La Jornada - Martedì 25 aprile 2006
Marcos ringrazia i presenti nonostante la forte pioggia ed il freddo
Il Delegato Zero critica la crescita smisurata della macchia urbana
Invita gli indigeni di Ayotuzco a cacciare i ricchi che vogliono impossessarsi delle loro terre

HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Santa Cruz Ayotuzco, Edomex. 24 aprile - "È un'ingiustizia che il governo e gli stranieri ci stiano togliendo la terra che ci ha visto nascere. Sui compagni dei beni comunali pendono mandati di cattura e non possono uscire dalle loro case per paura di essere arrestati". Parla Javier, comunero otomí di San Francisco Ayotuzco: "La società che dice chiamarsi Francia in Messico ci ha citato per aver difeso la nostra terra. Nel 2005 due compagni sono stati arrestati. Questo è il prezzo che paghiamo noi comuneros dello stato di Messico per difendere i nostri diritti".

L'altra campagna ha trovato a Huixquilucan uno degli scenari più eloquenti del brutale scontro che hanno scatenato i ricchi davvero ricchi ed i governi complici e loro soci, dove le comunità rurali ed i popoli indigeni sono sistematicamente derubati a beneficio dei grandi complessi residenziali e commerciali vincolati a Carlos Salinas de Gortari, Carlos Slim ed Emilio Azcárraga, per citare solo i principali. Inoltre le società internazionali come Wal-Mart, Aguas de Barcelona, Coca Cola ed un elenco tanto lungo quanto sono i complessi ed i consorzi che "adornano" i sobborghi del privilegio, tanto lontano e tanto insopportabilmente vicino ad Ayotuzco: Santa Fe, Interlomas, Bosques de la Lomas ed altri.

I comuneros dei diversi villaggi di Huixquilucan riferiscono degli attacchi passati e presenti. Assicurano che non permetteranno più che il saccheggio continui. Nel parco Hidalgo di La Marquesa, Carlos Slim ha progettato un aeroporto privato ed un lussuoso chalet nel Deserto dei Leoni, dove gli abitanti potranno diventare, se oseranno, futuri schiavi. Il primo progetto sarebbe localizzato sulle terre di San Mateo Tlaltenango (Huixquilucan); il secondo, già nel Distrito Federal.

L'acqua di Huixquilucan è stata privatizzata per gentile concessione del sindaco David Korenfeld all'impresa iberica Aguas de Barcelona, essendo di proprietà della popolazione e senza nessun decreto di esproprio, grazie solo alla parzialità di classe e la complicità negli affari degli industriali del governante che li affligge.

Nel caso di San Fernando, i comuneros hanno visto sparire i loro boschi e "fiorire" Interlomas ed il centro commerciale Santa Fe. Nessuno, al di fuori dei comuneros stessi, è venuto in mente di pensare a loro. Ciò che importa è il progresso. Gli affari. La città.

I contadini di San Juan Yautepec sono stati espulsi dalle loro terre dal gruppo Bosque Real che ha pagato loro una miseria ed ha rivenduto a prezzi milionari il prodotto del suo abuso "legale".

La peste della macchia urbana

La riunione dell'altra campagna che si è svolta la sera di domenica a Santa Cruz Ayotuzco sotto un'intensa pioggia ed in condizioni molto precarie, è stata salutata dal Delegato Zero con speciale gratitudine, "perché siete qui per ascoltare la nostra parola, malgrado stia facendo freddo e piove". Ed ha raccontato un aneddoto sulla sopportazione e la resistenza dei popoli:

"Alcuni anni fa, dopo che ci eravamo sollevati in armi contro il governo supremo, incominciò un dialogo in una comunità degli Altos che si chiama San Andrés. I nostri comandanti e le nostre comandanti andavano lì a parlare con i rappresentanti del governo. Erano circondati da soldati dell'Esercito federale, poliziotti e spie; allora le comunità indigene mandarono uomini e donne, come voi, per realizzare una cintura di sicurezza.

Nel luogo di cui vi sto parlando fa molto freddo, come qui, o forse di più, ed una mattina cominciò a piovere, una pioggia molto fredda come questa, immediatamente i soldati corsero a ripararsi sotto i tetti; gli unici che rimasero fermi, senza muoversi, furono gli indigeni zapatisti, uomini e donne, che non si coprirono neanche con un telo di plastica. Il comando dei federali rimase a vedere per un momento se si sarebbero mossi, ma vide che non si spostavano. Diede allora ordine alla sua truppa di riprendere posizione nelle linee ed alcuni ubbidirono ed altri no, fino a che dovette dare l'ordine di indossare gli impermeabili perché uscissero. Allora, questo generale si avvicinò ad un altro ufficiale, indicò gli indigeni zapatisti che facevano la guardia e disse: 'Speriamo di arrivare ad un accordo perché se la guerra prosegue noi non ce la facciamo con questa gente, perché non abbiamo la loro resistenza'. Così disse e così è stato da allora".

Dopo aver ascoltato la sistematica e chiara relazione dei contadini ed abitanti di Ayotuzco e di altre comunità, il Delegato Zero ha teso un ponte col momento presente: "Noi sappiamo quello che succede in questa zona. Abbiamo già ascoltato mazahuas, otomíes come voi, ed altri popoli dello stato di México e sappiamo che quanto più siete vicini al Distrito Federal, tanto più si presentano tre grandi minacce: il PRI che governa lo stato di México, il PAN che sta nel governo federale ed il PRD nel governo del DF".

Le testimonianze ascoltate dal delegato zapatista hanno confermato che i potenti ambiscono seriamente a queste terre. "Tutte, e non si fermeranno qui, ma andranno oltre per far crescere la loro cintura di ricchezza tentando di farci sparire. Questo loro credono, ma i compagni di San Mateo Tlaltenango ci hanno parlato di come stanno affrontando il grande potere del denaro. Come gli stanno tendendo trappole, e qui ci hanno parlato anche i compagni di Santa Cruz, di San Fernando, di San Francisco, dei villaggi che sono qui riuniti. Di come i governi stanno usando le leggi per toglierci le cose, la terra, e toglierci la terra è toglierci la vita".

Ha aggiunto: "Noi siamo indigeni del Chiapas, capiamo bene il rapporto con la terra. Non è solo che ci dà di mangiare, ma qui c'è la nostra storia, la nostra cultura, i nostri morti, la nostra dignità. Capiamo bene la vostra decisione di resistere, voi resterete qua e potranno mandarvi via solo morti, ma noi stiamo sommando tutto quello che abbiamo raccolto negli stati della Repubblica, tra tutti i popoli indios, tutti i contadini che sono stati spogliati delle loro terre con le trappole del Procede e del Procecom. Aggiungiamo pure la gente che a Città del Messico ed anche in altre parti dello stato di México sono indignati delle trappole tese dal governo, tanto operai come contadini, impiegati e studenti. Ed allora diciamo, perchè non usare la forza che stiamo mettendo per resistere: uniamola ed affrontiamoli, abbattiamo i malgoverni e cacciamo i ricchi che si vogliono impossessare delle nostre terre.

Non basta che resistiamo soli, dobbiamo unirci, non basta resistere uniti, dobbiamo affrontarli, dobbiamo passare all'offensiva, attaccarli con mobilitazioni civili e pacifiche, e far accordi dovunque ci siano compagni e compagne che sono risoluti come voi. Il fatto è che ognuno di noi prova rabbia per l'ingiustizia, perché qui colui che ha i soldi compera i giudici e colui che fa le leggi è al suo servizio. E se la gente è povera, non importa ciò che le accade visto che non ha denaro per comprare una sentenza favorevole con Riforma Agraria o non ha dei compari favorevoli nel momento di emettere le sentenze".

Davanti ad oltre 200 contadini, in maggioranza indigeni, Marcos ha dichiarato: "Ci fa rabbia vedere come comincia a crescere la macchia urbana e renderci conto che i famosi secondi piani di Andrés López Obrador, che adesso vuole essere presidente della Repubblica, vengono da questa parte. E non per mettervi in collegamento con Città del Messico, ma perché queste grandi strade servano ai quartieri di lusso che costruiranno qua. Ci fa rabbia sapere che stanno portandosi via l'acqua.

Fa rabbia e sembra che non possiamo farci niente. È sconfortante. Perché dovremo fidarci di un partito politico? Di un altro leader che venga a parlarci e a prometterci qualcosa? Perché, se vediamo che i leader si vendono, se ogni volta che c'è un movimento finisce per fallire, ma il suo leader ha la sua auto, la sua casa, i suoi bei vestiti, tutto quello che prima non aveva, perché ha venduto il movimento. Ed allora abbiamo dentro questa rabbia contro quelli che stanno in alto e pensiamo a che fare, ma non ci fidiamo per niente". Allora - ha proseguito - emerge il collettivo "che siamo, ed allora pensiamo che in questo possiamo confidare".

Alla fine, il delegato Zero ha dichiarato: "Stiamo domandando ad ognuno, in ogni luogo, se c'è un posto per il nostro cuore, che è quello che non ci tradirà. E vediamo che questo posto non c'è nei partiti politici, non perché non lo vogliano, ma perché il nostro cuore, la sua rabbia e la sua indignazione non stanno in nessun governo, non stanno qui in Huixquilucan, né a Santa Cruz, né nello stato di México. Ed allora noi siamo qui a dirvi che il vostro cuore sta nell' altra campagna.

Il nostro paese, la nostra terra, sta morendo, e chiede che noi, i popoli indios, i guardiani della montagna, della terra e delle acque, li difendiamo: che difendiamo la nostra terra da questi stranieri che se ne vogliono impossessare. Se non lo facciamo noi, non lo farà nessuno. Nessun partito politico difenderà la nostra patria e se non la difendiamo morirà, così come morirà la terra con l'avanzare dell'asfalto, del cemento e del ferro".

Ed ha così concluso: "Tempo fa ce ne stavamo qui tranquilli e la città era là, ma è cresciuta sempre di più ed ora vogliono queste terre, non gli bastano Interlomas e Santa Fe. Vogliono il Deserto dei Leoni, La Marquesa, Xalatlaco, vogliono tutto lo stato di México, e quelli che glielo impediranno non sono i governanti al servizio dei ricchi. Quelli che lo impediranno siamo noi, i popoli indios, i lavoratori che vivono qui".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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