La Jornada - Lunedì 23 gennaio 2006
MARCOS INVITA ALLA MOBILITAZIONE CONTRO LA DEVASTAZIONE AMBIENTALE DEL SUDEST
HERMANN BELLINGHAUSEN Inviato

Campeche, Camp., 22 gennaio. "Questo è un movimento nuovo: non ci rifacciano alla Bolivia né all'America Latina. Ci rifacciamo alla storia del nostro paese e della nostra gente", ha dichiarato oggi il subcomandante Marcos davanti ad un centinaio di simpatizzanti ed aderenti della Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona nella capitale di Campeche. Ed ha affrontato con insolita ampiezza il tema della distruzione ambientale, in risposta alla partecipazione di attivisti di Ciudad del Carmen che proteggono la Laguna de Términos e la ricchezza marina proprio nella bocca del lupo petroliero.

"Ognuno deve fare i propri conti su quanto sta facendo. È come dice la Sesta Dichiarazione", ha affermato questa mattina Marcos, facendo l'esempio dei lavoratori della campagna. "Ieri, a Bécal, ne abbiamo visti molti".

Ha segnalato che da tutte le parti sono vere "le storie saccheggio, di furto, di parole e raggiri senza soluzione. In altre parti della penisola abbiamo ascoltato della distruzione della natura e della discriminazione degli indigeni, delle donne, dei giovani".

Incitando i partecipanti a prendere la parola, il delegato Zero ha avvertito che, se nel conto che fanno i campechani del deterioramento dell'ambiente, della privazione delle terre e del disprezzo per le donne, ritengono che tutto questo sia "per sfortuna o perché così vuole Dio, questo non è il vostro posto". Ma se nel conto viene fuori il nome di un ricco potente, responsabile lui stesso della miseria dei contadini o della distruzione della natura, allora non c'è motivo per cui "dobbiamo lottare separati".

Lo avevano preceduto una decina di oratori, giovani e adulti, contadini, lavoratori della cultura, studenti ed ambientalisti. "Questo è uno stato dove ci sono 20
famiglie ricche, duecento semiricche, loro adulatori, e 200 mila famiglie povere
", ha riassunto Omar Chuquiní.

"I ricchi di oggi sono gli stessi di prima della Rivoluzione e si sono appropriati dei partiti politici". Tra altri casi, ha citato il caso dell'industriale Alberto Arceo Corcuera, che "ha postulato" un genero col PAN, un figlio col PRI ed un altro col PRD per le prossime elezioni.

"La povertà impone una cortina di fumo. Si vedono solo le case dei ricchi che loro chiamano 'centro storico', ma la sua manutenzione è a carico del popolo". Altri cognomi "illustri" che sono risuonati nella riunione sono stati quelli di Rodríguez Barrera, González Curi, Castellot, Azar García, Sansores... Campeche continua ad essere una proprietà di pochi.

Rodolfo Ramírez ha lamentato la scarsità di dirigenti contadini non corrotti, ed il signor Lázaro ha assicurato: "Campeche continua ad essere terra di pirati. Adesso si rubano il petrolio. Non può esserci coerenza, molti non osano parlare, perché hanno paura di essere perseguiti". Altri partecipanti hanno testimoniato di minacce personali, chiusura di opportunità per apicoltori e contadini

Héctor, un giovane del collettivo culturale "Diálogos Posmodernos", ha manifestato la sua aspirazione per una creatività artistica "emergente" per la quale non ci sono spazi. "L'arte e la cultura devono arrivare al popolo".

Più avanti, dopo la partecipazione di un membro del Partito del Lavoro, il subcomandante Marcos ha affermato che l'Altra Campagna non può allearsi col PT, "un partito che va dove c'è il denaro" ed è capace di andare a braccetto di assassini di contadini, "come fece con Rubén Figueroa" in Guerrero.

Ha spiegato che l'Altra Campagna non sta invitando"tutti ad aderirvi, solo gli uomini e le donne che ritengono che questo sia il loro suo spazio e possano dare senso al lavoro di lotta che svolgono nelle loro realtà".

Ha dichiarato: "Stiamo ormai un movimento nazionale. Ci sono uomini, donne, anziani e bambini disposti a lottare in tutta la Repubblica. A volte sono pochi in uno stato, a volte migliaia in un solo posto. Sta venendo fuori così".

Ha lamentato la non conoscenza di tante lotte, come quelle dei difensori dell'ambiente "che non si sa che cosa stanno facendo fino a che non finiscono in carcere". Ed ha paragonato la distruzione delle risorse ad "una guerra, come se lanciassero bombe e cominciassero a distruggere tutto. Possiamo vedere che si sta distruggendo la Terra e si sta cambiando la geografia con lo sgombero di comunità per mettere al posto loro dei centri turistici". E nel caso di
disastri, sono i poveri che ne escono perdenti. "Non dobbiamo aspettare che finisca questa distruzione", ha sottolineato. La natura in Messico "la sta distruggendo l'autorità incaricata di proteggerla e prende soldi per questo, qualcosa che non comprendono in altri paesi". Marcos ha descritto come si strappano le terre ai contadini ai giorni nostri, ed ha annunciato:

"Questo è un movimento nuovo. Non ci rifacciamo alla Bolivia, né all'America Latina. Ci rifacciamo alla storia del nostro paese e della nostra gente. Non scegliamo di andare a parlare con grandi leader; abbiamo scelto di venire a parlare con voi. La cui voce, il cui pensiero non è mai stato preso in considerazione".

Si è dichiarato per uno spazio dove "si incontrino le voci differenti", per cercare e trovare la risposta di cosa bisogna fare. "Se non lo facciamo adesso, non ci sarà più un dopo", commenta, facendo l'esempio della devastazione ecologica: se non ora, dopo non ci sarà più un sistema da difendere. "Se continuiamo a aspettare che qualcuno lo faccia, staremo sempre ad aspettare".

Marcos ha segnalato inoltre che il Plan Puebla-Panama "ha posto una frontiera" che va dal sudest messicano alla Terra del Fuoco: "quelli che bisogna curare perché non scavalchino la barriera dei gringo".

Davanti ad un centinaio di campechani riuniti questa mattina nel salone Los Globos, Marcos ha riferito che all'uscita dal Chiapas l'Altra Campagna contava su 11
persone di Campeche disposte ad aderirvi, "e dopo essere stati ieri, a Bécal, scopriamo che c'è n'è molti di più". Ha invitato i presenti "ad attivarsi lì dove c'è la loro lotta, ed incominciare ad insegnarci", rispondendo implicitamente al commento critico di un ambientalista di Ciudad del Carmen, membro dell'organizzazione "Marea Azul", che aveva manifestato "stupore" nel vedere che il movimento zapatista "non entra in profondità nella questione della distruzione delle risorse naturali".

Marcos ha riconosciuto che è "lo stesso nemico" quello che distrugge la natura e quello che priva il popolo. In questo senso, le lotte sono una. Ed ha suggerito che, al termine del viaggio dell'Altra Campagna nella regione, si faccia un primo accordo del sudest, come poi altri simili nelle altre zone del paese, comprese "quelli che sono nell'Altra Campagna e 'dell'altra parte' contemporaneamente".

Tornando al confronto su quanto accade in America Latina, ha dichiarato: "Qui non c'è una persona che arriva al potere, è tutto il popolo che fa le cose". E riferendosi al sistema politico nazionale, "qui spazzeremo via tutto e lo faremo tutto nuovo, tutti insieme".

"La sola cosa che posso dirvi, ma non andate a dirlo in giro, è che noi vinceremo". Questo movimento "è avviato; gli daremo il colore, la forma che saranno decisi dalla maggioranza".

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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