La Jornada - Martedì 21 febbraio 2006
Invita i vecchi attivisti a non arrendersi, né vendersi e né farsi ingannare
Marcos invita gli ex-braccianti ad incontrare i messicani che lavorano negli Stati Uniti
HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Zacatelco, Tlax., 20 febbraio - Dopo essersi riunito oggi con più di 500 ex braceros che esigono dal governo il pagamento di una somma di denaro trattenuta loro decenni fa e mai restituita, il subcomandante Marcos li ha invitati ad andare insieme il prossimo giorno della Festa dei Lavoratori a Città del Messico e a partecipare alle prossime riunioni dell'altra campagna con gli emigranti a Ciudad Juárez e Tijuana.

"Il Primo Maggio ci sarà una mobilitazione. Adesso che è oramai evidente che siamo compagni, vi proponiamo di andarci insieme, Assemblea Nazionale dei Braceros (ANB) ed EZLN. Presentiamo le nostre domande, che ci vedano insieme, non abbiamo paura di combattere. Non abbiamo paura di unirci in questa lotta. Che sentano la nostra voce di ribellione, la nostra voce che chiede giustizia. Vi proponiamo di discuterne nelle vostre assemblee e se sarete d'accordo, mandate una delegazione o che vengano tutti quelli che possono".

Il delegato Zero davanti ai vecchi attivisti che riempivano il parco di El Dorado, a lato della carrozzabile Tlaxcala-Puebla, ha aggiunto: "L'altra campagna non è più solo qui in Messico. Sappiamo che c'è gente negli Stati Uniti e ci saranno due riunioni con loro. Li incontreremo da questa parte: una riunione a Ciudad Juárez ed un'altra a Tijuana. Vi propongo di mandare una commissione che venga con noi e appoggi chi sta dall'altra parte, perché anche io sono passato per questo, e che i messicani e le messicane che stanno negli Stati Uniti conoscano la vostra lotta. Facciamo in modo che 100 compagni di voi possano andarci, se possibile di più, mandatene di più. Cerchiamo i camion. Avviamo mobilitazioni negli Stati Uniti di appoggio alla vostra lotta".

Come delle vecchie foto di Nacho López e Dorothea Lange, più grandi e canuti ma sempre con il cappello in testa, questi sono i braceros che, tra inganni e delusioni, hanno deciso di organizzarsi per esigere il pagamento dei soldi trattenuti dal governo messicano tra 1942 e il 1966, e gli interessi maturati da allora. È la prima volta che si sente il nome di Gustavo Díaz Ordaz nell'altra campagna come colpevole di un abuso perpetuato nei cinque sessenni successivi.

Questi uomini e donne, ed in molti casi i loro discendenti, hanno formato l'ANB e dicono: "Non abbiamo avuto nessuna riserva per unirci alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona". Un altro ha affermato: "Siamo stati vittime dell'oblio del governo, per questo aderiamo all'altra campagna". Le autorità hanno offerto loro tra i 38 mila e 100 mila pesos, somma che molti non hanno accettato ritenendola indegna.

Vengono dalla lunga delusione del "sogno" degli anni d'oro del grande salto dall'altra parte. Hanno prodotto milioni di dollari di cui le autorità finanziarie asseriscono di non avere registrazione, ma il movimento ha scoperto che c'era quel registro.

“Non vogliamo l’elemosina, è il nostro lavoro”

Fanno parte di quelli in basso. Ancora oggi patiscono le penurie che gli fecero intraprendere questa traversata diventata oggi di massa per le nuove generazioni. "Siamo andati a Los Pinos, alla Camera dei Deputati; nessuno ci considera", dice don Marcial. "Non chiediamo l'elemosina, è il nostro lavoro". Don Abel protesta: "È già tanto se il governo ci tratta come pecore". Il professor Felipe invita a "riprendere quello che ci spetta ai banditi che si stanno rubando la patria". E don Pedro dice "risentiamo ancora delle stangate". Come dice un collega di Narconews, quella dei braceros è "una ferita ancora aperta".

Dopo aver ascoltato dati, testimonianze e sfoghi, il subcomandante Marcos ha rivolto loro le seguenti parole: "La vostra lotta è arrivata fino a noi. Vi abbiamo visti nascere e come avete lottato ed è giunto il giorno in cui siamo qui con voi e possiamo dirvi: compagni e compagne, l'EZLN è con la vostra lotta. Vediamo che la maggioranza di voi ha già una certa età, e vogliamo dirvi che là nelle nostre terre, la gente anziana è la più preziosa, quella che ci guida. Ascoltiamo sempre con attenzione la loro parola perché hanno maggiore esperienza, saggezza e conoscenza delle leggi della terra.

12 anni fa ci siamo ribellati in armi contro il governo supremo perché quando un indigeno passava per strada era come se passasse un cane, nessuno lo guardava. Era toccato a me andare con la colonna guerrigliera che prese San Cristóbal de Las Casas. Dovevano scendere in combattimento solo gli uomini e le donne che si erano preparati per questo. Quando stavamo per uscire, si presentarono gli ufficiali a dirmi che c'era un anziano che voleva andare in combattimento e non ne voleva sapere di restarne fuori. Mi mandarono a convincerlo. Nella sua lingua, cercavo di spiegare al compagno che ci sarebbe stata guerra, combattimento e che non poteva combattere nelle sue condizioni. Lui usava un bastone per camminare perché era già molto vecchio e solo con difficoltà poteva mettersi in piede. Egli mi disse: 'Dammi un'arma, con quella posso camminare. Oramai mi resta poco tempo da vivere e sento che se non partecipo a questa lotta, che cosa racconto ai miei morti, ai miei antenati quando li troverò là dall'altra parte. Sento che se arrivo da loro a mani vuote, allora protesteranno. A me non preoccupano i miei figli, i miei nipoti, i miei bisnipoti; quello che mi preoccupa sono i miei genitori ed i miei nonni perché loro hanno lottato ed anche io sento il dovere di farlo'. Gli demmo un fucile al quale si appoggiò come fosse un bastone per attaccare San Cristóbal, ed insieme a lui neutralizzammo la polizia ed occupammo la città".

Il delegato Zero ricorda poi il dialogo, "questa storia che conoscete bene, dove il governo promise una soluzione e non rispettò la parola. Ancora una volta cercammo il modo di proseguire la nostra lotta, di non arrenderci. Questo compagno oramai anziano, alla fine morì e l'ultima cosa che riuscì a dirci fu: ‘Non arrendetevi, non vendetevi, non fatevi ingannare'. E noi ci sentiamo in dovere verso questo compagno che ci lasciava in eredità non un terreno, né una somma di denaro. Ci lasciava il dovere di lottare. Ed io vengo a portare questo messaggio agli anziani dell'ANB. Non arrendetevi, non vendetevi, non fatevi ingannare.

Voi e la vostra lotta siete molto importanti per noi. È un orgoglio ed è un onore poter dire alla gente che vi abbiamo come compagni. Il vostro volto collettivo è l'ANB, e la vostra lotta è conosciuta e rispettata. Vogliamo dirvi che se proseguirete nella vostra lotta noi saremo con voi".

Il delegato zapatista riferisce di aver incontrato uomini e donne anziani che gli dicono: "senti, sub, in questo sistema a noi ci trattano come se fossimo ormai carta da pacchi usata, un mobile che non serve più, e ci mettono lì in un angolo aspettando di vedere se ci mangia un animale o se ci fa fuori il freddo; siamo lì esclusi, siamo di disturbo. Noi non siamo nati vecchi. Abbiamo lavorato duramente ed abbiamo generato ricchezza ma quando non serviamo più ci mettono da parte, ci vogliono ammazzare".

Ed ora, aggiunge, "per vostra voce e nella vostra indignazione conosciamo questa storia. Sappiamo bene che avete dovuto lavorare in condizioni di pericolo. Perché c’era una guerra, la guerra mondiale. Ed inoltre, come avete spiegato, avete dovuto sopportare il maltrattamento dei capoccia stranieri che, in fin dei conti, vi disprezzavano perché abbiamo un altro colore, un'altra lingua, come accade a noi indigeni nel nostro paese".

Tutto questo lavoro, i raccolti che avete seminato, le ferrovie che avete messo in funzione, hanno generato ricchezza, "ma quello che pagavano era solo una piccola parte. E toglievano anche questa, secondo loro per risparmiare, e come dimostrano qui con le loro parole, lo mandavano al governo affinché lo
custodisse. Il governo. Quando un governo è mai cambiato, perché il governo è lo stesso di sempre, non importa di che colore sia. Ruba e se la spassa ed ora va dicendo che il denaro si è perso, ma esistono le prove che il denaro è stato mandato. Ci sono le carte che provano che il denaro tolto ai vostri genitori, mariti, è entrato in banca. Ed il governo adesso sta facendo lo scaricabarile
".

Continua: "Al governo non quadra se voi vi organizziate e chiediate un vostro diritto. Siccome sta in alto, non lo capisce; se guardasse in basso, allora sì capirebbe che cosa è il dolore e soprattutto capirebbe quello che non ha: la dignità. La dignità è il rispetto per se stessi. E quella gente lassù in alto non ha rispetto per se stessa. Per questo i gringos fanno quello che vogliono. E adesso che i poveri si ribellano ed esigono i loro diritti, il governo dice: 'tu devi startene in un angolo, a vendere gomme da masticare, e mentre lascio che passi il tempo, e che alla fine diventi vecchio, aspetto che tu muoia'. Così come stanno aspettando che gli indigeni spariscano, che ci pentiamo del colore che abbiamo, della lingua, della cultura".

Secondo il governo, "non c'è denaro; né soluzione. Quanto guadagnano i figli di Marta Sahagún? Sono lì i soldi che vi hanno rubato. E sono nelle campagne politiche dei partiti. Sì i soldi ci sono ma li tengono loro".

Marcos riferisce di aver sentito queste proteste dovunque. "Perché vogliamo questo governo? Perché vogliamo questo sistema? E noi lo stiamo mantenendo. Ci dicono che fanno le leggi. Voi sapete che queste leggi sono per togliere le terre al contadino, perché l'operaio non abbia diritti, lo studente non abbia buone scuole e gli insegnanti obbediscano e non lottino per i loro diritti. Voi avete trascorso molto tempo in queste terre, sotto questi cieli e sapete bene che cosa è una lotta, e sapete che non è facile. Vogliamo una lotta nazionale, pacifica, perché i ricchi ed i governi se ne vadano via".

Nel pomeriggio il delegato Zero si è riunito con il magistero democratico di Tlaxcala, dove ha ripetuto le sue critiche ai partiti politici, ai leader del terzo Dialogo Nazionale ed ai candidati presidenziali.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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