La Jornada – Giovedì 23 novembre 2006
Abitanti di Blanca Navidad espongono allo zapatista gli abusi del sindaco
In Nuevo Laredo imbrogliano la legge per attirare capitali, denunciano a Marcos
Le lavoratrici delle maquilas organizzano sindacati per affrontare i giganti industriali
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Nuevo Laredo, Tamps. 22 novembre - Nella colonia Blanca Navidad c'è così tanta carenza di materiale che non basta nemmeno a generare spazzatura. Questo permette di tenere puliti gli spazi. A meno che non siano proprio questi lavoratori che l'abitano ad essere loro stessi la spazzatura. Almeno è così che sono trattati.

Nemmeno un serbatoio di acqua si degna di mandare il governo municipale di una città dove potranno esserci molti poveri, ma si muove anche moltissimo denaro. Sebbene i ricchi preferiscano vivere dall'altra parte, a Laredo, Texas. E buona parte di questo denaro è dei narco e si paga anche col piombo delle esecuzioni. Qua perfino i giornalisti lo sanno.

Le autorità, e le imprese che proliferano in totale libertà, hanno trasformato Nuevo Laredo nella discarica della merda nazionale. Si vede nel malconcio Río Bravo, chiamato Grande negli Stati Uniti, ma che è più il primo che il secondo.

Pur di attirare i famosi capitali ed investimenti, le nostre leggi sono state imbrogliate e riformate affinché tutto sia "attrattivo" per le imprese: acqua ed elettricità gratis, incentivi fiscali, deboli regole ambientali e la manodopera più economica del mercato internazionale. Con il fatto che i concorrenti sono Sri Lanka, Bangladesh e Cina, bisogna fare tutti gli sforzi per mantenere la gente in stato di bisogno ed ubbidiente.

"Là ci sono stati molti incendi", ha detto con nervosismo una donna salita sul palco dove questo martedì è stata ricevuta l'altra campagna, a Blanca Navidad. Qui gli incendi sono un rischio quotidiano. Una lavoratrice può star facendo il suo turno di notte nella maquiladora, mentre sconosciuti cospargono di benzina la sua casa di tavole di legno e cartone e le danno fuoco. A volte con i bambini dentro.

Blanca Navidad, fondata con mille aspettative 22 dicembre 2004, non ha acqua, luce, strade. Ci vivono più di 2 mila persone. Ci sono altri posti così, come Lomas del Rosario, da dove è venuto José per vedere il subcomandante Marcos, con sua figlia di tre anni in braccio. Sua moglie sta lavorando. È muratore dal 1998. Dice che è peggio nelle fabbriche. "I lavoratori non hanno assicurazione. Se ti infortuni, ti licenziano. Il governo non fa niente. Lo permette". Descrive la catapecchia in cui vive e che per di più paga l'affitto, con freddezza, come se non lo riguardasse.

Si guarda intorno, Blanca Navidad, zollosa e crepuscolare, gli dice 'questo sei'. "Là nella mia casa è uguale", commenta. "Non c'è assistenza sanitaria". Ma poi inaspettatamente gli occhi gli si riempiono di lacrime. Deve perfino asciugarsele con la manica sporca del maglione.

Una donna offre una testimonianza al microfono, alla presenza del delegato Zero. Nel dicembre del 2005, il sindaco priista Daniel Pérez Treviño è stato qui a distribuire coperte e giocattoli (abbondano i bambini), a fare promesse e scattare foto. A febbraio del 2006, è arrivato un ordine di sgombero in massa ed alcuni bulldozer hanno spazzato via tavole di legno, secchi, pietre. "E lì in mezzo c'erano le macchinine ed i giocattoli che lo stesso governo aveva distribuito", dice, al di là di qualsiasi ironia.

Le industrie maquiladoras proliferano come immensi cubi senza finestre, sulla striscia di confine. Sembrano prigioni. Fela, che ha lavorato per anni nella maquila ed ora lavora a sostegno delle operaie, ricorda che una volta ha visitato le comunità zapatiste del Chiapas. Nel caracol di Morelia l'avevano invitata a dormire. Lì, in quel luogo povero e rurale, le hanno offerto un caffè e si è sentita "incredibilmente onorata. Immaginatevi io, Fela, un'operaia qualunque, invitata dagli zapatisti".

Le donne si stanno organizzando in Nuevo Laredo. Per esempio, nella Coalizione per la Giustizia della Maquiladora. Martha Ojeda, di questa organizzazione, ha condotto il subcomandante Marcos in un posto sulla riva del Río Bravo. Lì gli ha mostrato (ed anche ai media locali al completo) una discarica pestilenziale che corre in un tunnel di più di tre metri di diametro. Spazzatura indescrivibile che nelle acque del Río Bravo diventa una macchia grigiastra e spessa che poi arriverà nel Golfo dal Messico. Osservatori indipendenti hanno individuato otto canali di scoli simili in questa zona.

Il governo non controlla le sostanze che trasportano. Le industrie scaricano le responsabilità. Le sostanze chimiche si mischiano senza degradarsi: sono cancerogene, abbondanti, probabilmente proibite. A chi importa. Qui c'è anche un'altra "attrazione" per gli investimenti. "Ogni giorno ci sono sempre più casi di bambini che nascono con anencefalia o danni cerebrali", dice Ojeda.

Tere, lavoratrice aderente alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona, informa nella notte di aver registrato 98 casi di cancro in donne, compresa sua figlia, a causa del toluene ed altre sostanze di industrie come Delphy Electronics, che fabbrica parti per auto per la General Motors e tiene le sue operaie in virtuale schiavitú. Ma si sono sindacalizzate. "Abbiamo già quattro sindacati in diverse fabbriche", dice con orgoglio.

Una lavoratrice di Reynosa, anche lei stata in Chiapas, ricorda: "Abbiamo visto che gli zapatisti, che non hanno acqua, né luce, né pavimento, sono più ricchi di noi perché hanno la libertà". Una giovane di Río Bravo che da quando ha 16 anni lavora in una fabbrica di carta da regalo, racconta come le operaie hanno organizzato un sindacato indipendente, hanno svolto elezioni con evidente successo, vincendo lo scrutinio, ma la priista CROC ha mandato dei picchiatori che, pistole alla mano, hanno strappato i verbali. "Hanno perfino sequestrato dei compagni". Hanno fatto sciopero. Non si danno per sconfitte. Il loro piano è vincere i giganti.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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