La Jornada - Martedì 23 maggio 2006
Magdalena Gómez
Atenco: sfida alla democrazia

Oggi è chiaro che nella zona di Texcoco e San Salvador Atenco tanto gli eventi del 3 maggio come quelli del giorno dopo sono stati pianificati dallo Stato. Tutte le manovre per far apparire come "aggressori", ed ora presunti delinquenti, alcuni membri del Fronte di Difesa della Terra, si sono ribaltate per puntare piuttosto su coloro che hanno intessuto una trappola la cui conclusione è stato l'operativo di annientamento contro la popolazione da parte dei poliziotti statali dello stato di Messico e della Federale Preventiva.

RISULTA SORPRENDENTE COME si stanno muovendo i promotori e perpetratori della violenza del 4 maggio: alcuni cercano di rettificare o piuttosto di stendere una cortina di fumo affermando, come fanno alcuni media televisivi che ripudiavano l'aggressione al poliziotto del 3 maggio, ma prendono le distanze e perfino "mettono in discussione" gli "eccessi ed abusi" del giorno dopo, senza rendersi conto che hanno contribuito a giustificare il barbaro intervento poliziesco che hanno alimentato con il loro linciaggio mediatico: una logica che giustificava la polizia ed i suoi comandi.

Questi giorni sono apparse con sempre più forza, le evidenze della grave responsabilità dello Stato e della necessità di investigare e di giudicare coloro che hanno commesso diversi reati, tutto gravi: assassinio di un ragazzino, un altro in coma, violazioni ad una trentina di donne, oltre ad altri reati sempre tutti inerenti all'uso sproporzionato della forza pubblica. Tuttavia, in tutti i casi, la risposta è la squalifica: di fronte al video che il Centro Miguel Agustín Pro dei Diritti Umani ha presentato con le testimonianze incriminatorie di tre poliziotti, i comandi della PFP se ne sono burlati ed hanno detto che era falso, mentre contemporaneamente hanno preteso di intimorire il centro, segnalando, come ha fatto Miguel Ángel Yunes, che "sono sempre stati con i gruppi violenti". Le vecchie e non tanto vecchie tesi che difendere diritti umani è difendere delinquenti sono ritornate fuori. Al Centro Pro chiedono dichiarazioni giurate ai poliziotti che hanno testimoniato ed alle donne violate chiedono di "presentare le prove".

Nel frattempo, coloro che sono sotto processo, quelli che sono stati aggrediti, si pretende di giudicarli per gli scontri del 3 maggio. Per la giustizia penale il 4 maggio non esiste: il modo con cui sono stati tirati fuori dalle loro case e trasportati alla prigione di Santiaguito non è materia di investigazione, molto meno le violazioni avvenute durante il tragitto.

La decisione giudiziaria di liberare pochi, di dare diritto alla cauzione ad altri e di fissare responsabilità per altri ancora, ci parla di una catena di intimidazioni contro tutto il movimento di Atenco. È in marcia la vecchia strategia di "togliere acqua al pesce".

La questione è che non è più sostenibile la posizione riduzionista delle autorità: il conflitto è cresciuto ed ogni giorno nuovi organismi e spazi internazionali si uniscono al richiamo per un'investigazione a fondo delle violazioni dei diritti umani commesse dalle forze di polizia. In particolare, le violazioni delle donne hanno provocato il più ampio ripudio. Di nuovo il tema dei diritti umani riscuote radicalità e belligeranze ed agglutina i più eterogenei spazi, da Amnesty International all'Alto Delegato delle Nazioni Unite, alla stessa Unione Europea. In una ventina di paesi ci sono cittadini legati all'altra campagna che esigono giustizia e fanno pressione sui loro governi affinché se ne facciano interpreti.

Il governo foxista non può sostenere la politica dello struzzo né evitare l'applicazione della legge ai responsabili di reati così ampiamente denunciati e le cui evidenze sono inoccultabili. Non può inaugurare la presidenza del nuovo spazio dei diritti umani nell'ONU con lo strascico di impunità che ha seminato in Atenco. Risulta grottesco che si dica che i poliziotti "hanno violato i regolamenti". I tempi attuali non permetteranno che questi delitti rimangano impuniti come è successo con quelli commessi nel 1968, nel 1971 e negli anni della guerra sporca. Urgono misure di fondo: oltre alle investigazioni del Ministero Pubblico, devono essere annullate le espulsioni delle donne di altri paesi, tanto quelle europee come quella di Valentina Palma che deve ritornare nel nostro paese, come Mario Aguirre, perché qui c'è la sua casa.

Il governo che si è fatto bello del "cambiamento" sta arrivando alla fine con una dimostrazione degna dei peggiori tempi del priísmo e questo non è casuale, perché gli operatori di polizia provengono da quell'esperienza e stanno agendo con gli stessi metodi.

Tutto mira a che, quella che viene chiamata "elezione di Stato" che pretendono di imporre, abbia degli altri componenti che vanno oltre la promozione del voto della paura: vogliono anche spaventare i movimenti che hanno un'ampia lista di offese da presentare a causa degli effetti della continuità delle politiche neoliberali. Stanno giocando col fuoco toccando fibre così sensibili come quella del rispetto dei diritti umani, che rappresentano il minimo indispensabile per accreditare un regime come democratico.

(tradotto dal Comitato Chiapas di Torino)

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