La Jornada – Martedì 25 luglio 2006
Luis Hernández Navarro
La comune di Oaxaca

Ci sono lotte sociali che anticipano conflitti di maggiore ampiezza. Sono un segnale d'allarme che allerta su gravi problemi politici senza soluzione in un paese. Gli scioperi di Cananea e Río Blanco costituiscono uno dei precedenti riconosciuti della Rivoluzione Messicana del 1910-1917. La rivolta del 1905 in Russia mostrò la strada che, 12 anni dopo, fu percorsa dai bolscevichi durante la Rivoluzione di Ottobre.

La mobilitazione magistrale-popolare che dal 22 maggio scuote Oaxaca è un'espressione di questo tipo di proteste. Ha messo allo scoperto l'esaurimento di un modello di gestione, la crisi di relazione presente tra la classe politica e la società, e la via che lo scontento popolare può seguire in un futuro prossimo in tutto il paese.

La protesta è iniziata poco più di 60 giorni fa come espressione della lotta del magistero nell'entità con una richiesta: aumento salariale su scala regionale per aumento del costo della vita. In questo non c'era nessuna novità rispetto a lotte simili realizzate in anni precedenti. Ma il tentativo del governo statale di distruggere il movimento utilizzando la repressione selvaggia lo scorso 14 giugno ha radicalizzato gli insegnanti che, da allora, chiedono la destituzione del governatore dello stato.

La richiesta ha trovato rapidamente eco in un'amplissima parte della società oaxaqueña che vi si è unita. Colpiti sia dalla frode elettorale con la quale Ulises Ruiz si è trasformato in mandatario sia dalla violenza governativa contro moltissime organizzazioni comunitarie e regionali, centinaia di migliaia di oaxaqueños hanno occupato le strade e più di 30 municipi. Circa 350 organizzazioni, comunità indigene, sindacati ed associazioni civili hanno formato l'Assemblea Popolare del Popolo di Oaxaca (APPO).

Le proteste hanno coinciso con le elezioni federali. Dopo avere minacciato il boicottaggio, i manifestanti hanno deciso di promuovere il voto punitivo per il PRI ed il PAN. Il 2 luglio hanno propinato ad entrambi una severa batosta. Il tricolore è stato spazzato via. La coalizione Por el Bien de Todos si è aggiudicata nove degli undici deputati ed i due seggi di maggioranza al senato. E se il sole azteco ha perso due posizioni è stato per le divisioni interne e la debolezza dei suoi candidati. Nonostante il governatore avesse promesso a Roberto Madrazo un milione di voti, si è dovuto accontentare di poco più di 350 mila, 180 mila voti in meno di quelli vinti da López Obrador.

Da allora una parte molto ampia della società non riconosce Ulises Ruiz come governatore dello stato. Da quando lo scorso 25 maggio la Commissione Negoziatrice Allargata ha tenuto l'ultima riunione col mandatario, non si è più visto. Non tratta le sue richieste né con lui né con i suoi rappresentanti. Non accetta il suo denaro né i suoi programmi. Si gestisce da sola. L'11 luglio, l'APPO ha dato avvio, con successo, ad una giornata di disobbedienza civile e pacifica per dimostrare l'ingovernabilità e la mancanza di autorità che esiste nello stato.

Il movimento ha assunto il controllo politico della città di Oaxaca. Se lo ritiene opportuno, blocca l'entrata agli hotel di lusso del centro, all'aeroporto locale, ostruisce il traffico sui viali, impedisce l'ingresso agli edifici pubblici ed al Congresso dello stato. La sua forza è tale che il governo statale ha dovuto cancellare la celebrazione della Guelaguetza ufficiale [la più grande festa popolare di Oaxaca – N.d.T.]. Tuttavia, insegnanti e cittadini hanno organizzato la loro festa popolare in maniera alternativa.

La maggioranza dei professori hanno abbandonato per un paio di settimane l'occupazione della capitale oaxaqueña per terminare il ciclo scolastico nelle loro comunità. Finite le lezioni sono ritornati in città per proseguire col loro piano di azione. La città di Oaxaca è occupata da loro.

Per tentare di placare la crisi, Ulises Ruiz ha cambiato diversi funzionari del suo gabinetto, compreso il segretario di Governo, e li ha sostituiti con membri dei gruppi del PRI che erano stati rimossi dal governo statale. La manovra non ha avuto successo. I suoi problemi non sono solamente con la classe politica dell'entità, ma con la società nel suo insieme.

Nella stessa direzione, in un'azione disperata per conservare il potere, ha tradito il suo capo Roberto Madrazo, proponendo in una riunione dei governatori priisti di riconoscere Felipe Calderón come vincitore della contesa elettorale. Da allora ha parlato in tre occasioni col candidato presidenziale panista per offrirgli il suo appoggio e cercare il suo aiuto. Il governo federale, bisognoso di alleati per affrontare le proteste contro la frode elettorale, ha risposto sostenendo il governatore destituito.

Col passare del tempo la situazione si aggrava. Il 22 luglio un gruppo di 20 sconosciuti ha sparato con armi pesanti contro le installazioni di Radio Università. La radio universitaria, gestita dal movimento, è diventata un formidabile strumento di informazione e mobilitazione sociale. Quello stesso giorno, degli sconosciuti hanno lanciato bombe molotov contro la casa di Enrique Rueda Pacheco, segretario generale della sezione 22 del Sindacato Nazionale dei Lavoratori dell'Educazione. Giorni dopo sono state lanciate bombe molotov contro l'abitazione di Alejandro Cruz, dirigente delle Organizzazioni Indie per i Diritti Umani.

A Oaxaca la disobbedienza civile è molto vicino a trasformarsi in una sollevazione popolare che, lungi dall'esaurirsi, cresce e si radicalizza giorno dopo giorno. Il movimento ha smesso di essere una lotta tradizionale di protesta e ha cominciato a trasformarsi nell'embrione di un governo alternativo. Le istituzioni governative locali sono sempre più gusci vuoti senza autorità, mentre le assemblee popolari si trasformano in istanze dalle quali emana un nuovo mandato politico.

Per come vanno le cose, l'esempio della nascente comune di Oaxaca è lungi dal limitarsi alla sua entità. Per una disattenzione anticipa quello che può succedere in lungo e in largo per il paese se non si ripulisce la porcheria commessa nelle elezioni del 2 luglio.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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