La Jornada - Lunedì 22 maggio 2006
Le testimonianze delle donne aggredite nel villaggio mexiquense verranno presentate alla PGR
“Ho cercato di chiudere le gambe, ma me le hanno aperte”

EMIR OLIVARES ALONSO

Ho cercato di chiudere le gambe, ma me le hanno aperte e hanno cominciato a toccarmi la vagina (…). I poliziotti mi hanno fatta sedere con la testa rivolta verso l’alto e hanno cominciato a tirarmi pizzicotti e a mordicchiarmi i seni; mi hanno sbottonato i pantaloni e mi hanno palpato la vagina, hanno cercato di mettermici dentro le dita, alcuni ci sono riusciti. Avevo il volto coperto con la mia camicia, non potevo vedere”, confessa una studentessa di 19 anni in una testimonianza scritta e firmata da lei, in possesso degli avvocati dei detenuti a Santiaguito riferita ai fatti di Atenco.

Nel documento redatto a mano, la giovane racconta le vessazioni di cui è stata oggetto da elementi della polizia durante il trasporto al penale. Assicura che era arrivata ad Atenco, insieme al suo ragazzo, la mattina del 3 maggio. Racconta che quel giorno hanno dormito in un giardino del villaggio mexiquense e che erano preoccupati di non perdere i loro strumenti fotografici.

Tutto questo è cominciato verso le 6 della mattina (del giorno dopo); abbiamo fatto alcune fotografie e abbiamo cercato di intervistare alcune persone (…). Siccome alle 6:30 i granatieri erano molti e hanno cominciato ad aggredirci, nonostante stessi gridando che volevo solamente delle foto. (…) abbiamo cominciato a correre; il gas era dappertutto; un giovane urlando ci ha segnalato una casa dove una nonna aveva aperto la porta offrendoci rifugio (…). Seduti nella sala abbiamo sentito che picchiavano violentemente alla porta, sono entrati, hanno urlato e a colpi e spinte ci hanno fatto coprire il viso (…). Ci hanno portati via dalla casa; lì mi hanno alzato la camicia e sbottonato il reggiseno, passavano e mi stringevano i seni”.

La giovane studente di comunicazione racconta di essere stata aggredita e toccata sessualmente non solo nei camion, che trasportavano i detenuti fino al penale di Santiaguito, ma che dal momento della sua cattura i poliziotti “mi hanno palpata”.

Nel camion, dice che mentre la toccavano e le mettevano le dita nella vagina, “mi schiaffeggiavano e mi gridavano: ‘ti piace, puttana?, devi avere l’aids, perché sei una puttana!’ e così via. Io non ho urlato né fatto niente”.

Confessa che la cosa migliore che poteva succederle era che il tragitto finisse: “Siamo arrivati qui (al penale) e ci hanno mandati al refettorio e già è andato tutto meglio. Ci hanno permesso di vedere”.

Dichiarazioni firmate

I rappresentanti legali delle vittime –aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona- hanno già varie testimonianze redatte e firmate dalle aggredite e le presenteranno “così come sono” quale prova per delitti sessuali davanti alla Procura Generale della Repubblica.

In un’altra testimonianza, un’impiegata di 18 anni afferma di essere stata arrestata mentre tornava dal lavoro solo perché si era fermata a guardare i poliziotti. “Uno mi ha detto ‘che guardi?’, e mi è scappato da ridere, e gli ha detto ad un altro, ‘Falla salire in quanto scema’. Hanno cominciato a picchiarmi, ho ricevuto un pugno nell’occhio sinistro”.

Aggiunge: “Nel camion hanno cominciato a palparmi i seni e mi hanno fatto uscire il latte. Un poliziotto ha detto ‘questa sta allattando e ha i seni molto buoni e duri’, e hanno cominciato ad afferrarmi il viso, a mettermi le dita nella bocca, volevano che gliele leccassi. Poi mi hanno detto di fare sesso orale con tre persone, e hanno buttato i loro spermatozoi sulla mia maglia (…). Mi hanno tolto la maglia e non me la volevano rendere”.

La donna dichiara che uno degli agenti l’ha sottoposta ad “essere la sua puttana” per poterla aiutare e l’ha minacciata che se non acconsentiva la continuava a picchiare. “Quando siamo arrivati a Almoloyita mi hanno pulito le mani e dato una sigaretta perché non odorassi male”.

Palpata e oltraggiata

Per un’altra donna, di 52 anni, l’esperienza è stata simile: “Mi hanno fatta salire su un camion dove mi hanno picchiata e palpata, dandomi un morso nel seno destro. Mi hanno tolto tutte le mie cose, anelli, orologio, soldi. Durante tutto il tragitto mi hanno detto porcherie, dandomi colpi alla schiena finchè non mi hanno fatta scendere da questo mezzo di trasporto con il viso coperto, portandomi in un posto sconosciuto”.

(tradotto da Elisa Puggelli)

logo

Indice delle Notizie dal Messico


home