", invitandoli a presentare denuncia. "Non può essere un pretesto dire che si rispettino i loro usi e costumi; stanno violando la legge e la Costituzione, e le autorità sono obbligate ad agire". Da parte sua, il governatore Eduardo Bours ha dichiarato che non ha agito "positivamente" al riguardo, perché è una "questione federale".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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