La Jornada – Lunedì 20 novembre 2006
Testimonia in Coahuila le stragi di operai dovute alla frenesia privatizzatrice
È giunta l’ora che smettiamo di mietere sconfitte” afferma Marcos

HERMANN BELLINGHAUSEN - Inviato

Monclova, Coah., 19 novembre - Anche qui è morta la Rivoluzione Messicana. In questa che una volta fu la città simbolo dell'industria dell'acciaio, l'altra campagna è stata accolta da lavoratori che hanno sperimentato gli effetti della frenesia privatizzatrice neoliberale. Dei 20 mila addetti che contava Alti Forni del Messico (AHMSA) quando era un'importante parastatale, ai 5 mila che ne restano ora che la controlla il magnate Alonso Ancira, socio di Raúl Salinas de Gortari, l'industria dà la misura della disoccupazione e l'abbandono del lavoro; cioè, la perdita delle conquiste operaie del periodo postrivoluzionario.

Con alla testa il subcomandante Marcos, l'altra campagna di Monclova ha sfilato da Cuatro Picos, di fronte alle installazioni di AHMSA, al centro della città, dove si è tenuto un meeting nel quale Raymundo Romo, ex lavoratore dell'industria, hadenunciato la corruzione dei dirigenti sindacali dei minatori-metallurgici (tanto quella del defenestrato nepotismo di Napoleón Gómez Urrutia, Napito, come quella debolmente imposta dal governo foxista) sempre ubbidienti alla voce del padrone per portarsi a casa una buona fetta. "Noi lavoratori dobbiamo essere in condizione di assumere il controllo della produzione", ha detto nella piazza, testimoniando le condizioni di lavoro deteriorate dei metallurgici. Questo, in un paese dove il sindacalismo ed il diritto di sciopero, vecchie conquiste postrivoluzionarie, sono viste oggi come un reato contro le leggi importanti, quelle del mercato.

Il subcomandante Marcos si è rivolto sabato a centinaia di persone, in maggioranza giovani, nella piazza Nueva Tlaxcala de Saltillo, di fronte al palazzo di governo: "È giunta l'ora che smettiamo di mietere sconfitte. È giunta la loro ora, tocca perdere a quelli che stanno in alto. Dobbiamo imparare a vincere per noi stessi, non perché arrivi un altro al potere, non perché un altro si arricchisca, ma perché tutti uguali possiamo vivere in un Messico giusto e degno, un'altra patria, l'unica che è possibile creare, quella del basso, quella della sinistra". Questo, dopo aver guidato una marcia di centinaia di persone per le strade della capitale. "Abbiamo scoperto che in Coahuila non governa Moreira; qui comandano il latte Lala, l'industria Peñoles e Aguas de Barcelona", ha dichiarato.

"Vorremmo sapere se quello che dice quello che sta qui sopra alla mia destra, il prezioso governatore del nord della Repubblica, Humberto Moreira, è vero: che tutto va bene, che c'è molto aiuto e la gente vive felice. Abbiamo visto che ci sono sì grandi progetti, molto aiuto, ma per i grandi industriali. Nello strano mondo di Moreira quelli del basso non esistono se non per umiliarli, disprezzarli e reprimerli", ha aggiunto a Saltillo.

Ricordando la primo tappa coahuilense del suo viaggio, nella Comarca Lagunare, Marcos ha sottolineato: "Questo signore ha dedicato il suo tempo, il suo sforzo ed il denaro a promuoversi come se fosse un prodotto che non serve a niente, come la maggioranza della classe politica messicana. Loro pensano di poter piegare quelli del basso con gli inganni, ma quando questi che mi ascoltano guardano la loro tavola scoprono che ogni volta c'è sempre meno da mangiare ed aumenta sempre di più il prezzo dell'acqua potabile ed i trasporti".

A Saltillo i manifestanti erano in maggioranza giovani, molti di loro punk, tanto eterodossi da regalare al delegato Zero un tradizionale e colorito sarape. Il capo ribelle ha aggiunto: "Pensano di piegarvi, e non sanno che ogni estoperol, ogni piercing, ogni tatuaggio, ogni centimetro di nero dei vostri abiti è un conto che pagheranno chi vi criminalizza e perseguita. Perché arriverà quel giorno, come è arrivato per i popoli indios del Chiapas".

A Monclova ha sottolineato un innovativo gruppo: quello dei giovani pattinatori che chiedono libertà e spazi per esercitare il loro meticoloso sport. Vittime favorite dell'inseguimento poliziesco (prigione compresa), hanno dichiarato: "Pattinare non è un crimine". Anche qui, il leader trailero Luis Gagliardo ha affermato che sono i lavoratori a muovere l'economia dell'entità.

(tradotto dal Comitato Chiapas "Maribel" - Bergamo)

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